**Notte Rossa Di Plenilunio** [Ranma]

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  1. Babirox25
     
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    Spero di essere stata celere nell’aggiornare uno dei capitoli chiave della mia storia, e come promesso vi garantisco tutto un turbinio di emozioni che mi auguro vi sconvolgerà come lo ha fatto a me nel rileggere questo mio lavoro (diciamo che amo questo capitolo in modo particolare!! ^_^)



    CONSIGLIO: Per enfatizzare di più questo capitolo vi consiglio di sentire la canzone dei GOO GOO DOLLS IRIS da dopo questo simbolo {******} fino alla fine del cappy.L’effetto è garantito!!!!

    Beh un enorme grazie va a Mozzi84, la beta-reader della storia, a Robby, kikka e Mary a cui dedico questo capitolo con tutta la mia stima e la mia gratitudine!!! Viamo !!! ^_^

    Buona lettura



    Capitolo 10

    AMORE E ISTINTO

    II PARTE

    La Lotta




    Quella notte il buio si impadronì della volta celeste, la luna mostrò alla terra la sua faccia oscura, attorniata da un inquietante cerchio luminoso.
    Il cielo aveva come unica fonte di luce il bagliore intermittente di poche stelle.
    Una notte cupa… una notte senza luna… una notte di novilunio!!

    Casa Tendo sembrava essere disabitata, un velo tenebroso scese su di essa dandole un aspetto sinistro insieme ad una nebbiolina biancastra.
    Il vento gelido smosse l’acqua del laghetto in giardino provocando delle increspature. Un paio di carpe saltarono, rituffandosi del loro regno acquatico.
    Nell’atmosfera aleggiava qualcosa di tetro.

    Da una delle finestre del piano superiore della casa si poteva scorgere una figura esile e minuta.
    Akane era immobile davanti ad una porta, che in quel momento le parve enorme, come la porta degli inferi. Dietro di essa c’era Ranma, sedato e incatenato, inconsapevolmente pronto ad accogliere la sua preda.
    Una vena di panico tradì il suo bel volto deciso, facendolo contrarre in una smorfia.
    *Ranma* chiuse gli occhi * Ce la farò Ranma, riuscirò a liberarti e a salvarti… da te stesso*

    Un tetro scricchiolio la fece sussultare.
    Ranma si stava lentamente svegliando e a breve la trasformazione sarebbe avvenuta.
    Potè sentire il sangue pulsarle alle tempie, correre veloce per tutto il corpo facendolo fremere.
    Posò la mano sulla porta scorrevole, la quale, scivolando tra le fessure di legno, lasciò il passo alla giovane che entrò richiudendosela alle spalle. Una spessa trave di legno andò a sbarrare la porta *Speriamo che tenga * .

    Si girò, la stanza era buia. In un primo momento non riuscì a definire i contorni di ciò che la circondava, si sentiva solo il respiro pesante del ragazzo ancora semi addormentato.
    Avanzò di qualche passò, i cigolii delle assi di legno del pavimento la innervosirono. Strinse gli occhi che, a poco a poco, cominciavano ad abituarsi al buio permettendo ad Akane di distinguere le sagome dei mobili della camera, aiutata dalla soffusa luce di un lampione lontano, che filtrava tra i tendaggi della finestra.
    Al lato opposto scorse la sagome di Ranma sul futon. I suoi respiri iniziarono a divenire più rochi e il suo corpo cominciò ad accrescersi.
    Un rumore di corde stracciate non fece presagire nulla di buono ed Akane imprecò tra i denti.
    Un lamento più arrochito echeggiò nella stanza, risvegliando la belva.
    Deglutì e molto lentamente iniziò ad avvicinarsi fissando il giovane. “Ranma… Ranma??” sussurrò con un filo di voce.

    Il ragazzo si alzò di botto, facendo quasi perdere l’equilibrio alla giovane e trinciando del tutto la corda ormai sfilacciata.
    Un acuto ululato uscì dalle sue corde vocali.
    Ranma fu pervaso da spasmi violenti, poi si bloccò.
    La metamorfosi si era realizzata di nuovo.

    Ora davanti a lei non c’era più il solito Ranma, quel ragazzo arrogante e premuroso che la prendeva in giro. No, non stanotte!!
    Stanotte avrebbe dovuto combattere contro la sua ira e la sua brutalità che, un po’ per timidezza un po’ per buon cuore, erano stati sopiti nel suo essere, ma che ora, davanti agli occhi di Akane, si prendevano la loro rivalsa.
    La trasformazione non si era compiuta del tutto, Obaba ci aveva visto giusto sull’effetto delle fasi lunari.
    Il corpo di Ranma era aumentato divenendo quasi il doppio di quello di Akane. Il pettorale gli si gonfiò, le spalle gli si curvarono lacerando gli ultimi brandelli dei suoi vestiti, gli artigli erano più corti e meno affilati, cosi come i denti… non c’erano zanne nella sua bocca, solo i due canini superiori si allungarono di qualche centimetro. La peluria non era cresciuta su tutto il corpo, ma solo sul torace. Il muso non si allungò, ma mantenne le fattezze umane. Sulla faccia si poteva scorgere un principio di barba mal tagliata, che partiva dalle basette fino al mento.
    Ma ciò che colpì Akane tanto da farla rabbrividire furono gli occhi!!
    Erano delle fessure minacciose dove al centro spiccavano due iridi scarlatte, il suo sguardo non tradiva alcuna pietà umana, solo una feroce voglia di sprigionare i più ancestrali istinti animali.

    Akane deglutì di nuovo,ma si impose la calma. Non era quello il momento di tirarsi indietro!
    Si mise in posizione d’attacco e puntò i piedi saldamente a terra.
    “Sono qui, Ranma” urlò aumentando la sua aura e confermandola sua presenza all’avversario.
    La bestia la fissò minaccioso socchiudendo gli occhi.
    “Fatti sotto” gridò Akane. Stava per attaccare, ma….

    Fu un lampo!!
    Ranma diede una testata in pieno stomaco ad Akane mandandola a sbattere contro la trave che sbarrava la porta, sfondandola.
    Si sentì quasi mancare il respiro all’impatto violento contro la sua schiena.
    Un leggero crack le arrivò alle orecchie, si alzò sulle ginocchia con i palmi rivolti verso terra boccheggiando *Devo... devo resistere. Maledizione è più forte di quanto pensassi*

    Cercò di alzarsi, ma una fitta le fece contrarre il quadricipite. Strinse i denti e tentennando si rimise in posizione sfidandolo con lo sguardo. Si asciugò un angolo della bocca.
    “Credi che basti un semplice colpetto a fermarmi??? Ci vuole ben altro!” disse tirando fuori tutto il coraggio che aveva “Non mi arrendo!!”
    Questa volta fu lei ad attaccare.
    Corse, dandosi lo slancio con il piede sinistro. Cercò di assestare un calcio al collo di Ranma in modo da intontirlo, ma lui fu più lesto.
    Le bloccò la caviglia con la sua grande mano senza troppa difficoltà, ruotò su se stesso facendola urtare contro l’armadio, sfasciando le ante.
    Ad Akane si appannò la vista dal dolore, la spalla le doleva terribilmente.
    Anche se quella notte la forza di Ranma si sarebbe dovuta attenuare, la sua potenza era al limite del pensare umano.
    Si alzò ancora aiutandosi con la parete alle sue spalle. Stava per riprendere faticosamente l’equilibrio quando Ranma si avventò su di lei.

    Per miracolo Akane si scostò all’ultimo secondo e profonde artigliate segnarono il muro.
    Si girò di scatto e attaccò chiamando a se tutte le sue forze.
    Provò a coglierlo di sorpresa con un pugno in pieno petto e vi riuscì.
    Ranma iniziò a barcollare scuotendo la testa.
    Approfittandone Akane gli infierì una serie di pugni nello stesso punto imitando la tecnica delle castagne e, con un gancio destro, lo compì in faccia.

    Latrati lancinanti arrivarono alle sue orecchie *Perdonami Ranma* chiuse gli occhi e, decisa, chiuse la mano e tirò l’ennesimo colpo, ma stavolta Ranma, molto alterato, non si fece trovare impreparato.

    Con un calcio molto sgraziato e potente la fece andare a sbattere contro il pavimento.
    Il parquet all’impatto con il corpo di Akane si ruppe sotto il suo peso.
    Delle schegge la ferirono su tutto il corpo, mentre un rivolo di sangue le scese all’altezza della fronte.
    Ansimò vistosamente, sentiva il petto dolerle. Notò che sulla sua mano sinistra c’era una profonda lesione, molto probabilmente si era ferita mentre si parava il volto.
    Tentò di togliersi dei piccoli frammenti piantati nella mano grattandosi velocemente con le unghie, fu estremamente doloroso.
    Tentò di rialzarsi quando sentì la sua presenza.

    Si voltò di scatto sbarrando gli occhi. Ranma era sopra di lei che alzava la mano artigliata.
    Non face in tempo ad emettere alcun suono che un colpo secco sferzò l’aria e un bruciore lancinante si acuì alla spalla, stracciandole la pelle.
    Trattenne un urlo di disperazione. *Sono… sono in trappola*
    Di nuovo Ranma brandì la mano sporca del suo sangue e stavolta mirò minaccioso al petto.
    *Non posso arrendermi*
    Con la coda dell’occhio vide un’asse di legno spaccata con l’estremità appuntita e mentre la mano di Ranma scattava, Akane si spostò e con la forza della disperazione brandì l’arma.
    L’animale mancò il bersaglio, strappandole il ji già semi distrutto dagli attacchi precedenti.
    Partì di nuovo all’attacco, ma Akane si difese con il paletto, colpendogli la mano assassina.
    Ranma ringhiò tenendosi la mano destra ferita che sanguinava copiosamente. Arretrò barcollante da Akane che nella confusione rotolò lontano da lui.

    Si alzò e solo in quel momento si rese conto di essere nuda davanti a Ranma.

    Si strinse le braccia al corpo e un velo di rossore pudico le infiammò il viso.
    Tremò come una foglia in balia di un forte vento.
    L’animale la fissò con uno sguardo mefistofelico, poggiandosi sulle zampe anteriori come nell’attimo prima di cogliere la sua preda.
    Ad Akane cedettero le gambe e si inginocchiò avvilita coprendosi il volto.

    Era stata sconfitta, non era stata capace di tenere a bada Ranma. Un moto di frustrazione la invase
    Avrebbe potuto fuggire via, rompere una finestra e gli altri sarebbero corsi da lei in pochi minuti, ma il suo orgoglio glielo impedì. Quel dannatissimo orgoglio la teneva bloccata in quella posizione di sottomissione, aspettando inerme il colpo di grazia.
    Avrebbe preferito morire lì, quella notte, per mano di Ranma, invece che ammettere di non essere stata all’altezza del suo compito, invece di accettare la realtà che forse si era sbagliata, che forse era stato solo un caso fortuito l’essere stata risparmiata la prima volta.

    “Scusami Ranma. Scusami!Scusami!” Continuò a ripetere con voce mesta strozzata dalle lacrime.
    Abbassò il capo e con le braccia si fasciò il seno nell’attesa che Ranma attaccasse.

    …ma…


    *************************

    Lui esitò!! Ranma esitò. Era davanti a lei, tremante e in conflitto con se stesso, la voce di Akane gli sortì uno strano effetto nel profondo della sua anima.
    Emise un intenso latrato, ma non era un urlo famelico. Era un ululato di disperazione, di rabbia.


    And I'd give up forever to touch you
    'Cause I know that you feel me somehow
    You're the closest to heaven that I'll ever be


    (E ho rinunciato per sempre a toccarti
    perchè so che tu mi senti in qualche modo
    tu sei più vicina al paradiso di quel che io sia mai stato )




    Akane alzò gli occhi incredula, poteva sentire la sua aura bruciargli intorno per l’ira. *Ma…*

    L’animale le diede le spalle, furente e pieno di collera contro se stesso e la sua natura.
    Corse verso la finestra. Stava scappando via da quella casa, stava scappando da lei.

    Fu in quel momento che un brivido scosse tutta la schiena di Akane.
    Sgranò gli occhi al pavimento.
    *Sono… sono una baka!!!*
    Aveva calunniato in modo crudo Ukyo e Shan-pu perché consideravano Ranma solo il premio di una stupida disputa tra ragazze. Le aveva criticate dicendo che il loro non era vero amore, ma solo un insulso capriccio adolescenziale di avere Ranma tutto per loro solo per farlo vedere a tutti.
    e ora…
    Lei si stava comportando allo stesso modo. Stava mettendo il suo ego, il suo orgoglio davanti al suo amore per Ranma. Si, “amore!!”
    La sola parola le pugnalò il cuore facendolo sanguinare, facendolo vivere come mai aveva vissuto, aprendole una consapevolezza che per tanto tempo aveva tentato di negare. Lei lo amava!

    Ma adesso lei lo stava lasciando andare solo per paura che le persone le puntassero il dito contro dicendole che era meglio si faceva da parte.
    Piccole stille le riempirono gli occhi accompagnate da un profondo senso di frustrazione e di rimorso che le attanagliò il respiro.
    Ranma, anche se maledetto, stava provando il tutto per tutto pur di proteggerla. Stava lottando contro la bestia che c’era in lui e lei invece era lì, immobile, e si sentiva solamente una sciocca.

    Scosse la testa increspando il viso in un moto di sdegno cercando di riprendere il controllo.
    NO!! Lei non era così. Non poteva essere così, lei era diversa, non era come loro. Loro non potevano capire. Non avrebbe mai capito.
    Lei amava Ranma, lo amava con tutte le sue forze e avrebbe fatto di tutto pur di salvarlo.
    *Ranma non mi avrebbe lasciata sola, non mi avrebbe abbandonato*
    “Ranma!!” Esclamò alzando la testa come se fosse uscita da un profondo letargo che le aveva spossato l’anima. Ora tutto le era dannatamente chiaro, sapeva cosa fare.
    Akane alzò lo sguardo decisa.
    Lui stava correndo via. Stava fuggendo e lei non doveva permetterlo.
    Frantumando una di quelle finestre uno dei sigilli si sarebbe bruciato e tutti sarebbero corsi li in massa. No, nessuno doveva venire in suo aiuto. Nessuno al mondo stavolta si sarebbe intromesso.
    Stavolta si sarebbe tolta la maschera e avrebbe mostrato la vera Akane, l’Akane determinata, l’Akane innamorata.

    Quella faccenda doveva risolverla da sola, con lui. Insieme!!

    “RANMAA!!”
    Si alzò correndo con tutte le forze che le rimanevano in corpo. Corse pregando di fare la cosa giusta seguendo il suo istinto.



    And I don't want the world to see me
    'Cause I don't think that they'd understand
    When everything's made to be broken
    I just want you to know who I am


    (e io non voglio che il mondo mi veda
    perchè non penso che la gente capirebbe
    quando tutto è stato fatto per essere distrutto
    io voglio solo che tu sappia chi sono)




    In un tentativo disperato saltò addosso alla schiena di Ranma, aggrappandosi alle sue spalle.
    La bestia si bloccò tentando di staccarsela di dosso scuotendo le spalle, come ad allontanarla da lui per salvarla, per proteggerla da lui, ma non vi riuscì, allora rabbioso cominciò a urlare e a dimenarsi come un animale impazzito, ma Akane si strinse ancora di più a lui.
    *Non ti lascerò andare via. Tu avresti fatto lo stesso per me* Si aggrappò a questo pensiero come un naufrago si stringeva ad un salvagente durante una furiosa tempesta. Speranza! Semplice, pura e fragile speranza.
    Con furia bestiale Ranma cominciò a sbattere la schiena contro il muro volendosela scrollare di dosso.
    Ad ogni impatto Akane sentiva il dolore stracciarle l’anima, percepiva la sua pelle lacerarsi per gli urti violenti. Strizzò gli occhi cercando di non perdere la presa *Non fa male, non fa male* cercò di pensare annebbiata dalla sofferenza. Doveva resistere per i Kami.
    Ranma continuò mettendoci ancora più forza, ma Akane si agganciò a lui ancora di più boccheggiando vistosamente.

    D’improvviso Ranma iniziò a mettere meno forza nei colpi allungando gli intervalli fra uno e l’altro.
    *Forse, forse si è calmato* si sentì sollevata a quel pensiero e fu allora che Akane, stanca e spossata, allentò la presa solo per un momento e fu in quell’attimo che Ranma ne approfittò.
    Si girò di scatto prendendola per le spalle, cogliendola di sorpresa, intrappolandola.
    I suoi artigli le si conficcarono nelle carni. Un violento bruciore invase il corpo straziato di Akane che non riuscì neanche ad urlare tanto fu repentina la reazione di Ranma.
    Si maledisse mentalmente.
    Ranma aprì la bocca mettendo in mostra i canini appuntiti, un ringhio vorace e grave ne uscì.
    Akane chiuse gli occhi arrendendosi al suo destino, già sentiva il fiato di Ranma sul collo, delizia ottima per affondarne le fauci.
    Si avvicinò ancora di più.
    Una goccia di sudore scese dalla fronte della ragazza.
    *E’ la fine.* pensò disperata.


    Ma non avvenne quello che temette!!


    La bocca di Ranma era premuta violentemente contro la sua in un bacio violento ed intenso che lasciò Akane totalmente basita.
    Sentì il sapore della sua pelle sulle sua labbra vacillanti. Gli artigli fuoriuscirono dalle sue spalle ma la presa era ancora ben salda e forte.
    Ranma… Ranma la stava baciando!!

    Il cuore di Akane sobbalzò mentre una strana sensazione di calore la invase. Gli occhi sbarrati tremarono. In pochi attimi, la stanchezza, il dolore, la frustrazione sparirono.
    Troppo sbalordita per pensare coerentemente, Akane seguì l’istinto senza sapere il perché.
    Chiuse gli occhi e alzò le braccia doloranti sul suo collo.
    Rispose al bacio!!



    And all I can taste is this moment
    And all I can breathe is your life
    'Cause sooner or later it's over
    I just don't want to miss you tonight


    (E tutto quello che posso assaporare è questo momento
    e tutto ciò che posso respirare è la tua vita
    perchè presto o tardi è finita
    e io non voglio perderti questa notte)





    Aprì le sue labbra carnose per accogliere la lingua di lui, calda e umida, che cominciò a danzare furiosamente con la sua.
    Avvertì tutta la disperazione e la passione insita in quel bacio, unendosi alle sensazioni che già la divoravano.
    La testa le iniziò a vorticarle freneticamente.

    Ranma le afferrò le cosce lisce e tornite e con un lieve balzò la ancorò a sé. Akane accolse il nerboruto busto di Ranma tra le sue gambe flessuose come quelle di una cerbiatta.
    Le loro labbra si volevano desiderandosi ardentemente.

    Un bacio d’istinto… dal sapore selvatico.

    Ranma l’attirò ancora di più a sé, spingendola verso il muro.
    Akane sentì qualcosa di duro premere contro di lei. Si intimorì.
    Era spaventata, ma dannatamente eccitata. Avvertì tra le gambe le sue calde labbra pulsare intensamente.
    Insinuò le sue dita affusolate tra i capelli arruffati di Ranma, intrecciandole dietro la nuca.

    Lui lambì i suoi seni turgidi, la sua pelle rovente. La voleva, la desiderava.
    Akane avvertì le sue grandi mani bramarla come mai aveva potuto sperare. Si avvinghiò ancora di più a lui e il pungente contatto con la sua “barba” la inebriò.
    La strinse in una morsa prorompente facendola quasi male. Akane percepì il cuore martellarle furiosamente, quasi andasse in sincronia al battito accelerato che batteva nel petto villoso di Ranma.

    Le loro bocche si cercavano furiosamente, sembravano fatte apposta per essere unite. Gli incavi delle loro labbra gonfie aderivano alla perfezione l’uno all’altro.

    Ranma afferrò con irruenza le mani di Akane e gliele portò sopra le testa contro il muro dove rivoli di sangue scivolarono sulle loro braccia alzate.
    I loro corpi aderirono ancora di più.

    Ranma le prese il labbro inferiore e glielo addentò. Uno dei due canini le aprì una piccola ferita e Ranma bevve il liquido caldo che ne fuori uscì.
    D’impeto Akane fece lo stesso, morse forte l’interno del labbro del ragazzo stringendo i denti fino a dolerle, e raccolse tra le sue labbra polpose il contenuto vermiglio.

    Un bacio amaranto… imbrattato di sangue!!

    Il cerchio di luce argentea intorno alla luna nuova brillò intensamente.
    Due gocce di sangue caddero in sincrono, ma nessuno dei due vi badò. Una scivolò lungo le loro braccia, mentre l’altra fuoriuscì dalle loro bocche solcando i loro menti. Scesero insieme illuminandosi di una luce purpurea, che si spense prima di toccare il pavimento consapevoli che quella notte qualcosa di molto profondo era stato sigillato, ma questo ancora non vi è dato sapere.

    Il cuore le batteva in petto fremente come non mai. Mille emozioni divagavano in lei come uno tsunami, ma Akane sapeva che era sbagliato. Sapeva che ciò che stava facendo non era giusto, che forse Ranma non si sarebbe nemmeno ricordato di quella notte, la notte del loro il loro primo vero bacio, che forse stava seguendo solo il suo istinto animalesco e il solo pensiero le tolse il respiro facendole aprire gli occhi che di colpo si riempirono di lacrime, sentendo nell’aria l’odore penetrante del sangue.



    And you can't fight the tears that ain't coming
    Or the moment of truth in your lies
    When everything feels like the movies
    Yeah you bleed just to know you're alive



    (e tu non puoi combattere le lacrime che non stanno per arrivare
    o il momento della verità nelle tue bugie
    quando tutto sembra come nei film
    si tu sanguini solo per capire che ancora sei vivo)





    Doveva staccarsi da lui. Si stava facendo del male. Gli stava facendo del male, maledizione!
    Ma non ci riusciva, il sapore speziato della sua bocca la inebriava tanto da farle perdere i sensi.
    Gocce diafane le rigarono il volto impiastricciato di sangue.
    Doveva smettere, doveva sapere ciò che rappresentava quel momento. Se solo puro istinto carnale o qualcosa di più.
    Con furia e disperazione allontanò il volto di Ranma dal suo, facendo pressione sulle sue tempie, deglutì facendosi coraggio e lo fissò.
    E ciò che vide in quel momento la frastornò più di qualunque altro cataclisma, maremoto o sventura di questo mondo.
    Quegli occhi!!!Quei magnifici occhi!!

    Tra quelle fessure di color scarlatto Akane scorse un bagliore di blu cobalto. Quella luce profonda come l’oceano che più volte le aveva fatto battere il cuore. Fu come perdersi, fu come naufragare in quel sublime mare in tempesta che la fissava con quella intensità che le fece scoppiare il cuore.
    Lo sguardo le si addolcì nel vedere piccole stille rimaste intrappolate nelle ciglia tremanti del ragazzo.
    Sfiorò con una mano tremante la sua guancia irsuta “Ranma” sussurrò tremante e singhiozzante.

    Il ragazzo, intontito, coprì la mano di Akane con la sua, enorme e pelosa, mentre con l’altra le accarezzò le gote fino ad arrivare alla bocca dove in un angolo spiccava una goccia di sangue ferma
    Vi posò due dita catturando quella goccia e guardandola intensamente.
    Tornò a fissarla, mosse le labbra boccheggiando suoni sconnessi e strozzati, stizzito deglutì e con un respiro profondo parlò “Mi… m-i d-dis-pia-c-ce!!” la sua voce era ancora roca e cavernosa, ma il tono era impacciato come un bimbo che parlava per la prima volta.
    Akane pianse emozionata, mordendosi l’interno della guancia.
    Ranma la prese delicatamente dietro il collo e la baciò a fior di labbra. Un bacio dolce dal gusto salato.


    I just want you to know who I am


    (io voglio solo che tu sappia chi sono)




    Un raggio di sole filtrò dalla finestre della camera. *L’alba*
    La notte era passata!!! Il semicerchio arancione iniziò la sua ascesa, dando luce all’ombra.
    Il cielo si schiarì di un azzurrino zaffiro.
    Ranma iniziò a barcollare colto da brividi. La maledizione stava facendo il suo decorso.
    A poco a poco il suo corpo cominciò a ridursi mentre il suo manto si diradò.
    La bestia ookami stava facendo ritorno nella sua tana, tra le urla lancinanti del ragazzo.
    Akane mise i piedi a terra appena Ranma si staccò da lei allontanandosi di qualche passo, artigliandosi la testa con le mani.
    Allarmata si avvicinò prendendolo per un braccio e mettendosi davanti a lui.
    “Ranma?? Ranma rispondimi! Ranma stai bene?” urlò stringendogli le spalle.
    Il ragazzo si bloccò, fissandola intensamente con gli occhi spalancati.

    “Ti amo!” sussurrò. Un piccolo sorriso si increspò sul suo volto di nuovo fanciullesco prima chiudere gli occhi e perdere i sensi.
    Ranma cadde svenuto addosso ad Akane che, affaticata sia fisicamente che mentalmente da quella notte, non riuscì a tenere il peso di entrambi.

    Un tonfo sordo si diffuse nella stanza.

    Akane rimase immobile, mentre giaceva a braccia aperte sul pavimento, nuda con addosso un Ranma addormentato anch’egli nudo.
    Aveva gli occhi sgranati rivolti al soffitto, lo sguardo distante. Nella sua mente le ultime parole di Ranma.
    *Ti amo… Ti amo… Ti amo*
    Girò la testa verso sinistra vedendo che le loro mani, solcate da profonde lesioni, erano unite.
    I loro palmi congiunti racchiudevano il sangue delle ferite.
    I polpastrelli si sfioravano, formando un incatenante intreccio tra le loro dite sporche di sangue.
    Il suo sangue, il sangue di Ranma… Il LORO sangue.

    Stanca e spossata Akane non ebbe più la forza di pensare e finalmente chiuse gli occhi cadendo in un sonno profondo coccolandosi ancora un pò tra il calore di Ranma e quello del primo albore.

    CONTINUA


    COMMENTATE!!

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:37
     
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  2. Babirox25
     
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    Capitolo 11

    AMORE E ISTINTO

    III PARTE


    IL RISVEGLIO

    L’alba era passata da poco,le sfumature rosse e arancioni, avevano lasciato il posto al color giallo sfolgorante dei tiepidi raggi solari, che si stagliavano nel cielo azzurrino.
    La rugiada su alcune foglie brillò per dissolversi gradualmente in vapore acqueo.
    Una farfalla dalle ali dorate spiccò il volo da un candido fiore dai petali bianchi con sfumature porpora.
    Sulla base di un insegna di legno il sole rifletté la sua luce calda su alcuni fili di una ragnatela, impreziosendoli.
    Sull’insegna c’era scritto STUDIO MEDICO TOFU, SPECIALISTA IN MOXIBUSTIONE, AGOPUNTURA E ORTOPEDIA.
    Da una delle finestre si potevano scorgere dei ragazzi accampati in una sala d’aspetto. Alcuni stavano dormendo sui divani, un ragazzo con gli occhiali stava appisolato un una sedia.
    Solo uno con la bandana gialla con fantasie marroni era sveglio e sedeva a terra in un angolo della stanza, con la testa fra le braccia. I suoi occhi assonnati tradivano un attesa fremente.
    Avevano aspettato tutta la notte li, in quella casa. Avevano fatto dei turni in modo da evitare colpi di sonno improvvisi e collettivi.
    Ryoga si alzò dal freddo pavimento sentendosi le gambe indolenzite, fissò la finestra e respirò nervosamente.
    “E’ l’alba” disse a voce alta, si avvicinò al ragazzo con gli occhiali e lo spintonò “su sveglia... andiamo Mousse!!Esci dal mondo dei sogni”
    Mousse cadde dalla sedia ancora intontito, si massaggiò il fondoschiena dolorante “ Razza di maiale” disse a denti stretti.
    Mentre i due battibeccavano Shan-pu, Ukyo e Nabiki si alzarono dai loro giacigli di lenzuola sui divani strofinandosi gli occhi, ancora assonnate “Mmm…Cos’è tutto questo baccano?” chiese Nabiki infastidita.
    "Sono quei due dementi laggiù” mugugnò Ukyo camuffando un sonoro sbadiglio e rimettendosi le coperte addosso per riaddormentarsi di nuovo.
    “Ma come fanno ad essere già cosi a plim…” Shan-pu bloccò la frase, abbassando di scatto la testa e guardandosi il petto. Un enorme vena pulsante sulla fronte cominciò a crescere, segno evidente che era visibilmente alterata. Happosai stava dormendo come un bambino stretto al suo prosperoso seno e un filo di saliva spiccava dalle labbra semiaperte.
    “Vecchiaccio” urlò l’amazzone che con una potente gomitata sulla testa del vecchio, lo fece cadere a terra ridestandolo dai suoi sogni “Ma cosa?” disse frastornato ma non face in tempo a svegliarsi che le ragazze lo riempirono di calci “Maniaco!!” “Porco!!” “Non pelmettelti mai più!!”
    A loro si unì Mousse urlando il suo sdegno per aver toccato la sua amata.
    Nella stanza entrarono Kasumi, Obaba e un Tofu molto imbambolato con del the. La vecchia alzò il sopracciglio esasperata sentendo tra le urla di quei giovani il nome del suo amico di gioventù.
    “Ben svegliata Cologne” Happosai le era di fianco sfoggiando un sorriso che gli stese le rughe.
    Obaba rise divertita alzando gli occhi al cielo. Quei pazzi nella foga non si erano accorti che Happosai era sgattaiolato fuori dalla loro visuale, e Shan-pu, Ukyo e Nabiki davano calci a Mousse che tentava di strangolare con una delle sue catene un Ryoga visibilmente furente.
    “Adesso Basta” Obaba alzò il tono di voce e notò con piacere che tutti si fermarono a fissarla mandando delle occhiate minacciosa verso il vecchiaccio al suo fianco che se la rise di gusto.
    Ryoga liberatosi dalla stretta di Mousse e dopo avergli assestato un pugno sopra la testa, si avvicinò all’anziana con sguardo fremente.
    “Allora vecchia? Parla!”
    Obaba fingendo di non aver ascoltato quel tono impertinente nella voce del ragazzo balzò sul tavolo ed estrasse un foglio di carta immacolata, il sigillo!!
    “E’ intatto!!” disse alzandolo sotto gli occhi di tutti
    "Akane ce l’ha fatta!” Disse Nabiki con un sorriso divertito, scoccando un occhiata di complicità con Kasumi.
    Soun e Genma-panda urlarono dalla contentezza sbucando da chissà dove abbracciandosi e ballando come ubriachi. “La mia bambina…la mia bambina!che i Kami siano lodati!” “Boo-Boo…felicità”
    “Su! Che aspettate andiamo” disse Ryoga impaziente, non prestando attenzione alla scenetta assurda “Aspetta maiale, potresti perderti” gli urlò beffardo Mousse beccandosi un pugno in faccia.
    In pochi minuti un gruppo di persone usci di corsa dallo studio del dottor Tofu dirigendosi verso il Tendo Dojo.


    Kasumi frugò nella sua borsetta per prendere le chiavi di casa e preso il mazzettino metallico aprì il grande portone di ingresso.
    Subito si fiondarono dentro Shan-pu Ukyo e Ryoga, correndo verso l’entrata.
    “FERMATEVI!!” urlò Nabiki a braccia conserte .
    I tre ragazzi si fermarono girandosi verso quella rompiscatole di Nabiki Tendo. Non furono avari di sguardi che andavano dall’impaziente all’assassino.
    “E tu cosa vuoi?” disse acida Shan-pu.
    Nabiki avanzò con lentezza scandendo bene ciò che aveva da dire.
    “Akane è nostra sorella e sta a me e Kasumi vederla per prime!”
    L’espressione di Ukyo si alterò “Ma cosa stai farneticando? Ranma è il mio fidanzato, e tocca a me vederlo”
    “Coosa??” disse Shan-pu indispettita “Lanma è il mio futuro malito e io mi devo plendele cula di lui”
    “Ma sentila la smorfiosetta, saresti capace di dargli un filtro d’amore per incastrarlo a sposarti” disse sprezzante la cuoca.
    Tra le due cominciò uno dei soliti battibecchi, i loro sguardi arrivarono a mezzo centimetro di distanza. Si poteva vedere scariche elettriche in quei volti combattenti.
    Nabiki sorrise furbamente “Dai Kasumi approfittiamo della loro litigata ed entriamo”
    “Nabiki!! ” la sorella maggiore la ammonì alzando l’indice e sollevando impercettibilmente un sopracciglio.
    La ragazza cacciò fuori la lingua divertita “Allora perché non provi tu a fermarle?” domandò canzonatoria Nabiki indicando con il dito le due furie.
    Quelle due pazze quando litigavano erano praticamente inavvicinabili e capaci di tutto.
    Ma con sommo stupore di Nabiki sua sorella Kasumi non cogliendo il sarcasmo della frase si avvicinò alle ragazze che vedendola smisero di litigare all’istante.
    Kasumi sorrise loro poi la sua espressione si fece malinconica.
    “Ascoltatemi. So che per voi Ranma è importante, ma Akane è mia sorella e solo i Kami sanno quanto sono stata in pena per lei. Ho passato tutta la notte a pregare per lei.
    Io credo che sia più lei ad aver bisogno di aiuto in questo momento. Vi chiedo se possiamo vederla noi per prime, il tempo di sistemare un po’. Se ci saranno problemi vi chiameremo subito.
    Fatelo anche per mio padre, sapete l’amore che lo lega ad Akane. Fidatevi di me!!”
    La dolcezza della voce materna di Kasumi calmò sia Ukyo che Shan-pu che abbassarono lo sguardo e fecero spazio alla ragazza che sorrise di nuovo di cuore.
    “Grazie” disse con voce melodiosa.
    Kasumi si avvicinò a Ryoga e gli mise una mano sulla spalla “A te dispiace Ryoga??”
    Il ragazzo arrossì e scosse la testa freneticamente. Come si poteva dire di no ad una persona cosi dolce??
    “Ranma e Akane sono fortunati ad avere amici come voi” Si voltò “Dottor Tofu la prego di aspettare in sala da pranzo il nostro ritorno,non appena avremmo finito la chiameremo per visitarli”
    Il dottor Tofu annuì con un espressione ebete sul volto “S-Si KA-Kasumi…”
    “Nabiki!!” Kasumi chiamò Nabiki che fu subito al suo fianco, scoccando un’espressione di soddisfazione e vittoria alle due ragazze che strinsero i denti cercando di rimanere calme.
    Le due sorelle si avviarono verso la porta di ingresso.
    Nabiki si votò verso Kasumi alzando due dita in segno di vittoria “Sei stata grande neechan”
    “Perché cosa ho fatto?” chiese angelicamente Kasumi.
    Forse ha calmato due pazze da manicomio uscendotene indenne??
    La secondogenita scosse la testa “ Lascia stare. Su andiamo!”

    Salirono le scale lentamente, la casa sembrava intatta per ora. I sigilli erano al loro posto cosi come tutto il resto.
    Le ragazze di guardarono intorno per controllare i danni.
    “A me sembra tutto in ordine” disse svogliata Nabiki, mentre Kasumi era pensierosa.
    Giunte all’ultimo gradino però lo scenario cambiò di colpo.
    Le due si accorsero che la porta della camera di Ranma era stata brutalmente sfondata, pezzi di legno di tutti i tipi era buttati a terra lungo tutto il corridoio.
    Kasumi si mise le mani all’altezza della bocca sentendo il sangue defluire dalla sua faccia pallida “Oh Kami-sama…”
    “Andiamo ” incalzò Nabiki.

    Corsero verso la stanza con il cuore in gola, percorrendo quei pochi metri con un ansia mostruosa e arrivate all’entrata, la scena che le si parò davanti fu sconcertante.
    Le due giovani rimasero bloccate e stupite da quella visione “Ma che diavolo?”
    Tutto era sottosopra.
    Le ante degli armadi erano sfondate, le mensole rotte. Sul pavimento predominava un grande e vistoso buco con intorno le assi di legno distrutte. Brandelli di vestiti erano disseminati per al camera, artigliate sulle pareti.
    Schizzi e chiazze di sangue sparsi dappertutto, sul pavimento, ma soprattutto sul muro vicino alla finestra, dove strisce di sangue rosso vivo era presenti sull’intonaco immacolato.
    Eppure nonostante il caos che regnava in quella stanza distrutta, due figura al centro di essa dormivano beatamente in una scena quasi eterea.
    Ranma e Akane erano distesi l’uno sull’altro, completamente nudi. Le loro gambe erano attorcigliate, le loro mani sporche di sangue erano intrecciante saldamente.
    Akane aveva il volto coperto dall’incavo del collo di Ranma che teneva premuta la sua bocca contro la nuca corvina della ragazza.
    I loro respiri erano regolari e profondi.
    Le due ragazze rimasero a guardarli per un po’, sbalordite da ciò che i loro occhi stavano vedendo e tentando di calmare la scarica di adrenalina nelle vene.
    Nabiki sorrise maliziosa mettendo le mani sui fianchi “Beh non si può certo dire che non si siano divertiti stanotte”
    “Nabiki!” la ammonì Kasumi ritrovando l’uso della parola “Non è carino quello che hai detto” disse toccandosi le guance lievemente imporporate “Certe cose sarebbe meglio farle dopo il matrimonio!”
    La ragazza sospirò con spalle cascanti, sua sorella era troppo bigotta per i suoi gusti.
    Riprendendo il controllo della situazione disse “Dai Kasumi spostiamo queste due furie. Se gli altri li vedessero in questa posizione credo che Ranma e Akane avrebbero seri guai al loro risveglio. Senza contare che se nostro caro paparino vede questa scena il nostro combina-guai come minimo rischia evirazione se non acconsente ad un matrimonio riparatore”
    “Certo” asserì Kasumi guardando con sguardo fiero sua sorella. In altre circostanze Nabiki non avrebbe esitato nel scattare fotografie dei due ragazzi da ogni angolo della camera per poi rivenderle al primo offerente sfruttando a suo vantaggio la situazione, avrebbe guadagnato montagne di yen.
    Ma stavolta era diverso. Aveva capito la drammaticità della situazione, quanto fosse importante non alimentare fuochi inutili, e per questo aveva messo da parte il suo fiuto affaristico. Di questo Kasumi ne era immensamente felice.
    “Hei non ti fare idee sbagliate!! Quando tutta questa storia sarà finita questi due avranno un grosso debito nei miei confronti, e saprò come farlo sfruttare” disse guardando sorridendo sua sorella maggiore che alzò gli occhi al cielo in segno di arresa.
    “Sei unica Nabiki” scherzò Kasumi raggiungendola dentro la camera


    Erano passate due ore da quando il dottor Tofu era salito sopra per visitare i due ragazzi. Con lui c’era anche Nabiki che lo assisteva come infermiera.
    Anche Obaba era stata interpellata nel preparare con delle erbe medicinali degli impacchi lenitivi.
    Nella sala da pranzo il silenzio era carico di tensione. Si sentiva solo i passi affrettati di Kasumi che saliva e scendeva dalle scale portando acqua calda e garze pulite a sua sorella.
    Un buon metodo per far lavorare Tofu senza Kasumi intorno.
    Di colpo Shan-pu sbatté i pugni sul tavolo. “Sono stufa di aspettale!! Il mio Lanma ha bisogno di me”
    Ukyo la sfidò “La vuoi finire di fare l’isterica. L’ultima cosa che il mio Ran-chan ha bisogno è delle tue cure asfissianti. Sei solo una gatta morta”
    Iniziarono di nuovo a litigare insultandosi a vicenda.
    Sulla fronte di Ryoga pulsava un vena. Stava perdendo quel poco di pazienza che aveva. Si alzò in piedi e si frappose alla due “Ma insomma la volete finire?? Vi sedete si o no??”
    Ryoga entrò nella discussione seguito da un Mosse che farneticava frasi del tipo “Non ti azzardare a parlare cosi alla mia Shan-pu maiale che non sei altro”
    Soun e Genma cercarono di calmarli ma fortunatamente l’arrivo di Dottor Tofu e Obaba smorzò gli animi.
    “Scusatemi se vi abbiamo fatto attendere, vi vado a preparare un the” disse Kasumi dal corridoio stranamente felice e serena.
    Shan-pu si avvicinò al dottor Tofu in lacrime sfoggiando il suo talento da attrice consumata.
    “Dottole mi dica tutto. Come sta Lanma, è in pelicolo di vita?La plego non mi nasconda la velità”
    Dietro la testa di Ukyo uscì un gran gocciolone “E’ un caso perso!”
    Tofu sorrise “Calmati Shan-pu. Sia Ranma che Akane stanno bene. Ranma ha riportato solo ferite superficiali, mentre Akane è più malconcia. Ha lesioni su tutto il corpo e anche qualche vertebra incrinata, la lotta deve essere stata cruenta”
    Ryoga strinse i pugni talmente tanto da far sbiancare le nocche *Bastardo*
    “Possiamo vederli?” chiese Soun allarmato con gli occhi già gonfi di lacrime pronti ad esplodere “Posso vedere la mia bambina?”
    “Meglio di no signor Tendo, Obaba ha dato loro un potente sedativo per calmare ulteriori dolori,si sveglieranno tra qualche ora”
    “Ora il problema è un altro” Obaba prese la parola catalizzando l’attenzione dei presenti.
    “Bisogna fare in modo che Ranma non si accorga di nulla”
    “Obaba ma come?” chiese Ukyo.
    “Soun e Genma dovete cominciare a sistemare la stanza: porta, armadi, intonacare i muri.
    Ranma dormirà per un po’ in camera di Nabiki,vi dò tempo fino al tramonto per il tutto, mentre Ukyo tu ti occuperai di togliere tutti i sigilli. Serviranno per le prossime notti”
    “Ma Obaba, anche se superficiali Ranma avrà delle ferite. Come possiamo nascondergli quelle?” domando Genma Saotome .
    “Sei più stupido di quanto pensassi Genma. Mi stupisco ancora una volta che tu sia un mio allievo
    Happosai seduto su una pila di cuscini tirò dalla sua pipa e dalla bocca uscì un cerchio di fumo.
    “Non ti sei accorto che prima che tuo figlio si addormentasse l’ho stuzzicato, combattendo con lui in giardino? Perché credi l’abbia fatto?” l’uomo lo guardò con espressione ebete e Happosai alzò gli occhi al cielo.
    “Diremo a Ranma che stava combattendo contro di me, ma sfortunatamente una delle mie bombe lo ha colpito in pieno facendogli perdere i sensi. Se siamo fortunati grazie ai medicamenti di Cologne le ferite dovrebbero rimarginarsi, ma nel caso non dovesse succedere gli faremo credere che sia andata così e se lui si ostina a dire di non ricordarsi nulla gli dirò che avrà sbattuto la testa.
    Semplice no?”
    I due uomini si prostrarono davanti all’anziano in segno di rispetto e per fifa.
    “Oh maestro, ma lei è un genio!!”
    “Siete il più grande di tutto il Giappone!!”
    Happosai si crogiolò un po’ nei complimenti poi fissò Obaba “Che ne dici? Può reggere la scusa?”
    Obaba annuì “Bene ci rivedremo qui fra una settimana. Nel frattempo io Tofu e Happy cercheremo di consultare più libri possibili. Mi raccomando non una parola”


    Akane aprì lentamente gli occhi. Le immagini sfocate della sua camera le si pararono davanti.
    “Ma cosa??” tentò di alzarsi, ma un forte giramento di testa la costrinse a rimettere la testa sul cuscino. Premette la mano alla tempia e fissò sul suo corpo le bende bianche che lo fasciavano.
    “Mi ha proprio conciato per le feste” mugugnò ricordando il perché fosse costretta a letto. Una piccola sfumatura rosea le apparì sul volto al pensiero della notte precedente.
    Sentì la porta aprirsi e vide la sorella maggiore entrarvi con una valigetta rossa.
    “Sei sveglia?” la dolce voce di Kasumi la rasserenerò.
    Akane annuì e molto lentamente tentò di alzare il busto.
    “Come ti senti?” chiese amorevolmente Kasumi sistemandole i cuscini dietro la testa.
    “Bhè… certo non scoppio di saluto!” esclamò ironica Akane.
    Kasumi sorrise scostandole delle ciocche davanti agli occhi, se non altro non aveva perso il buon umore “Su, togliti la maglietta che ti pulisco le ferite”
    Akane annuì e fece ciò che la sorella le aveva chiesto, ma prima di girarsi, volse a Kasumi una domanda. “Ranma? Come sta Ranma?”
    Kasumi prese del disinfettante dalla valigetta e lo intinse in un batuffolo. “Sta tranquilla. Si è svegliato circa un ora fa e fortunatamente non ha riportato nessuna ferita grave. Gli hanno raccontato che è svenuto in seguito ad una delle bombe di Happosai durante il loro screzio a cena.”
    “E…E lui ci ha creduto??”
    E prima che Kasumi potesse rispondere dalla finestra di Akane si sentirono le voce di Ranma ragazza fradicia e piena di cerotti che rincorreva infuriata Happosai.
    “Bastardo di un vecchiaccio! Ti sembra il modo di chiedere scusa questo eh???Tu e le tue dannate bombe. Mi stavi quasi facendo secco. Vieni qui che ti rompo tutto!!”
    Un rumore di pietre rotte precedette la risata roca di Happosai che echeggiò nel giardino “Sei ancora troppo debole Ran-chan per battermi. Ma se vuoi posso regalarti uno zuccherino delle mia collezione, però devi farmi vedere come ti sta”
    Tra imprecazioni, urla e lanci di oggetti contundenti i due combattenti si ritrovarono a rincorrersi per i tetti di Nerima bestemmiandosi a vicenda.
    Kasumi fissò dalla finestra le due sagome che si allontanavano a grande velocità, poi tornò a guardare la sorella e sorridente disse “Non si accorto di nulla visto??”
    Akane tirò un bel respiro di sollievo “Meno male” disse mentre Kasumi si sedette alle sue spalle “Ora voltati che cosi ti pulisco le ferite.”
    Tra le due sorelle scese un silenzio rassicurante scandito solo dal ticchettio della sveglia di Akane.
    Kasumi cercò di fare più delicatamente possibile sperando di non procurare alcun dolore a sua sorella.
    Intinse nuovamente dell’ovatta nel disinfettante e piano piano pulì le ferite dietro la schiena della sorella, tentando di sopprimere un moto di pianto alla vista di quelle orrende lesioni * Oh Akane!*
    Akane fissò un punto indefinito nel pavimento, con il volto rosso e contratto.

    "Kasumi??”
    “Oh scusa Akane ti ho fatto male??” si allarmò la sorella, uscendo dai suoi pensieri
    Akane scosse la testa “Tu…tu…” deglutì, un morso le attanagliò lo stomaco. Aveva evitato chiaramente quel discorso con Kasumi, ma quella cosa era come un macigno le bloccava il petto, e aveva bisogno di parlarne almeno con sua sorella. Cosi con voce tremante riuscì a parlare.
    “Tu ci hai visti??”
    Kasumi per un attimo si fermò, togliendo l’ovatta dai tagli, non comprendendo inizialmente il senso della sua domanda, ma dopo neanche due secondi capì ciò che la sorella intendeva. Sorrise angelicamente e con noncuranza ricominciò a medicarla.
    “Si, solo Io e Nabiki però. Vi abbiamo spostato in altre stanze.
    Il dottor Tofu doveva visitarvi e un letto è sempre più comodo del pavimento” disse angelicamente, senza accorgersi della maliziosità della frase.
    Akane avvampò di colpo incassandola testa tra le spalle. Si girò di scatto sorprendendo la sorella noncurante del bruciore delle ferite. “Ma Aka…”
    I suoi occhi si inumidirono.
    “Kasumi. Non è come pensi, non lo è…noi…lui mi…insomma, Non abbiamo…ti prego credimi!!”
    Akane cominciò a tremare e piccole lacrime le solcarono il volto.
    Kasumi le accarezzò la gote “Calmati piccolina, non sono qui per giudicarti, ne per farti la predica” le alzò il mento delicatamente “Ne vuoi parlare??”
    Akane si buttò al petto della sorella, non facendoselo ripetere due volte, stringendo con forza i lembi del suo grembiule. Uno sfogo era quello di cui aveva bisogno.
    “Stavamo combattendo” singhiozzò “Lui…lui era molto forte e poteva, poteva uccidermi, ma non l’ha fatto. Qualcosa in lui mi ha riconosciuto e ha combattuto contro l’ookami per salvarmi…stava scappando, ma io ho tentato disperatamente di fermarlo aggrappandomi a lui”
    Tirò un respiro “ Lui ha iniziato a scalpitare e mi ha sbattuto ripetutamente contro il muro, stava per…per uccidermi ma non…lui…lui mi ha baciato!! ”
    Premette ancora di più la faccia sul petto di Kasumi che in silenzio le accarezzò i capelli.
    Akane non riusciva a guardarla in faccia, imbarazzatissima.
    “Io…io ho sbagliato, dovevo sottrarmi da quel bacio, ma non ne ho avuto la forza. Sapevo che chi avevo davanti non era Ranma, ma una belva!! Eppure, eppure io non ce l’ho fatta…e ho risposto al bacio”
    Alzò gli occhi tremante per guardare la sorella. Come in cerca di comprensione.
    “Io…dovevo sapere se era stato lui a baciarmi o se era stato solo istinto, un semplice istinto”
    Abbassò lo sguardo “li ho visti Kasumi!! Ho visto i suoi occhi…il blu dei suoi occhi…e…lui….lui….prima di svenire ha detto di…amarmi!!” singhiozzò ancora di più, mentre una calda sensazione si espanse nel cuore *Lui mi ama*
    Premendo la faccia contro la sorella. “Scusami!!Ho deluso te, ho deluso la mamma”
    Pianse in silenzio cercando di fermare i singhiozzi ma stringendo ancora di più le mani al vestito della sorella.
    Kasumi prese il volto di Akane e lo face aderire sotto al suo. “Oh mia piccola Akane”
    Akane cercò di calmarsi e il calore e la voce della sorella ebbero un effetto analgesico sul suo corpo.
    “E’ cosi grande l’amore che vi lega che entrambi ne siete terrorizzati. Non è sbagliato seguire il cuore, Ranma l’ha fatto, incosciamente, ma l’ha fatto!!”
    Le alzò il viso “Non vergognarti di ciò che hai fatto, perchè lo hai fatto solo per amore, e quando c’è l’amore nulla è sbagliato piccola mia”
    Diede un piccolo bacino sulla fronte alla ragazza che si sentì improvvisamente serena. Il suo cuore non pesava più nel petto e una sensazione di sollievo la invase. Sapere che Kasumi aveva compreso la situazione gli aveva ridato coraggio.
    “Riposati Akane. Più tardi verrò da te con la cena, va bene?”
    La ragazza annui titubante distendendosi sul letto a fatica, le ferite ora le dolevano molto.
    Dopo averle rimboccato amorevolmente le coperte e dato un antidolorifico per riposare, Kasumi aprì la porta, ma prima di uscirne disse “Nostra madre!!! Lei sarebbe fiera di te come lo sono io”
    Chiuse la porta dietro di sé. Lasciando che le sue parole impregnassero la stanza.
    Akane sentì i passi di Kasumi giù per le scale. Sospirò con l’animo più leggero.
    “Lo spero tanto” sussurrò girandosi nel letto e guardandosi il palmo della mano sinistra, dove c’era una profonda lacerazione.
    Si portò la mano verso la bocca e con l’indice si toccò il labbro inferiore.
    Al suo interno vi era un'altra ferita,molto più lieve, ma stranamente queste due ferite le bruciavano più delle altre, formicolando.
    Con l’indice dell’altra mano iniziò a sfiorarsi la lesione. Che strana forma che aveva, una forma di una falce.
    Chiuse la mano a pugno e di botto scivolò in un sonno profondo. *Lo spero davvero. Buonanotte mamma!*

    CONTINUA

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:37
     
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    Capitolo 12

    INTERROGATIVI



    Erano passate due settimane dalla notte di novilunio, un mese circa dalla comparsa di Toshio, e in quella situazione assurda si era creata una sorta di anomala quotidianità nel gruppo di Nerima.
    Akane aveva combattuto per altre due notti contro Ranma, e aveva notato che il suo aspetto stava divenendo sempre più simile a quello di un lupo dal manto bronzato, ma non fu l’unico cambiamento. Oltre alle sembianze anche la sua potenza stava mutando, crescendo a dismisura.
    Dopo ogni combattimento Akane ne usciva ferita sempre di più.
    I colpi di Ranma stavano divenendo più forti e più letali e molte volte Akane rischiò la vita sia durante il combattimento, sia dopo, rimanendo convalescente per più giorni nello studio di Tofu con la scusa di andare da qualche amica, destando non poco i sospetti di Ranma, subito smorzati dalla maliziosa insinuazione di Nabiki che Akane gli mancasse e rincarato dai loro genitori che gioivano di felicità dell’imminente matrimonio.


    Ma nonostante i combattimenti si stavano facendo via via più pericolosi, l’indole selvaggia di Ranma sembrava esser stata domata dalla tenacia di Akane.
    Infatti dopo averla ridotta in fin di vita la bestia non le infieriva il colpo di grazia, ma si accucciava a fianco al corpo martoriato della ragazza e le dava calore, rapito dallo sguardo sereno e intenso di Akane, che gli accarezzava il folto pelo prima di addormentarsi per poi farsi ritrovare ogni mattina dalle sue due sorelle che prestavano i primi soccorsi.
    Tra i due non si ripeté più l’episodio della notte di novilunio, anche se si instaurò una sorta di legame subconscio.

    Intanto Obaba e il dottor Tofu avevano dato fondo a tutte le loro conoscenze. Aveva consultato ogni tipo di libro cercando anche tra i testi proibiti di Obaba, ma nulla.
    Avevano passato intere notti insonni a leggere ogni riga, a tradurre ogni antico ideogramma, esaminando ogni pagina con cura, mettendola anche in contro luce, sperando di trovare una frase, un qualcosa, ma non trovarono niente.
    Pochi libri parlavano di Toshio e quel poco che dicevano, loro già lo sapevano per esperienza diretta.
    Anche Happosai diede loro una mano, sperando che tra le sue cianfrusaglie millenarie ci fosse almeno una pergamena che potesse rivelarsi utile, ma anche quello fu un buco nell’acqua.
    Il tempo stringeva, la prossima notte sarebbe stata una notte di plenilunio, una notte dove Ranma avrebbe manifestato i suoi pieni poteri e dove la sua violenza avrebbe preso il sopravvento sulla sua parte umana che Akane, a fatica, aveva in parte tirato fuori e questo impensierì molto Tofu .
    Akane stavolta non sarebbe riuscita a fermarlo. Il suo corpo era stremato. Anche se nascoste con magistrale accuratezza da unguenti lenitivi e analgesici era piena di lividi e contusioni.
    Le ferite riportare dopo l’ultimo scontro non facevano in tempo a rimarginarsi che ne uscivano altre fresche e dolorose. Ranma inconsapevolmente la stava logorando a poco a poco.
    Era al limite. Non avrebbe retto ancora per molto.
    Anche se, comunque, tutti si dovettero ricredere sulla fermezza della giovane. Possedeva uno spirito di sopportazione incredibile tant’è che i suoi occhi, nonostante celassero una velatura di dolore, erano sprizzanti di energia e orgoglio.
    Ma non solo Akane destò la preoccupazione di Tofu.
    Ranma stava iniziando ad avere delle perplessità sulle cose che Obaba e Happosai gli dicevano.
    Le scuse si stavano esaurendo. Una volta aveva combattuto con Ryoga, poi con Mousse, poi di nuovo con Happosai. E ogni volta si svegliava nel suo letto con qualche benda o livido sconosciuto. In lui stavano cominciando ad affiorare mille dubbi e mille domande e ciò non era un buon segno. Il gioco non avrebbe retto ancora per molto.


    Si trovava in una stanza buia dove l’aria era cosi afosa che a stento riusciva a respirare.
    Fuori era notte, una gelida notte… come ogni maledetta volta.
    “Ma dove… dove mi trovo??”
    Un rumore fece girare di scatto il ragazzo. Ranma acuì tutti i sensi guardandosi intorno con occhi attenti.
    “C’è qualcuno?? Chi c’è??” disse cacciando fuori la sua solita grinta.
    Silenzio.
    Il frastuono rimbombò più forte e allora il ragazzo iniziò a correre in direzione del rumore che aveva avvertito, ma si fermò immediatamente, per poco non gli venne un colpo. Davanti a lui c’era… c’era…
    “A-Akane” Ranma sbarrò gli occhi, sussurrando il suo nome. Akane, la sua dolce Akane lo fissava con aria stanca, con occhi non più vispi e lucidi, ma vitrei e spenti. Aveva ferite su tutto il suo corpo nudo e tremante che cercava di coprire con quelle esili braccia livide.
    Gocce di sangue scivolavano sulla sua pelle candida, in contrasto con il liquido purpureo, e bagnavano il pavimento nero formando un enorme chiazza amaranto. Sentiva il suo respiro affannare come se i suoi polmoni fossero stati perforati, i capelli erano arruffati e sudati, come se avesse combattuto.
    “Chi…Chi ti ha ridotto cosi?? Akane…”
    L’afferrò per le spalle disperato, l’avrebbe fatta pagare a quel bastardo. Nessuno doveva osare toccarla, chiunque avesse ardito tanto, avrebbe firmato la sua condanna a morte.
    Sentimenti di vendetta si facevano varco nel suo corpo teso come una corda.
    Akane urlò dal dolore dimenandosi cercando di allontanandosi da lui. I suoi occhi si riempirono di lacrime “Ti prego lasciami, non toccarmi. Non farmi del male… per favore”
    Per Ranma fu come essere stato trafitto da mille spade acuminate. Allentò la presa poiché le sue mani cominciarono a tremare convulsamente.
    “Io… Io…” deglutì. No, era uno scherzo, non era possibile. “Io Ti ho ridotta io in questo stato??” la voce iniziò a divenire vacillante.
    Akane annuì indietreggiando, piccole lacrime le bagnavano il volto.
    Ranma volse lo sguardo in un punto indefinito, le sue pupille erano come dilatate “Non è possibile… io… io non sarei mai capace di… io… perché io… io ti…”
    *Ti amo??* perché gli risultava così facile pensarlo?? Perché gli sembrava così familiare quella parola??
    Cercò di avvicinarsi a lei incurante dei suoi assurdi pensieri, le sfiorò il braccio delicatamente avvertendola sua pelle gelida, ma nuovamente Akane urlò scuotendo la testa.
    Una nuova ferita si aprì sul suo avambraccio. Sangue vermiglio uscì copiosamente imbrattandole ancora di più la pelle.
    La ragazza si accasciò a terra colta da spasmi di dolore artigliandosi il braccio ferito.
    “AKANE!!” Ranma gridò il suo nome in un lamento disperato. Corse verso di lei, ma l’oscurità la inghiottì nel pavimento.
    Ranma si ritrovò inginocchiato vicino ad una pozza di sangue scuro, le mani sporche di quel colore amaranto *Non, non è vero!! Non può essere…*
    Il cuore accelerò di colpo, un ronzio sempre più forte rimbombò nelle sue orecchie. Un’energia animalesca gli pervase le vene pulsando all’unisono e facendo vibrare le sue viscere.
    “AKANE, AKANE… NOOOOOOOOO!!!”



    Ranma si svegliò di scatto urlando. Delle gocce di sudore gli scendevano dalla fronte madida mentre il suo petto saliva e scendeva affannosamente.
    Sentiva la bocca secca e amara e per un pò fece fatica a inumidirsi le labbra con la saliva.
    Ci mise alcuni secondi a capire dove si trovava. Era in camera sua, nel suo futon. Toccò il cuscino leggermente umido, probabilmente aveva sudato parecchio quella notte.
    Si premette il palmo della mano sulla fronte, piccole ciocche della sua frangia scivolarono tra le sua dita.
    *Anche stanotte, maledizione!!Perché sogno quelle cose? Perché?*
    La sua espressione era contratta e ci mise un pò a rilassarsi. Tirò un respiro profondo e cercò di ragionare, massaggiandosi le tempie.
    *Quei sogni, sono così strani. Perché continuo a sognare che Akane…*
    Si bloccò, un nodo alla gola lo attanagliò al ricordo di quegli incubi che gli riempivano la mente.
    Scosse la testa “NO! Non è possibile. Io… io non le farei mai del male, mai!!!”
    Si voltò a guardare la finestra. L’alba era passata da qualche ora.
    Si alzò e mise a posto il futon, diede un occhiata al suo vecchio trasformato in panda che russava profondamente. Corrugò la fronte trattenendo l’impulso di lanciargli addosso qualsiasi oggetto acuminato o contundente, quel baka di un panda non si svegliava neanche con le cannonate, se avesse avuto bisogno di lui sarebbe già morto da un pezzo, tsè, stupido di un genitore!
    “Mi andrò ad allenare un po’, mi chiarirà le idee!” Si vesti e andò in punta di piedi in palestra.


    Ranma si asciugò la fronte sudata con un asciugamano di spugna bianco. Lo gettò in un angolo del dojo e ricominciò a eseguire i suoi kata mattutini.
    Stette più di mezz’ora ad allenarsi, sembrava esser pieno di energie, data la forza che imprimeva nei suoi colpi, ma non era così. Sul suo volto c’erano delle occhiaie che solcavano tutta la parte sotto agli occhi e mille pensieri gli attraversavano la mente.
    *E’ tutto così assurdo. E’ da un pò che questi incubi mi perseguitano, cosa diavolo vorranno dire?*
    Si fermò per riprendere fiato, stendendosi a gambe incrociate in mezzo alla palestra e intrecciando le braccia al petto.
    “In verità è da un pò che certe cose non quadrano” si massaggiò il mento con fare meditabondo.
    “Come mai certe volte mi sveglio intontito come se avessi lottato per ore?? Ogni volta mi dicono che ho combattuto contro quel vecchiaccio o quei due imbecilli, ma….”
    Sospirò chiudendo gli occhi “Io non ricordo nulla di quei combattimenti” mormorò.
    “Beh, ricordo che Happosai ogni volta mi stuzzica, o mi trasforma in donna, che Ryoga mi sfidi per Akane e Mousse per Shan-pu, ma…E’ strano, molto strano”
    Si sdraiò, oramai aveva capito che tante cose non andavano, che gli stavano nascondendo qualcosa. Qualcosa di grosso.
    “Si ma perché? A che scopo? Perché mentirmi? E inoltre…” Si fermò non volendo concentrarsi su quella strana stretta al cuore.”… Perché, perché Akane mi evita?”
    Questa era la parte più dolente. Akane non faceva altro che evitarlo in quei giorni, andando da chissà quale amica per chissà quali motivi e questo provocava uno strano disagio a Ranma. Il fatto che Akane lo ignorasse escludendolo quasi dalla sua vita lo innervosiva parecchio. Gelosia?
    “Tsè, e chi sarebbe geloso di quel maschiaccio senza sex-appeal?” si disse sfrontato, non volendo vedere l’ovvia realtà.
    *C’è qualcosa sotto, lo sento, ma come faccio a scoprirlo? Non posso ingannare quella mummia e quel vecchio maniaco. Sono troppo furbi, non sono caduti nei miei tranelli, e poi…*
    Si fissò il palmo della mano destra, vi era una lieve cicatrice appena accennata, ma nonostante ciò c’erano della volte che gli bruciava dannatamente.
    *Come diavolo mi sono procurato questa ferita? E perché ne è rimasta la cicatrice? Non doveva essere una ferita molto profonda, ma il taglio è netto…*
    “Ahh, non ci capisco più nulla” disse nervoso fregandosi la testa con entrambi le mani. Imprecando fra i denti la sua frustrazione.
    “Ranma!!” il ragazzo si voltò colto di sorpresa, cosa strana per un artista marziale. Akane era sulla porta della palestra con addosso il suo ji e lo fissava con aria quasi preoccupata. Che fosse diventando pazzo? Bhè era un’ipotesi!.
    “Akane!! Che ci fai qui a quest’ora del mattino??” domandò curioso.
    La ragazza lo guardò con perplessità sbattendo le palpebre più volte, poi recuperò la sua faccia tosta e disse “Quello che ci stai facendo tu baka !! Mi sono svegliata presto e mi sono venuta ad allenare” mentì spudoratamente inghiottendo il magone.
    In verità aveva passato la notte dal dottor Tofu, sotto consiglio dell’uomo, che voleva tenerla in osservazione nello studio, per controlli di routine e per cambiarle le fasciature. Era andata di nascosto dopo che Ranma si era addormentato, accompagnata da Mousse e Obaba, dato che come al solito Ryoga si era perso in qualche vicolo, e aveva fatto ritorno da poco passando per il retro. Lì le era venuta voglia di allenarsi un pò, così, preso il suo ji, si era fiondata in palestra.
    Akane scoccò un occhiata al suo fidanzato e si avvicinò “Ranma hai una faccia strana, non hai dormito stanotte??” gli chiese sinceramente preoccupata. Forse le ferite anche se superficiali gli davano fastidio e questo le mise addosso un senso di colpa misto ad apprensione.
    Nell’udire quella domanda Ranma si prese dei secondi di silenzio. Per un momento fu tentato di dirgli tutta la verità. Sui suoi sogni, sulle continue bugie, ma poi si convinse che era meglio che lei ne fosse all’oscuro.
    Ranma girò la testa di scatto “E a te cosa importa maschiaccio?? Non sono riuscito a dormire perché quel deficiente di mio padre, durante il sonno, mi è venuto addosso trasformato in panda e per un pelo non mi soffocava con quella sua odiosa pelliccia”
    Entrambi cercavano di proteggersi a vicenda nascondendo all’altro la verità.
    Amore e bugie: un cocktail esplosivo nelle mani di due persone inesperte come loro nelle relazioni sentimentali.
    Akane si sedette di fronte a lui e il suo sguardo si addolcì.
    Ranma la fissò, sperando che se la fosse bevuta, mentirle lo infastidiva troppo.
    Si sentì strano nel vedere il volto di Akane di fronte al suo dopo tanto tempo, una sensazione di disagio lo punzecchiò e solo allora notò il pallore del viso della ragazza.
    L’immagine dei lei insanguinata si presentò nella sua mente come un putrido veleno, ma Ranma la ricacciò dentro il suo inconscio, il solo pensarla in quelle condizioni lo dilaniava.
    Stava per chiederle come mai avesse quell’aria così stanca ma Akane lo precedette.
    “Ti va di allenarci ?” chiese con aria birichina, facendo destare Ranma dai suoi pensieri e buttando completamente al vento i consigli di Tofu di riposarsi e riguardarsi nel modo più assoluto.
    Ora come ora quello che le importava era un pò di sana e vera quotidianità con Ranma. E quale modo migliore se non battersi?
    Ranma dal suo canto fu sollevato nel vedere lo sguardo della ragazza più vivo che mai.
    Eccola la sua Akane, puro spirito battagliero, un vulcano in eruzione. Adorava la luce che emanava, così piena di vita che gli scaldava il cuore. Scosse la testa scacciando quei pensieri. Si stava davvero rammollendo il grande Ranma Saotome se si incantava davanti a quel faccino paffuto con le labbra appena arricciate che aspettava una sua risposta.
    I suoi lineamenti si fecero sfrontati, pronto a stuzzicarla come il suo solito “E perché mi dovrei allenare con una schiappa come te??”
    Un grave tonfo echeggiò nella palestra che tremò leggermente.
    Ranma era spiaccicato al suolo, con un grosso martello di legno spuntato dal nulla premuto sulla sua testa *Ecco, appunto* pensò dolorante.
    “Ti basta come risposta?” chiese insolente Akane.
    “Hai-hai vinto maschiaccio, mi allenerò con te” si alzò e si massaggiò fortemente la nuca. Un principio di bernoccolo iniziò a gonfiarsi. “Ma non lamentarti che vai in depressione se perdi!”
    “Oh tranquillo! ” celiò la ragazza. “Cercherò di mantenere la mia dignità di fronte alla sconfitta” lo schernì sarcasticamente mettendosi in posizione di combattimento “Bene. Cominciamo!!”
    Ranma incrociò la braccia dietro la testa “Quando vuoi” disse con aria di sufficienza sicuro che l’avrebbe irritata ancora di più.
    Akane attaccò, provando una serie di kobushi**, rapidi e veloci, ma Ranma con una naturalezza incredibile li schivò senza problemi.
    Una strana sensazione lo colse. Erano settimane che non si allenava più con lei, eppure di nuovo un senso di inquietudine lo attanagliò come se quella scena lui l’avesse vissuta incosciamente, ma in maniera più cruenta.
    “Vuoi deciderti a fare sul serio??” urlò Akane arrabbiata e più ansimante del solito, vedendo il ragazzo assorto nei suoi pensieri.
    Provò dei dan tsuki**, cercando di colpirlo allo stomaco, ma nulla. Ranma era davvero troppo forte per lei. Ora anche le ferite le facevano male. I consigli di Tofu le tornarono alla mente. Maledizione a lei e alla sua testa dura!!
    Irritata più che mai, Akane sfoderò un calcio micidiale, ma il ragazzo, ridestatosi, con estrema leggiadria lo evitò posando due dita sulla gamba di Akane, che la utilizzò come perno balzando simile ad un cerbiatto in un salto avvitato.
    Un piccolo sorriso increspò le labbra di Ranma mentre atterrava alle spalle di Akane che si girò furiosa per attaccare nuovamente.
    “E’ inutile. Lo dico io che sei una schiaaapp…”
    Nell’atterrare Ranma scivolò sull’asciugamano di spugna lasciato a terra , il suo corpo si sbilanciò in avanti, cascando su Akane.
    I due giovani caddero a terra impattando contro il pavimento. Ranma scosse la testa borbottando frasi incomprensibili. Alzò il volto.
    Silenzio.
    I visi dei due ragazzi erano così vicini, nelle loro orecchie il tumulto dei loro cuori.
    Ranma vide le gote di Akane imporporarsi mentre sentiva la sua faccia andare a fuoco e d’improvviso un forte senso di deja-vu lo invase.
    Aprì ancora di più gli occhi quando immagini strane gli attraversarono la mente,

    Una stanza buia, disordine, tutto sottosopra.
    Un volto di ragazza davanti al suo. I loro corpi intrecciati, sentiva le gambe della ragazza avvinghiate al suo busto.
    Un suono appena bisbigliato vagava nell’aria. *Ti… Amo…* ma non lo udì distintamente.
    Un bacio, un bacio dannatamente bello, minacciosamente pericoloso!
    Sangue. Caldo sangue cadeva dalle loro braccia alzate, i palmi gli bruciavano così come le labbra.
    Dolore, piacere, amore. Un fuoco di emozioni!!
    Un sapore salato *Akane!!Akane???*

    Ranma affannò schiudendo le labbra, mentre Akane fissò con ansia il volto del ragazzo ancora sopra di lei.
    Vide il suo sguardo teso e confuso, come se avesse in testa mille e mille pensieri. *Ranma… possibile che tu??* Possibile che lui ricordasse? Di colpo anche il dolore delle ferite svanì osservando Ranma sopra di lei.

    Come d’improvviso per uno strano meccanismo della mente Ranma ritornò alla realtà battendo le palpebre tre, quattro volte *Ma cosa??* Si destò dai suoi pensieri e abbassò lo sguardo che incontro quello di Akane. Il suo cuore si fermò di un battito mentre sentì il suo sangue ribollire dalla fronte in giù. La fissò tra l’incredulo e l’intenso, senza riuscirle a staccare gli occhi di dosso come ipnotizzato. Era come se la vedesse per la prima volta, con quello sguardo stupito da tenera bambina, ma l’espressione della più amabile fra le donne.
    Quei suoi occhi ambrati, così belli, messi in risalto dal volto un pò scarno e slavato.
    Ranma agì come guidato dal suo istinto e avvicinò il viso a quello di Akane che sussultò.
    Di nuovo quelle emozioni, di nuovo quelle sensazioni. In Akane si fecero strada i tumulti di quella sera di due settimane prima, avvertendo brividi di piacere nell’assaporare il suo calore mentre un insolito presentimento pervase Ranma. Aveva l’impressione di aver già vissuto quella scena.
    Vicini, talmente vicini. Le loro bocche si stavano per sfiorare, ma….
    Inaspettatamente i loro palmi iniziarono a pizzicare e le loro labbra pulsarono all’interno facendoli uscire dalla piacevole trance in cui erano caduti.
    Nuovamente Ranma batté le palpebre più volte, mente sentì il cuore accelerare di colpo nel momento in cui realizzò cosa stava succedendo e soprattutto cosa stava per fare.
    *Cosa... cosa diavolo sto facendo??*
    Aveva oltrepassato di molto il confine della sua barriera emotiva e ora la timidezza tornava ad assalirlo. Si sentì dannatamente furioso e vulnerabile.
    Con un balzo si staccò dalla ragazza che rimase immobile nella sua posizione, con gli occhi fissi sul soffitto. Sentiva il suo respiro pesante rimbombarle nelle orecchie.
    Ranma intrecciò le mani nervosamente muovendole freneticamente temendo una reazione violenta da parte di Akane camminando come un ossesso per la palestra. “A-Akane!! Scusami. Io… io non so cosa mi sia preso. Io non…”
    “Tranquillo” lo interruppe Akane, senza guardarlo. Alzò il busto nascondendogli il volto paonazzo “E’… è tutto a posto. Io, io…”
    I due ragazzi arrossirono ancora di più, evitando di guardarsi negli occhi e per Ranma fu una sorpresa incredibile non esser stato spedito in orbita con un martello gigante sulla testa. Possibile che Akane volesse…? *No, Non è possibile* si disse abbassando lo sguardo. Tossicchiò nervoso e cercando di apparire naturale farfugliò “Sei… sei arrabbiata con me?”
    L’espressione imbronciata del ragazzo e il suo tono quasi fanciullesco le gonfiò il cuore tanto da farla quasi sorridere. Gli andò vicino e divertita gli toccò la fronte con un dito “Toccato!!” disse con tono quasi naturale. “Ora, chi è depresso??” domandò con un sorrisino.
    Ranma alzò il volto confuso, i loro occhi si incontrarono e improvvisamente nel dojo scoppiarono due fragorose risate.
    I due cominciarono a ridere forse per nervosismo, forse per sdrammatizzare quella situazione cosi imbarazzante. Continuarono così per qualche minuto, poi Akane si alzò e, asciugandosi una lacrima versata per il troppo riso, disse “Beh, io vado a farmi una doccia. Ci vediamo dopo a colazione baka”
    “Certo maschiaccio” disse il ragazzo alzandosi a sua volta e vedendo la ragazza allontanarsi.
    “Allora a dopo” Akane lo saluto con un cenno della mano e uscì dalla palestra.
    Il suo cuore scoppiava d’un insolita gioia che da giorni non provava.
    Ranma, Ranma per un momento, un piccolo momento l’aveva guardata come quella notte.
    *Ma allora??* si guardò la piccola mano, confusa. La cicatrice era scomparsa, ma sentiva un lieve pizzicorio. Ma dentro di lei la voglia di andare avanti in quella situazione si fece più forte che mai. I dubbi sparirono. Si, stava facendo la cosa giusta.


    Ranma si sdraiò a terra senza forze con le gambe e le braccia aperte, ma cosa cavolo gli era preso?
    Stava per, stava per… Decisamente c’era qualcosa di strano. Non era da lui provare a fare mosse così audaci e non era da lei non infuriarsi come una belva e scaraventargli addosso qualsiasi oggetto contundente sotto mano .
    Si grattò la testa perplesso. Quel senso di deja-vu era così forte che gli sembrava quasi di aver davvero vissuto quella scena, gli sembrava così familiare quel calore, quel profumo, quegli occhi, quelle labbra così invitanti… “Ma che vado a pensare!!” Sbottò sedendosi di scatto rosso come un peperone e scacciando ogni pensiero del genere su Akane.
    Ritrovata la calma rise con sarcasmo “No, è impossibile” Si disse autoconvincendosi di quello che aveva appena detto. Con fare lento si alzò e si avviò verso casa, con ancora tanti interrogativi.


    La giornata dei ragazzi passò tranquillamente. Tra spasimanti e litigate varie, entrambi evitarono di parlare dell’accaduto, grati del fatto che nessuno li avesse beccati, fotografati o filmati.
    In più di un occasione sia Ranma che Akane ebbero come la sensazione che qualcuno li stesse spiando, ma non trovarono nessun fondamento ai loro sospetti, così accantonarono la cosa, ignari però che i loro dubbi fossero esatti. Dall’alto del tetto di casa Tendo una figura li stava spiando da giorni, nell’ombra, nascondendo la sua presenza.
    E la cosa veramente strana è che non era l’unica.

    CONTINUA

    Vocabolario

    Kobushi: pugni
    dan tsuki: pugni consecutivi con lo stesso braccio.

     
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  4. Babirox25
     
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    Capitolo 13

    IL PATTO INFRANTO

    Il maestoso corridoio era avvolto nella penombra in un pomeriggio uggioso e plumbeo, il silenzio regnava incontrastato nell’aria, intervallato solo dall’ipnotico e cadenzante ticchettio di uno dei grandi orologio a pendolo che adornava l’androne sfarzoso.
    Il rumore di un vaso che andava in mille pezzi echeggiò rimbombando tra le pareti, smorzando quel preoccupante alone di quiete.
    Sul pavimento di una delle sontuose stanze vi erano sparsi pezzi rotti di un antico vaso dorato cinese e alcuni fiori di loto dalle cui corolle erano stati strappati i candidi petali che ora giacevano sul legno. Dal tavolo lucido scendevano lente gocce d’acqua torbida, formando una piccola pozzanghera sul pavimento, dalla quale si poteva scorgere il riflesso scuro di una figura china sul tavolo.
    Un palmo della mano era premuto fortemente contro il legno lucido del mobile, mentre con l’altra di sorreggeva la testa coperta da una cascata di capelli neri e lucenti che nascondeva il volto canuto.
    “Dannazione” un rantolo fuoriuscì dalla bocca rossa che si mosse in maniera impercettibile.
    Silenzio.
    “DANNAZIONE” con veemenza Kodachi prese tra le mani un secondo vaso più piccolo e privo di fiori alla sua destra e lo scaraventò a terra con furia eccessiva. I cocci dell’oggetto rotto tintinnarono sul pavimento spargendosi un pò ovunque.
    Si fermò in quella posizione abbassando il capo e stringendo forte i pugni. Affannò profondamente “Ho sbagliato tutto” digrignò cercando di rilassare tutto il corpo, ma le sue labbra di contrassero al pensiero di ciò a cui aveva assistito in questi giorni.
    Mai e poi mai avrebbe creduto a ciò che aveva visto.
    Dopo la scomparsa di Toshio e dalla maledizione di Ranma aveva sorvegliato la casa dei Tendo notte e giorno.
    La sua bravura ninja, mischiata a speciali intrugli, l’avevano aiutata a azzerare il suo chi in modo da essere invisibile agli occhi di tutti. Aveva dimenticato tutto, cibo, sonno per non perdersi neanche un minuto delle giornate del suo “adorato”, rischiando più volte di farsi beccare, oltre che da lui, anche da quella odiosa Tendo. Non mangiava, dormiva pochissimo, aveva solo un pensiero, una malsana ossessione che le divorava l’animo fino alla pazzia: Ranma.
    Chiuse gli occhi gonfi e stanchi appoggiandosi di nuovo alla scrivania e rivisse nella sua mente la notte di novilunio. Fin dal principio Kodachi sapeva che Akane si sarebbe messa in mezzo per Ranma. Poteva darla a bere a tutti, anche a quelle due stupide di Ukyo e Shan-pu, ma non a lei,la Rosa Nera. Sapeva che era un trucco. Quella smorfiosa si voleva mettere in mostra solo per conquistarsi l’amore di Ranma, per ammaliarlo definitivamente e costringerlo a sposarla.
    Un brivido le percorse la schiena al ricordo di come l’adrenalina aveva preso a scorrerle impazzita nelle vene quando tronfia e felice aveva visto Ranma massacrare a sangue Akane, senza un briciolo di pietà. Ce l’aveva fatta, Ranma sarebbe stato suo. Era sicura che finalmente quella notte avrebbe segnato la fine di Akane e l’inizio della sua nuova vita accanto a lui.
    Ma non fu così!
    Fu come se la terra sotto i piedi fosse venuta meno, quando quella stessa notte, che la proclamava vincitrice assoluta, vide Ranma e Akane baciarsi appassionatamente, giurandosi inconsapevolmente amore, dopo la furiosa lotta. No, non poteva essere vero.
    Un enorme baratro la inghiottì sempre più giù tra odio, lacrime e buio. Vedere quella scena umiliò il suo essere, il suo spirito di donna e combattente.
    La rabbia crebbe a dismisura in tutte le fibre del corpo come un veleno mortale.
    Ogni secondo, ogni minuto, ogni stramaledettissimo giorno che seguì quella notte, la vide essere fastidiosa testimone di come il rapporto fra Ranma e Akane si stesse modificando, rafforzandosi sempre di più, nonostante loro per primi non se ne rendessero conto.
    Strinse le unghie dentro i palmi delle sue mani affusolate, imponendosi calma.
    La mente vagò di nuovo nei suoi ricordi più recenti, arrivando a quella stessa mattina, dove nel suo ultimo appostamento in casa Tendo li aveva osservati allenarsi nel dojo.
    Loro erano così vicini, così uniti, così… innamorati!”
    “NO!!” la Rosa Nera si allontanò dalla scrivania di scatto come se fosse stata scottata.
    Scosse la testa con veemenza più volte “Non è possibile!! Lui… lui ama me. Lui AMA ME.
    Non… non può amare quella strega!”
    Traballò in preda ad un raptus nervoso seguito da degli spasmi nervosi. Si toccò i capelli con mani tremanti e le sue dita si attorcigliavano attorno ad essi come paralizzate.
    La pazzia di Kodachi toccò il limite e una risatina isterica rimbombò tra i muri della stanza.
    I suoi grandi occhi grigi si aprirono dando sfoggiò della loro squilibrio mentale seguito da una folgorate luce di disperazione, il tutto contornato da un alone nero di occhiaie e trucco colato e dalla faccia canuta e magra come uno spettro maligno.
    “Dovrò escogitare qualcos’altro. Questo piano è stato un fallimento” si massaggiò le tempie con forza compiendo ampi movimenti circolari con due dita di ambo la mani, camminando su e giù per la stanza borbottando frasi incomprensibili.
    Si fermò di colpo finendo di massaggiarsi le tempie “Me la vedrò io con quella megera, soccomberà per mano mia. Ranma mi odierà, ma capirà il mio gesto d’amore. È Akane il nemico… e mi servirò di Toshio-sama, il suo aiuto sarà prezioso ”
    La sua voce roca e famelica non faceva presagire nulla di buono.


    Il sole stava calando come ogni giorno. Quella notte la luna sarebbe stata un cerchio luminoso in cielo.
    Kodachi stava giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli della frangia, dondolandosi su una sedia di legno davanti all’altare che scricchiolava ad ogni beccheggio.
    Erano due ore che la Rosa Nera attendeva il demone. Non sapeva il perché, ma il suo sesto senso le diceva di aspettare, poiché prima o poi sarebbe arrivato.
    Mosse la bocca in un ghigno, mentre il suo piano contorto le navigava nella mente, scacciando gli altri pensieri.
    Voleva rompere l’accordo sigillato un mese fa con lo youkai, facendo ritornare il suo adorato com’era. Poi sarebbe stata lei ad uccidere Akane e Toshio sarebbe stato perfetto per l’attuazione del suo piano. Si, lui l’avrebbe aiutato nella sua impresa.
    Fissò con soddisfazione un fodero di pelle sudicio che teneva fra le sue mani affusolate.
    Conteneva qualcosa che dava alla Rosa Nera il controllo della situazione.
    Si portò il dorso della mano innanzi alla bocca e soffocò un gridolino di gioia che le fece arricciare pericolosamente gli occhi fino a diventare due fessure.
    Slacciò il laccio che lo chiudeva e sfilò dal fodero una piccola lancia rudimentale, fatta con della pietra color perla molto dura e fredda: argento, argento grezzo.
    La mitologia narrava che l’argento fosse l’unico materiale in grado di contrastare i licantropi.
    La lama era seghettata, molto opaca e tozza, mentre l’impugnatura era a spirale, una spirale grossa e poco rifinita.
    Un arma sacra che Kodachi aveva abilmente “preso in prestito” in un tempio a sud di Nerima giorni prima e che veniva usato dai monaci per scacciare i demoni e gli spiriti maligni.
    Con l’indice scorse la lunghezza della lama dentellata e così facendo si aprì una leggera ferita sul polpastrello. Una goccia di sangue ne uscì, seguita da un lieve bruciore.
    Si portò il dito alla bocca dove si succhiò il sangue in modo sensuale.
    Se quel demone o dio quale che fosse, avesse solo minimamente tentato di ostacolarla l’avrebbe ucciso con quell’arma, un arma micidiale, in grado di stracciare l’aura perfino alle creature soprannaturali. Sarebbe stata lei a dettare le regole del gioco.
    D’improvviso le finestre ai lati dell’altare si spalancarono, l’aria si fece rarefatta con dei riflessi rossi simili a schegge e un turbine di fuoco invase il centro della stanza spezzando la quiete che regnava fino a quel momento. Era venuto! Sì, Toshio era lì, quell’ entrata era il suo biglietto da visita.
    Kodachi si protesse la faccia senza scomporsi, sicura di avere il coltello dalla parte del manico. Nascose un ghigno che le mutò la faccia. E così alla fine ci aveva visto giusto.
    In meno di due secondi l’austera figura dell’ookami youkai era di fronte a lei.
    Così bello con i capelli biondi evanescenti, quanto pericoloso gli occhi color perla. Il suo sguardo di pietra fissò il luogo in cui il mese precedente era stato spezzato il sigillo.
    Prontamente la Rosa Nera si inginocchiò nascondendo l’arma nel mantello, se quello youkai avesse collaborato non ci sarebbe stato bisogno di arrivare a tanto si disse Kodachi.
    “Mio signore! Sapevo che sareste venuto, ho atteso con ansia il vostro ritorno” abbassò lo sguardo, celando la follia che le brillava negli occhi.
    Toshio si voltò con non curanza, guardando con sufficienza quella sciocca ningen.
    Strinse gli occhi, scrutandola più a lungo del previsto senza parlare e soffermandosi su ciò che il suo mantello celava.
    Stupida mortale, se credeva che con quell’arnese sarebbe stata al sicuro si sbagliava di grosso.
    Il suo viso di ghiaccio non rilevò alcuna emozione, ma la pazienza che si era ripromesso di avere con quella ningen lo stava abbandonando abbastanza velocemente, avrebbe rotto il collo a quella fujin in poco meno di venti secondi, ma si impose la calma *Mi divertirò un po’* si disse e un sorrisetto malefico venne accennato su quel volto marmoreo.
    “Toshio-sama, grazie di aver mantenuto fede al nostro patto”. La voce di Kodachi catturò Toshio dai suoi pensieri. Corrugò il volto scocciato da quelle parole.
    In realtà a lui non importava nulla di quella insulsa mortale e del loro accordo, avrebbe anche potuto non presentarsi quella notte, ma… ma c’era qualcosa che l’aveva spinto ad andare!
    Nel suo regno aveva assistito più volte a ciò che accadeva a quell’artista marziale e alla ragazza così simile alla sua defunta consorte. Ma ogni volta si faceva la stessa domanda. Perché?
    Perché la sua mente non riusciva a pensare ad altro? Perché era divenuta per lui quasi un’abitudine osservare la vita di quei due ningen?
    Un moto di sentimenti senza nome si fecero spazio in quel suo cuore di pietra, per secoli rimasto come ibernato.
    Nemmeno lui sapeva il motivo della sua venuta e la cosa lo irritava non poco.
    Odiava non avere il controllo delle cose, ma l’unica cosa che ora voleva era farla pagare a quel ningen, a quel Saotome. Gelosia? Ossessione? Non sapeva cose fosse, sapeva solo che voleva combattere con lui e ucciderlo molto lentamente.
    I suoi pugni fremettero.
    “Mio signore” la voce di Kodachi lo ridestò ancora una volta dai suoi pensieri, così riportò ancora una volta lo sguardo sulla donna rimasta davanti a lui immobile.
    Sentendosi fissata Kodachi continuò.
    “Mio signore, vi prego di dirmi come guarire il mio amato sposo dal maleficio che io stessa per mano vostra gli ho lanciato, poiché a nulla servito tutto ciò” Si prese una pausa attendendo la reazione dello youkai, che non arrivò, per poi continuare. “Quella ragazzina l’ha ancora una volta ammaliato, portandolo a credere di amarla” la voce di Kodachi era una mistura malcelata di invidia e rabbia. “Capirete Toshio-sama che è mio preciso compito ucciderla per salvare il mio sposo dalle sue grinfie. E per fare ciò…” Alzò lo sguardo posandolo sul demone con una luce sinistra negli occhi “… le chiedo di rendere anche a me maledetta, trasformandomi in youkai”
    Il silenzio fece da contrafforte alla folli parole della ragazza che continuò ad esporre il suo piano incurante di come la youkai la fissava. Un misto tra attonito e disgustato.
    “Mordendomi come faceste un mese or sono con Ranma, la mia forza si accrescerebbe e potrei rivaleggiare contro quella maliarda.
    Non perderò il mio controllo mio signore, se è questo che pensate, perché sarete voi stesso a togliere sia a me che al mio Ranma la maledizione che ci avrete inflitto, una volta che avrò adempito al mio compito. Uccidere Akane Tendo.
    Me lo dovete Toshio-sama, io vi ho richiamato nel mio mondo con il mio sangue e mi sono macchiata per voi di un crimine efferato per rompere il sigillo che vi bloccava i poteri. Sta ora a voi finire di pagare il vostro debito verso di me ”
    Toshio strinse impercettibilmente gli occhi, guardando con disprezzo colei che l’aveva evocato.
    “Vaneggi fujin. Le tue parole sono folli così come lo è la tua mente.” Rispose con voce rauca molto lentamente “Io, Toshio ookami-youkai, il signore della luna, non deve niente e nessuno” si avvicinò con calma inquietante godendo nel vederla fremere impercettibilmente.
    “Tanto meno che ad una ningen con le rotelle fuori posto come te”
    Gli occhi di Kodachi si indignarono a quella affermazione “Come osate” ringhiò alzandosi in piedi.
    Il volto austero si contrasse in una morsa di odio e ira. Quel demone aveva osato oltraggiare la sua persona e ora doveva pagarla cara.
    Con o senza maledizione, lei avrebbe ucciso Akane Tendo, ma ora la cosa che le premeva era umiliare quell’essere.
    “Pagherete ciò che avete detto” urlò la ragazza che con un movimento rapido brandì il pugnale verso l’alto e si avventò verso l’youkai, a pochi passi da lei, con il volto di ghiaccio.
    *E’ la tua fine* pensò sadicamente Kodachi pregustandosi la scena dello youkai riverso a terra dolorante ai suoi piedi. Avrebbe implorato pietà quella belva.
    Decisa sferrò un colpo micidiale, cercando di trafiggergli il petto, ma…

    La gola le si serrò improvvisamente, impedendole di respirare. Si sentì staccare inerme dal freddo pavimento in tofu.
    Toshio la stava tenendo in bilico, stringendole il collo con le sue mani possenti. Guardandola con sguardo mefistofelico e distaccato.
    D’istinto Kodachi portò le mani all’altezza di quelle del demone, contorcendosi nel tentativo di cercare uno spiraglio di vita. Aprì ancora di più la bocca storcendola in una smorfia cercando di risucchiare più aria possibile.
    Emise un gemito roco.“Ba… bastar…” le sue labbra si seccarono tanto da spaccarsi anche con i più piccoli movimenti.
    Toshio contemplò con implacabile freddezza quell’essere insignificante che si dimenava fra le sue poderose dita in cerca di respiro, come un insetto tra i fili della ragnatela di una tarantola.
    Nell’altra mano il demone stringeva l’arnese argentato. Lo avvicinò all’altezza degli occhi spalancati di Kodachi e in un breve frangente lo frantumò in mille pezzi che emanarono piccole scaglie elettriche rosso scuro che si mescolarono al suo sangue nero. Aprì il palmo insanguinato e le schegge dell’oggetto caddero sul pavimento scricchiolando.
    “Stolta ningen, pensi che questi trucchetti funzionino con me? Pensavi davvero di farmi fuori con uno stupido giocattolo mortale? Hai fatto male i tuoi conti”
    Accostò il suo volto di marmo a quello tremante della rosa nera, le cui labbra avevano assunto uno spettrale colorito cianotico. Le era così vicino che le sue narici si riempirono dell’esilarante odore della paura misto alla disperazione “E ora sarai tu a pagarne le conseguenze” la sua voce roca fece rabbrividire Kodachi. Ora davanti a lei non c’era lo youkai, ma il suo aguzzino.
    Una fitta lancinante all’addome le fece spalancare ancora di più gli occhi vitrei, smorzando un gemito. Del sangue le colò dalla bocca, la pressione delle nocche di Toshio contro il suo stomaco le fece per un secondo perdere i sensi, offuscandole la vista.
    Stava per svenire non appena la pressione finì. Si stava lasciando andare.
    No, non era ancora il momento per abbandonarsi. Troppo comodo finirla così.
    Di nuovo Toshio le infierì un colpo micidiale al fianco, solo che al posto delle nocche ora i suoi grandi artigli erano infilzati nel ventre della rosa nera che avvertì la vita defluire velocemente dalle sue membra.
    Del sangue scuro gli colò giù dal braccio macchiando il pavimento.
    Una sensazione di estasi lo pervase vedendo quella mortale soffrire di spasimi lancinanti, mischiato al forte odore di sangue e sudore. Si avvicinò alle sue labbra, leccandole il rivolo di sangue vicino all’angolo della bocca.
    Con veemenza strappò le sue grinfie dall’addome di Kodachi che soffocò un singhiozzo di dolore, ancora tenuta saldamente per il collo.
    Iniziò a vedere sfocato il volto di quel demone *Dannato! Dannatissimo ookami.*
    Imprecò più e più volte.
    “La ferita non ti ucciderà sul colpo, sarebbe un sollievo per te morire ora. Perderai molto sangue e goccia dopo goccia finirai per morire dannata nel tuo stesso sudicio sangue”
    Le sue parole risuonarono come la peggiore delle condanne.
    Aprì la mano lasciando andare con non curanza la donna che si accasciò al suolo, tentando di immettere più aria possibile nei polmoni, aggrappandosi con i denti e con le unghie al filo di vita che le restava. Rantolò vistosamente come in preda ad una crisi asmatica. Tremante si portò una mano al collo, solcato da profondi lividi neri.
    Toshio le infierì con la forza del suo chi un calcio d’aria nel ventre e la fece sbattere contro il muro spesso della cappella.
    Kodachi spalancò la bocca, il respiro le morì in gola e ansimò ancor più rumorosamente.
    Toshio con tranquillità greve le diede le spalle e fissò il cielo, tra un ora al massimo la luna sarebbe stata alta in cielo. Una splendida luna piena carica di essenza primordiale.
    “E’ ora” guardò per l’ultima volta con sufficienza quella femmina ningen mentre un fuoco perpetuo lo investì e in due secondi un enorme lupo bianco stava correndo per i tetti della città lasciando la rosa nera riversa in un pozza di sangue.
    “Che tu sia maledetto Ookami rognoso” esclamò a denti stretti ansimante mentre il dolore le dilaniava il ventre lacerato.
    Il buio la inghiottì nel suo oscuro pozzo senza fondo.
    Nella serra di casa Kuno una Rosa Nera sfiorì.

    CONTINUA


    Ningen. Essere umano
    Fujin: donna

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:38
     
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    Capitolo 14

    TI UCCIDERO’




    Akane massaggiò energicamente con entrambe le mani la base del collo indolenzito, chiuse gli occhi nel sentire un po’ della tensione scivolare via sotto le dita affusolate. Tentò di regolare il respiro e di concentrare le energie mentre aspettava che il dottor Tofu e gli altri finissero di mettere i sigilli a tutte le uscite della casa. Sentiva le loro voce indistinte e i passi affrettati dal piano di sotto. Dovevano sbrigarsi, la notte stava calando in fretta.
    Akane era inginocchiata di fronte alla stanza dei Saotome come ogni notte di fase lunare, mentre Ranma giaceva nella sua camera incatenato dopo che per l’ennesima volta Kasumi, sotto ordine di Obaba, l’aveva sedato con delle erbe cinesi messe nel pasto serale.
    Le si stringeva il cuore ogni volta che assisteva a quella scena, al pensiero di mentirgli tutte le volte e di fingere non curanza mentre Ranma mangiava a sbafo. Spesso aveva avuto la tentazione di fermarlo con una qualsiasi scusa, magari buttandogli accidentalmente il piatto sul pavimento, ma sapeva che non era possibile. Lo faceva per il suo bene, lei doveva proteggerlo! Si ripeteva ogni stramaledetta volta.
    Appoggiò involontariamente una mano sulla gamba destra, ma il solo contatto le provocò dolore, tanto ritrarla immediatamente. Era una ferita recente! Durante l’ultima lotta, Ranma le aveva procurato un taglio così profondo da costringere il dottor Tofu ad applicarle dei punti di sutura. Ormai l’effetto dell’antidolorifico che le aveva permesso di allenarsi senza troppi problemi con Ranma doveva essere svanito. Storse la bocca con nervosismo. Di certo non spiccava di salute e questo era un punto a suo sfavore.
    *Speriamo che stanotte vada tutto bene… Ranma* Pensò mentre in cielo la luna piena cominciava a mano a mano a delinearsi. Una notte di plenilunio!
    Un rumore la risvegliò dalle sue riflessioni, batté un paio di volte le palpebre.
    Sentì qualcuno salire le scale e si voltò. Obaba le venne incontro camminando sul lungo bastone nodoso.
    “Tutto bene?” Chiese la vecchia con voce gracchiante. La ragazza annuì, cercando di mascherare il fastidio della gamba con un sorriso.
    Obaba la fissò con aria indagatrice serrando i suoi grandi occhi, poi le girò le spalle e disse “Vieni giù! Ho chiesto a Kasumi di prepararti una tisana energizzante” Lo sguardo si posò sulla gamba “E il dottor Tofu ti applicherà un unguento calmante per la tua ferita”
    Akane alzò il sopracciglio, quasi divertita, quell’amazzone era molto astuta, ma lei non si mosse dalla sua posizione, Ranma avrebbe potuto svegliarsi in qualsiasi momento.
    Quasi le avesse letto nella mente Obaba continuò “Ci vorrà ancora qualche minuto perché la luna piena possa brillare in cielo, il futuro marito sarà al sicuro” L’anziana la fissò nuovamente con quegli occhi enormi “Sia ben chiaro Tendo che non lo sto facendo per te, ma per il futuro marito della mia bambina.” Dicendo cosi si voltò e la precedette.
    Akane sospirò e con lentezza scese le scale dietro all’anziana cercando di camuffare l’andatura zoppicante tenendosi al corrimano.


    Di colpo il respiro gli divenne affannoso. Eppure stava correndo da solamente pochi minuti. Un brivido gli fece rizzare il pelo sul dorso e l’enorme lupo dal manto argenteo si bloccò.
    Ma cosa diavolo gli stava succedendo? Perché d’improvviso sentiva accrescere ancora di più il forte impulso di spaccare la faccia a quel misero ningen? Perché stava correndo come un forsennato bramando il momento dell’arrivo in quel covo di esseri umani? Forse perché aveva osato toccare, ferire Ayako?
    Scosse la testa violentemente. Ma cosa andava a pensare?
    Quella femmina, Akane, era quello il suo nome, era uguale ad Ayako, il suo corpo, i suoi occhi,le sue movenze, ma non era la sua dolce Ayako.
    Era solo la donna di quell’artista marziale.
    Ayako era morta. Lui stesso aveva tenuto fra le braccia il suo corpo freddo e rigido mentre esalava l’ultimo respiro.
    Allora perché… perché voleva lottare contro quel ragazzino? Ancora confuso digrignò le zanne corrugando il muso affilato.
    Forse perché aveva osato sfidarlo con una sfacciataggine e una presunzione che mai gli erano stati rivolti e inoltre quel ningen l’aveva ferito!
    Si toccò con la grande zampa il punto in cui l’aveva colpito. La ferita era guarita subito poiché, essendo un youkai, il suo corpo poteva curarsi nel giro di pochissime ore, ma per un attimo avvertì quella sensazione di bruciore. Il bruciore della sfida. Il fuoco della lotta.
    Mai nessun essere e meno che mai un ningen, aveva azzardato così tanto.
    Aveva un conto in sospeso con quell’artista marziale, le sue nocche si erano macchiate del suo purissimo sangue e nessuna di quelle poche creature che potevano vantare tale “privilegio”, avevano avuto il tempo per osannarlo al mondo.
    Un ghigno si dipinse sul muso.
    Sì, doveva essere così, quella donna non centrava nulla, si disse balzando in avanti e continuando la sua corsa verso casa di Tendo.


    Il dottor Tofu intinse il batuffolo di ovatta bianca nella ciotola di terracotta contenente del liquido verde marcio, leggermente grumoso e dall’odore amarognolo, per poi posarlo sulla ferita di Akane, tamponandola lievemente per evitare di farle troppo male. Era sicuro che nonostante la sofferenza Akane non avrebbe lasciato trapelare in alcun modo il dolore che provava. L’orgoglio e la testardaggine di quella ragazza erano ammirevoli, tanto che Tofu sorrise.
    La sala era immersa nel silenzio totale, tanto che si potevano sentire i respiri sempre più rochi di Ranma.
    “Ecco fatto! La gamba dovrebbe farti meno male, l’effetto di questo unguento è simile alla morfina, durerà circa dodici ore” Tofu finì di fasciare Akane con strette bende e chiuse la sua valigetta rivolgendo un espressione serena ad Akane in contrasto con quella cupa e rabbiosa di Ryoga proprio dietro di lui.
    Akane annuì srotolandosi sulla gamba il pantalone dei suo ji “Grazie dottore”. Si rivolse verso Obaba finendo la sua tisana “Sarebbe ora che voi andaste. Non vorrei vi trovaste qui quando Ranma si sveglierà”
    Obaba asserì “Bene, allora noi andremo da Tofu, in caso di pericolo sai cosa fare vero?”
    “Sì, non vi preoccupate per me”
    “Akane sta attenta ti prego. Stanotte ci sarà la luna piena” La voce dolce e ansiosa di Kasumi le arrivò al cuore.
    “Tranquilla nee-chan**, starò atten…”
    D’improvviso i vetri della porta scorrevole che dava sul giardino si ruppero e un insolito vento caldo investì la stanza.
    “Ma cosa diavolo?” Urlò Ukyo proteggendosi il volto ma sfoderando l’enorme spatola che portava sempre con se mettendosi in guardia.
    Le porte furono sradicate dai loro cardini e tutti gli astanti avvertirono un aura potentissima .
    “Non… non è possibile” Disse tremante Shan-pu voltandosi verso Mousse che scosse la testa.
    La tempesta si calmò e il gruppo uscì sul porticato.



    Davanti a loro c’era lui. Lo youkai della luna, in veste di Ookami dal manto perlaceo.



    “Toshio” Disse Ryoga parandosi di fronte ad Akane.



    “Signor Genma, signor Saotome, rimanete in casa a proteggere Nabiki e la signorina Kasumi” Urlò il dottor Tofu visibilmente preoccupato. Kasumi incrociò le braccia al petto impensierita, una fitta la cuore la infastidì, mentre il suo sguardo si posò verso Akane.



    Il demone rise malignamente cacciando fuori le zanne.



    “Dov’è colui che ho maledetto? Abbiamo un conto in sospeso” La voce bestiale e inumana provocò un brivido ad Akane.
    Happosai avanzò con sfrontatezza e a lui si affiancò Obaba.
    “Cosa vuoi ancora da lui essere demoniaco? Non ti basta avergli rovinato la vita? Chi ti ha mandato? Chi è che ti ha evocato?” disse con voce crescente il maestro.
    Delle fiamme purpuree avvolsero l’ookami, che attuò la trasformazione in forma umana e a braccia conserte si posò elegantemente su una pietra levigata del giardino facendo attendere ancora di più i suoi spettatori.
    “Vecchio ningen, non importa chi mi abbia evocato, poiché chi l’ha fatto ora non è più in grado di narrarvelo”
    Tutti trasalirono nell’udire le parole del demone, quell’essere spregevole aveva fatto fuori chi l’aveva richiamato nel loro mondo. Ma ciò che li fece raggelare era la freddezza e la semplicità con cui ammetteva di aver commesso l’omicidio.
    Obaba e Happosai si scoccarono uno sguardo nervoso. Uno youkai così era troppo pericoloso. Niente rimorsi, niente pietà. Per lui erano solo piccoli insetti da schiacciare in qualsiasi momento.
    “Sarò clemente con voi, se mi direte dove si nasconde la vostra morte sarà veloce.
    Ebbene dov’è quel ningen?” Toshio li fissò ad uno ad uno, i loro occhi impavidi nascondevano in realtà una paura mal celata che lo estasiò *Sciocchi stupidi mortali*
    “Scordatelo!” Akane si fece avanti divorando con lo sguardo l’youkai, ignorando l’insistenza di Ryoga a farsi da parte “Akane non andare! Akane stanne fuori!!”
    “Piantala Ryoga!” urlò Akane con occhi decisi “Se quell’essere vuole Ranma…” tornò a guardare con gli occhi la divinità “…dovrà prima passare sul mio cadavere!”

    Toshio posò lo sguardo su quella femmina tanto simile a lei, fissò i suoi occhi, ma non percepì nessuna paura, nessun tentennamento, solo una fortissima caparbietà e un sentimento nascosto.
    Per un attimo gli venne in mente l’immagine della sua Ayako.
    Tutta insanguinata, stremata dalla furiosa lotta contro il suo nemico. Il suo viso, anche se pallido, splendeva di una luce di dignità allarmante. Lei lo stava proteggendo, lei non avrebbe mai permesso che lui morisse.
    Lei era morta per lui!!

    Uno spasmo interno fece contrarre il volto di Toshio mentre, davanti a lui, quegli occhi dorati lo fissavano con lo stessa intensità. Dopo anni si ritrovò a fissarli di nuovo, così energici, così vivi.
    Rimase così, fermo e immobile a fissare quella ningen.
    “Hai sentito?” Urlò Akane senza accennare ad arrendersi e ridestando l’youkai, che si ritirò dietro alla sua solita maschera di gelo e freddezza.
    “Non ho tempo da perdere con te giovane ningen! Togliti di mezzo e avrai ancora qualche ora di vita”. La sua voce era dura e atona, ma Akane ne scorse una sottilissima venatura di… disperazione??
    Ryoga si mise in posizione di attacco furente come non mai. Gli bruciava ancora che l’ultima volta quel bastardo lo avesse sconfitto. Ora l’avrebbe pagata.
    “Youkai o no, non ti lascerò sfiorare Akane nemmeno con un dito” urlò Ryoga facendo fuoriuscire tutta la rabbia che aveva trattenuto in quei giorni. La sua aura si incrementò facendo danzare i capelli.
    Cercò la forza dentro di lui per essere più infelice possibile. Non gli importava se Akane lo vedeva usare il suo micidiale colpo del leone, segno di una forte frustrazione interna. L’importante ora, era proteggerla anche a costo della vita, anche se sapeva che il suo cuore non gli sarebbe mai appartenuto *Bene anche questo mi aiuterà per sferrare il mio colpo*
    L’aura di Ryoga si tinse di una sfumatura rossastra e il suo sguardo a mano a mano cominciò a divenire sempre più assente. La pupilla si dilatò del tutto fissando il vuoto.
    “Ryoga” strillò Akane prima di essere presa per un braccio da Happosai e portata all’interno della casa per sfuggire al colpo. “Tutti giù” urlò il vecchio balzando dentro.
    Toshio non si mosse di una virgola, mentre fissava l’avversario concentrare le sue forze in un colpo energetico sopra le loro teste.
    *Interessante* pensò il demone inclinando di poco la testa.
    “Shishi hoko…”
    Ryoga era al massimo della concentrazione, i capelli si mossero verso l’altro spinti da una forte energia.
    “…daaaaan!!!!”
    Fu un attimo e un lampo rosso scese sul giardino di casa Tendo provocando un forte boato.
    La terra fu scossa e in casa tutti cercavano di tenersi gli uni agli altri per non essere colpiti da quella tecnica micidiale.
    Poi tutto cessò in poco meno di venti secondi!

    Nel giardino si aprì un cratere nero e scuro con al centro un Ryoga fumante ancora in trance.
    Akane e gli altri corsero verso di lui urlando il suo nome.
    Ryoga cadde sulle ginocchia mentre Ukyo lo sorresse per le spalle “Ryoga stai bene?”
    Mousse sorrise “Fiuu… Certo che ci sei andato pesante!! Quel mostro non può essere sopravvissuto a…”
    “Ti sbagli ragazzo” disse Happosai guardando in alto con un tono di voce grave.
    Tutti alzarono lentamente lo sguardo e i loro occhi si sgranarono nel vedere Toshio fluttuare in aria a braccia sempre conserte che, con un espressione di sufficienza, li guardava dall’altro verso il basso.
    Attorno a lui un kekkai** color magenta molto potente.
    Scese giù senza scomporsi atterrando ai margini del cratere.
    “Ma come…” disse Ryoga con il respiro reso affannoso dallo sforzo appena sostenuto “Come diavolo…”
    “Devo dire che come colpo non era male in fondo” Sentenziò Toshio togliendo il velo di fuliggine che si era posato sulla manica nera della sua tenuta “Ma… come vedi, non è servito a nulla!” Aprì le braccia come per enfatizzare il suo buco nell’acqua.
    Un ghigno si dipinse sul bel volto marmoreo “Ora tocca a me!! se non volete dirmi dove si nasconde quel ningen allora vorrà dire che lo cercherò da solo”
    Alzò l’indice della mano vicino al volto e da esso ne uscì una piccola sfera verde, la sua espressione si fece inquietante.
    “Perciò ora non mi servite più! Potete dire le vostre ultime preghiere”
    Tutti trasalirono consci di non avere via di scampo.
    Akane si morse il labbro *Ranma*
    Ma un forte ululato spezzò la tensione che si era venuta a creare.
    Tutti si voltarono verso il tetto sul quale si stagliava in controluce una figura enorme scura e ricurva su se stessa.
    *Bene* pensò Toshio, mentre tutto il gruppo rimase a bocca aperta.
    Akane deglutì a fatica, mentre la gola le si seccò.
    Ranma era sul tetto di casa che ululava alla luna dietro di lui, un enorme cerchio in un cielo sereno come sfondo. Il suo aspetto era completamente cambiato.
    Ora era un licantropo dal manto bronzato e gli occhi assassini.
    *O kami-sama*

    Vocabolario
    nee-chan: sorellina
    kekkai :barriera


    Capitolo 15

    IL TRISTE COMPROMESSO



    Akane fissò con occhi sgranati l’essere che in quel momento era seduto sul tetto di casa sua. Un essere dal pelo bronzato che risplendeva di riflessi dorati al contatto con la luce lunare.
    Quell’essere era Ranma, il suo Ranma!
    Incurante del fatto che sotto di lui il gruppo dei suoi amici/nemici lo stava osservando con Toshio, la divinità della luna, colui che l’aveva maledetto, alzò il muso sfoggiando grosse fauci affilate.
    Nei suoi occhi purpurei dalla pupilla dilatata non più umani si rifletteva la candida luna piena.
    Dalla sua gola provenne un suono acuto e penetrante, un ululato rivolto al corpo celeste, che echeggiò per tutto il distretto di Nerima, facendo abbaiare i cani del vicinato e miagolare i gatti randagi.
    Gli echi del latrato rimbombarono anche nel giardino Tendo, dove tutti sussultarono nell’udire quel grido di omaggio alla luna.
    Per la prima volta Ukyo, Shan-pu, Mousse, il dottor Tofu e Obaba poterono vedere Ranma in versione maledetta e i loro occhi tremarono davanti al loro giovane amico, nemico e presunto fidanzato, trasformato in una belva.
    “La-lanma” bisbigliò Shan-pu, incredula di ciò che stava assistendo.
    “Non posso crederci” disse Ukyo indietreggiando di qualche passo, “Non può essere…”
    Una risata fredda e imperiosa fece girare tutti i presenti. Gli occhi di Toshio brillarono di una luce sinistra alla vista del ningen trasformato in ookami.
    Un brivido caldo lo invase e nei suoi occhi perlacei si intravide il guizzo della sfida.
    *Ottimo* pensò alzando un angolo della bocca, mostrando il canino che si allungava.
    *Vediamo cosa sai fare, moccioso.*
    La terra sotto i piedi di Toshio tremò, mentre si sollevarono da essa fiamme purpuree che avvolsero il suo corpo.
    “No!” il dottor Tofu, Happosai e Mousse si lanciarono contro il demone intuendo le sue intenzioni bellicose.
    “Dottore!” gridò d’istinto Kasumi tentando di andargli incontro, ma fu fermata da una razionale anche se impaurita Nabiki.
    L’aria intorno al demone si impregnò di elettricità che vorticò impazzita e respingendo il giovane medico sbalzandolo a terra, il maestro scaraventandolo contro un albero e il combattente cinese facendolo finire nello stagno, con conseguente trasformazione in anatra.
    “Happy, Mousse! Come…” ad Obaba morì la frase in gola nel momento in cui avvertì un’aura incredibilmente forte e battagliera.
    Davanti a loro, Toshio si era a sua volta trasformato in un licantropo dal manto perlaceo, di stazza più grande di quella del giovane artista marziale.
    Saltò sul muro di recinzione che circondava casa Tendo, e anch’egli emise un lungo e profondo latrato, molto più arrochito e spaventoso di quello di Ranma.
    Il ragazzo fissò la fiera davanti a lui, un suo simile a giudicare dall’odore, ma molto più potente.
    Con fulminea rapidità scese dal tetto parandosi d’istinto davanti ad Akane, rizzando la folta pelliccia e ringhiando famelico.
    L’ookami argentato assunse una postura austera e di nuovo emise un ululato, mostrando le zanne.
    I licantropo dorato subito lo imitò ululando a sua volta, inarcando la schiena ricurva.
    Happosai si rialzò intontito, ma il suo sguardo sgomento rifletteva l’incredulità di ciò che stava succedendo, così cercò lo sguardo di Obaba per aver conferma delle sue supposizioni.
    “Cologne, tu…”
    “Sì Happy” lo interruppe la vecchia senza guardarlo, non staccando mai gli occhi di dosso dalle due belve “Ranma e Toshio non stanno solamente ululando alla luna. Stanno comunicando tra di loro nella loro lingua primordiale. Quei latrati sono un codice speciale che precede un combattimento.
    Si stanno sfidando!!” Obaba aveva parlato talmente veloce da restare senza fiato.
    Tutti fissarono l’anziana sbalorditi. “Sfidando?” domandò Ukyo apprensiva “Ma Ranma…non potrà mai farcela!”
    Dietro di lei il volto di Akane si contrasse in seguito ad un forte dolore alla mano che aumentava ad ogni istante che passava. Strizzò gli occhi cercando di contenere un urlo.
    Afferrò tremante il polso della mano dolorante e la fissò impaurita. Una cicatrice a forma di falce risaltava ormai su tutto il palmo, mentre le fitte si propagavano a tutto il braccio.
    Un brivido le percosse la schiena. *Oh Kami!! Ma allora il dottor Tofu aveva ragione.*
    Toshio alzò la zampa dove i suoi artigli si facevano sempre più lunghi, mentre Ranma rizzò il pelo e impulsivamente attaccò.
    Si fiondò sull’avversario balzando sulla recinzione brandendo l’arto artigliato, ma Toshio lo bloccò trattenendogli il polso.
    *Non male il novellino* pensò Toshio faticando ad arrestarlo.
    Ranma si allontanò balzando a qualche metro da Toshio, si mise a quattro zampe digrignando le fauci.
    Lo Tsuki no youkai lo fissò con alterigia, incrociando le braccia in una postura più composta. Ringhiò beffardo stuzzicando i nervi dell’avversario che, di rimando, soffiò minaccioso mostrando i canini.
    I due ookami saltarono in aria e una serie di colpi si susseguirono a raffica creando spostamenti d’aria talmente violenti da frantumare la recinzione in vari punti e lasciando al suo posto enormi crateri.
    Ranma fu artigliato alla spalla e guaì dal dolore, poi una veloce gomitata alla schiena lo fece atterrare al centro del buco che poco prima aveva aperto Ryoga con il suo colpo.
    “Ranma!!” Urlò Ukyo mentre si avvicinava ai bordi del cratere assieme a Shan-pu e Mousse-papera.
    Toshio si ravviò il manto biancastro e fissò con sufficienza l’essere che ora stava tentando di mettersi in piedi “Non potrai mai battermi ningen”, sentenziò con voce ancora più gutturale e roca di quella della sua forma ningen.
    Ranma latrò minaccioso, scrollandosi dalle enormi spalle la terra che vi si era depositata durante la caduta.
    Si avvicinò ciondolante al demone di qualche centimetro,mentre i due si scrutavano con odio selvaggio.
    Ranma attaccò portandosi le zampe al petto per poter sferrare un colpo a sorpresa. Toshio attese che si avvicinasse poi si spostò dalla sua traiettoria portandosi alle spalle di Ranma che, acuendo tutti i suoi istinti, si girò di scatto su se stesso aprendo le braccia. Sfoderò i suoi lunghi artigli riuscendo a colpire Toshio ad un braccio.
    L’espressione dello youkai si corrugò nel vedere il suo sangue fuoriuscire dalla ferita e ringhiò, esaltato da quello scontro. Erano anni che no si gustava un incontro così.
    L’odore del sangue e della lotta lo caricò sempre di più, mentre la lotta si spostava ancora una volta a mezz’aria.
    Entrò di prepotenza su Ranma, caricandolo con una testata al torace che gli fece sbarrare gli occhi, ma fu sorpreso dalla risposta del ragazzo che, in un impeto di rabbia, gli posò le mani ai lati della testa spingendolo verso il basso, mentre gli sferrava una potente ginocchiata al plesso solare scaraventandolo al suolo.
    Tutti seguivano il combattimento al limite dell’incredulità. Occhi sbarrati, tremori e tanta, tantissima ansia.
    Akane vide la sua ferita arrossarsi, chiuse la mano a pugno e distolse lo sguardo dal combattimento e dalla ferita girando la testa di lato, chiudendo gli occhi. Era frustrata dalla sua incapacità di aiutare Ranma *Dannazione!!* Imprecò mentalmente.
    Un grido la riscosse dai suoi pensieri. Shan-pu con occhi tremanti aveva tremato alla vista dello scontro tra i due ookami.
    Ranma si era avventato su Toshio, ancora a terra, artigliandolo al petto, ma questo, approfittando della vicinanza dell’avversario, gli infilzò le grinfie in un fianco, penetrando la carne in profondità.
    La scena era tragicamente statica. Era bloccata. Entrambi non si muovevano in attesa di qualche mossa del nemico.
    Ad Akane girò la testa nel vedere il sangue di Ranma bagnare l’erba verde smeraldo del giardino.
    Un gemito roco provenne dall’ookami bronzato che, a poco a poco, allentò la presa dei suoi artigli.
    Sfruttando l’occasione Toshio infierì di nuovo contro Ranma infilzandolo ancora di più e, con una forte spinta, lo scaraventò brutalmente lontano da lui, facendolo atterrare qualche metro più in là.
    Si alzò a fatica, cercando di non ansimare troppo.
    Quel moccioso l’avrebbe pagata cara! Quello era un affronto che doveva essere lavato con il sangue!
    Toshio, tenendosi una mano sulla ferita, si fermò davanti ad un Ranma dolorante e stremato.
    La ferita doveva essere molto profonda data la quantità di sangue che il suo avversario stava perdendo e il suono del suo respiro smorzato era musica per le sue orecchie.
    Era stato un valido avversario, ma era tempo di finirla con i giochi.
    Alzò la mano pronto ad infliggergli il colpo di grazia.
    Un boato di urla di sottofondo lo caricò mentre percepiva nell’aria la fantastica sensazione della paura. *Ningen… che esseri insignificanti.*
    La mano scattò, ma di colpo si bloccò a mezz’aria ed un silenzio innaturale scese sul giardino.


    Akane percepiva il manto caldo di Ranma sotto il suo corpo e la prima cosa a cui pensò a quel contatto fu che, rispetto a lui durante la trasformazione, lei era molto piccina. Il suo corpo minuto copriva solo metà di quello del ragazzo, così mastodontico e imponente.
    Aveva la testa pigiata sul suo torace che si alzava e abbassava faticosamente, rantolando.
    Sentiva il caldo sangue imbrattarle le vesti. Il cuore di Akane era in tumulto, ancora non si capacitava del suo gesto mentre, incredula, cercava di capire da dove fosse scaturita quella forza che le aveva dato il coraggio di compierlo.
    Non appena Toshio aveva alzato la mano per finire Ranma, Akane aveva sentito il suo respiro bloccarsi. Le era sembrato come l’oscura mietitrice venuta per reclamare la vita di quel ragazzo… il suo ragazzo! E lei non l’avrebbe permesso, non avrebbe fatto uccidere Ranma senza nemmeno tentare di salvarlo.
    Così, spinta da una paura estrema, Akane aveva cominciato a correre meccanicamente buttandosi come scudo sul quel corpo enorme e peloso che lei tanto amava.
    Ora era lì, di spalle, inerme, alla mercé di quel mostro, che in un attimo le avrebbe tolto la vita, ma non le importava nulla se non stare sopra un Ranma svenuto e sanguinante.
    Solo che l’attesa divenne lunga secondi, poi minuti…
    Akane non capì cosa stava succedendo e alzò lentamente lo sguardo fissando negli occhi dell’ookami-youkai con aria interrogativa.
    Toshio si era fermato di scatto osservando il folle gesto di quella femmina ningen che si era praticamente buttata in un’impresa suicida.
    Già in precedenza aveva avvertito provenire da lei un forte sentimento di ansia e frustrazione, per questo non si era stupito troppo nel vederla correre verso quel combattente.
    *Sciocca* aveva pensato, pronto a ucciderli entrambi.
    Ma… si era bloccato! Si era bloccato nel vedere quel corpicino esile che tentava di coprire quello di quell’artista marziale grande il doppio.
    Ora lei lo fissava con un disarmante timore, eppure la luce dei suoi occhi brillava di una forza latente.
    Avrebbe fatto di tutto pur di salvare quel ningen *Ayako.*
    La sua Ayako non era diversa da lei. La stessa testardaggine, la stessa sfrontatezza, lo stesso ardore, che in lui provocava emozioni di ammirazione e di fastidio.
    Abbassò la mano e fissò con arroganza quella stupida ragazzina.
    “Non ti è cara la vita stolta femmina?” disse con voce glaciale.
    Akane abbassò lo sguardo intimorita, respirò profondamente e con voce tremante disse:
    “Vi prego Toshio-sama… non uccidetelo, vi prego! Abbiate pietà, risparmiatelo!” Alzò il viso bagnato da piccole stille mentre le gote si arrossavano come quelle di una bambina.
    Toshio alzò il sopracciglio “Lui ha osato ferirmi e ora ne pagherà le conseguenze” disse imperioso.
    “NO!” Urlò Akane guadagnandosi un’occhiata di alterigia da parte di Toshio che le gelò il sangue nelle vene.
    Abbassò il viso, in segno di scusa “Perdonatemi Toshio-sama, non volevo arrecarvi danno, ma vi prego lasciatelo stare, lasciatelo vivere.”
    “E perché mai?” Chiese con superbia.
    Akane fissò i grandi occhi rossi socchiusi di Ranma e gli accarezzò amorevolmente la guancia,
    poi alzò il volto verso Toshio con una sicurezza spaventosa.
    “Perché non potrei vivere senza di lui e sarei disposta a tutto, anche a morire, pur di salvarlo.” La sua voce ferma tradiva un grande imbarazzo, ma non abbassò gli occhi, pieni di tanta dignità.
    “Disposta a tutto” ripeté riflessivo Toshio, accarezzandosi il mento mentre pensava alle sue parole; poi un lampo di genio gli attraversò la mente e senza riflettere diede voce ai suoi pensieri.
    “Disposta anche a venire nel mio regno?”
    La voce di Toshio fu come uno schiaffo in faccia ad Akane che fissò il suolo bruciato con sguardo assente.
    “Venire… venire con voi? Per sempre?”
    Il demone annuì “Verresti nel mio regno in qualità di ancella e di mia sottoposta. Se accetti lui avrà salva la via. In caso contrario…” aprì la mano acuminata “… perirete entrambi per mano mia.”
    “Cosa?” Ryoga, ancora ferito, tentò di alzarsi in piedi incurante delle ammonizioni di Ukyo e a stento tratteneva una collera quasi indicibile.
    “Brutto bastardo io non ti permetterò di approfittare della situazione, se vuoi Akane dovrei passare sul mio cadavere!!” Ryoga era furioso.
    A lui si unirono le parole minacciose del Dottor Tofu e Happosai, mentre lo fulminavano con occhiate micidiali.
    Toshio si voltò con non curanza “Voi statene fuori stupidi ningen, se vi è cara la vita!”
    “Come osi…” disse Happosai furioso “Venderemo cara la pelle, non sai con chi hai a che fare, noi…”
    “Toshio-sama” la candida voce di Akane bloccò la frase del maestro.
    Il demone si voltò a mezza faccia, mentre Akane girò la testa fissando un punto indefinito.
    “Voi…” ingoiò il grosso magone “Voi mi promettete che se verrò lui… lui sarà salvo??”
    Toshio incrociò le braccia al petto cercando di non pensare al dolore delle ferite.
    “La mia parola è sacra ningen” disse altezzoso e tronfio.
    Akane deglutì “Allora se lo lascerete vivere… io sarò vostra!! Toshio-sama accetto le vostre condizioni”, abbassò lo sguardo trattenendo le lacrime.
    Il vento pungente fece da contrappunto alle parole appena pronunciate da Akane.
    Ryoga strabuzzò gli occhi alle parole della ragazza e sentì il suo cuore pesargli terribilmente, mentre dietro di lui Soun era in preda alle lacrime, disperandosi come un bambino tra le braccia di una Kasumi frustrata e una Nabiki attonita per il folle gesto della sorella.
    “Ma, ma Akane…” cercò di dire Ryoga, ma la ragazza si alzò in piedi ponendo subito fine alla replica del giovane.
    “No Ryoga, ho deciso!! Anche la mia parola è una parola d’onore Toshio-sama.”
    Lo youkai annuì “Ti conviene ningen! Da ora in poi sarai di mia proprietà e come nei patti lascerò in vita l’artista marziale.”
    Akane annui “C’è un solo problema!”
    “E sarebbe??” Ribadì alquanto spazientito alzando il sopracciglio.
    Akane si inginocchiò sul corpo svenuto di Ranma “Vedete, io sono l’unica a tener a bada Ranma durante le sue trasformazioni. Senza di me nel prossimo cambiamento lunare potrebbe far male a qualcuno e io… io non potrei perdonarmelo. Vi chiedo come ultimo favore di poter eliminare la sua maledizione, cosicché io possa venire con voi con cuore sereno.”
    Toshio parve riflettere sulle parole appena pronunciate da quella donna.
    Si avvicinò a quell’inutile “ookami-ningen” e lo colpì con un raggio di un bianco accecante, che partì dal palmo della sua mano. La luce investì il suo corpo interamente.
    Tutti furono costretti a coprirsi gli occhi, tranne Akane, che fissava la scena impassibile.
    Quando il bagliore si fu attenuato diversi minuti dopo, Toshio le diede le spalle un po’ affaticato e sbalordito. Poi tornò a fissare Akane, che attendeva una sua parola.
    “Ho solo alleviato la sua maledizione, ponendo una barriera ai suoi istinti. Ora il ningen potrà controllarla se ne sarà in grado e non potrà nuocere a nessuno a meno che non lo voglia. Questo graverà sulla sua forza e sulla sua potenza. Reprimendo la parte impulsiva sarà meno forte di adesso e possiederà una minor potenza demoniaca.”
    “Arigatoo, Toshio-sama” rispose Akane asciugandosi una lacrima.
    “Tra quattro ore verrò a prenderti fujin**! Fai in modo di trovarti pronta se veramente tieni alla vita di chi ti sta accanto.”
    Così dicendo Toshio sparì in una luce rossa come il fuoco, con uno sguardo tra lo stupore e l’irato. Quel ningen doveva avere un potere enorme se la sua maledizione si è radicata in lui riconoscendo la sua forza *Strano! In lui c’è molto potere. La maledizione è insita in lui oramai. Non è un comune ningen quel ragazzo.*
    Il cielo cominciò a schiarirsi e a poco a poco e Ranma riprese le sue fattezze umane tra le braccia di un’Akane tremante e smarrita.



    Fujin: donna
    Arigatoo: grazie
    Ookami-ningen: lupo-umano (aggettivo dispregiativo di Toshio)

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:41
     
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  6. .Ranma.
     
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    Devo segnalarti un errore di cui mi sono accorto solo ora : in tutti i capitoli tu hai scritto OKAMI per indicare 'lupo' , ma Okami con una o sola significa imperatore, la giusta dicitura è ookami (con due o).
    Attenta alle traslitterazioni, perchè alcuni termini, sia in kanji che in romaji hanno significati differenti seppur sembrino uguali.
    Ti segnalo altre annotazioni che mi sono preso capitolo per capitolo (leggendo per ora le note che riporti in fondo) sino all'ultimo che hai pubblicato su efp :
    Fujin -> appellativo per indicare la moglie di un signore feudale/ appellativo usato per indicare 'signora/consorte'
    arigatoo -> arigato / arigatou
    shoji (significa possesso od è il gioco usato da Genma e Soun) -> shouji (è porta scorrevole)
    hambun-youkai (non so se con ciò intendevi un mezzo demone XD non ho capito bene il tuo concetto di metà, comunque per indicare mezzo demone
    esiste la parola 'hanyou'.
    kisai (che hai usato come 'entrata') significa genio; entrata si dice agariguchi oppure agarikuchi
    Hai scritto gomen nasai (attenzione, le parole come onee-san, oyasumi nasai ecc... vanno scritte separatamente) per indicare un permesso d'entrata
    potrebbe starci dato che per entrare talvolta si dice 'scusate' , ti dico lo stesso il termine giusto che significa proprio 'è permesso?' si dice shinshaku
    Non credo ci sia altro da aggiungere


    Edited by .Ranma. - 28/2/2009, 18:58
     
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  7. Babirox25
     
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    ^_^cavolo mi sa che ho stravolto molto la lingua giapponese ^_^ grazie mille ranma appena ho due minuti mi rivedo le tue correzioni *_* Domani ho un esame per cui sto incasinata, se posso, potrei chiederti in futuro altri consigli??

    Ah per l'hambun-youkai io lo intendo demone ibrido, so che è sbagliato lo so, ma lo vorrei tenere perchè ci sono affezionata ^_^

    grazie per le dritte!!!!
     
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  8. .Ranma.
     
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    Figurati, non c'è di che.
    Certo chiedi pure in futuro, io son qua.
     
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  9. Babirox25
     
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    Capitolo 16

    la separazione

    Le lacrime che scendono ora dai miei occhi sono le stesse che si sono innamorate di te
    e quelle che mi costringono a dirti addio.
    CH - tratto da Andy

    ********************************
    Il mite calore del sole mattutino irradiava con una luce soffusa i fili d’erba bagnati del giardino di casa Tendo, ma la luce riflessa non emetteva i bagliori cristallini come il riverbero splendente di lacrime di rugiada, bensì folgori vermigli.
    L’erba era ancora impregnata del sangue versato durante la battaglia che si era svolta di quella notte, una notte di luna piena.
    Ranma e Toshio, in versione ookami, si erano sfidati al limite del concepibile, mossi da un irrefrenabile istinto selvaggio, solo che colui che era stato vinto, era l’artista marziale più forte del Giappone, appartenente alla scuola Saotome. Ranma aveva perso per mano dell’ookami-youkai, signore della luna. La sua morte sembrava già scritta nell’intricata tela del fato dagli artigli acuminati di Toshio, ma… l’amore si sa, fa fare cose assurde, folli, così irrazionali che se ci fosse una spiegazione a tutto questo nessun orecchio umano comprenderebbe tale mistero, così profondo e intricato.
    Akane, alla vista di Ranma steso al suolo alla mercè di quel mostro, si era frapposta un attimo prima che Toshio potesse infliggergli il colpo di grazia, stipulando un patto, un patto crudele quanto disperato. Lei sarebbe diventata l’ancella dello youkai, avrebbe vissuto con lui nel suo regno, in cambio il demone gli avrebbe risparmiato la vita.
    Akane posò la bocca dischiusa sulle mani intrecciate davanti a lei, il suo sguardo era fisso sulla figura distesa su un futon. Ranma era fradicio di sudore, ansimava tanto che le labbra erano divenute pallide. Il dottor Tofu aveva detto che era fuori pericolo, ma aveva bisogno di assoluto riposo per rimettersi.
    Akane ricordò le parole che il dottore le aveva rivolto fuori dalla stanza del ragazzo. L’uomo aveva constatato che il potere della maledizione stava aiutando Ranma a rimanere in vita. Era diventata parte del suo essere e dunque controllabile dalla mente mortale. Toshio aveva mantenuto la sua parola.
    Akane sospirò cacciando aria dalla bocca, la tensione che le circolava in corpo era carica di adrenalina da scoppiare. Tra non molto quell’essere sarebbe venuta a prenderla e lei, lei non avrebbe opposto resistenza. Un piccolo magone le si formò sotto al costato premendo sul diaframma, rendendole difficile respirare. Non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia, i suoi amici… lui… non avrebbe più rivisto i suoi occhi così intensi, non l’avrebbe più rivisto fare gli esercizi mattutini, semi nascosta tra i tendaggi della sua finestra, non l’avrebbe più visto correre a scuola sulla recinzione.
    Non avrebbe più litigato con lui, mai più… mai più!
    Una gocciolina beffarda fuoriuscì al lato interno del suo occhio accarezzandole in viso lentamente solcando ogni centimetro del suo viso stanco.
    Sapeva che se ne sarebbe andata tra non molto, ma inaspettatamente il suo cuore era sereno, anzi quasi… sollevato!
    Stava male al pensiero di ciò che stava lasciando, stava male nel sentirsi strappata dalla casa che l’aveva vista nascere, crescere, ridere, piangere, innamorarsi, ma nulla era paragonabile alla sensazione di vedere quel petto abbassarsi a alzarsi.
    Ranma era lì, davanti a lei… respirava, a fatica sì, ma respirava. Era salvo, era vivo!!
    Udì per alcuni secondi il sospiro rantoloso del ragazzo echeggiare nella stanza silenziosa.
    Mai le sue orecchie avevano udito suono più bello e rassicurante come in quel momento.
    Akane si morse il labbro tremante, il solo pensiero del suo corpo freddo e immobile la terrorizzava.
    Capì in quel momento la straziante sensazione che aveva pervaso Ranma sul monte Hooke quando aveva tenuto il suo corpo freddo tra le braccia. Akane non era sicura che avrebbe retto a tale dolore.
    Sarebbe impazzita dilaniata dal feroce angoscia della sua perdita.
    Non le importava stare lontana, non le importava se Ranma l’avrebbe odiata per il resto della sua vita. Ad Akane importava che lui fosse vivo, che vivesse per tanto tempo, e se concedersi a quel demone era il prezzo da pagare, allora lei lo avrebbe fatto, avrebbe pagato anche un prezzo doppiamente più alto se fosse stato necessario.
    Era meglio vivere senza di lui sapendolo vivo, che vivere lì, in quella casa, con il rimorso di averlo lasciato solo al suo destino.
    Poggiò la sua tempia sulla nocche e abbassò gli occhi sul tavolo dove erano poggiati i gomiti.
    Sopra quel mobile scuro vi era posta un busta bianca, in altro a destra c’era un ideogramma:
    Per Ranma.
    Prese tra le mani la lettera. Era stato difficile scrivere ogni singola parola, ognuna di esse le era costata cara, ma la sua decisione, il suo amore avevano prevalso. Aveva pianto su quel foglio immacolato, in quel pezzo di carta c’erano delle parole menzognere, ma necessarie.
    Si avvicinò al futon del ragazzo che sembrava ancora agitato, si sedette di fianco e gli spostò la frangetta umida del suo sudore, al contatto Ranma parve rilassarsi e il suo respiro si regolarizzò.
    Akane trattenne le lacrime e si impose di non piangere, oramai la decisione era presa e tornare indietro era impossibile.
    Com’era bello però il suo Ranma, anche così conciato! Era bellissimo, sdraiato su quel futon, anche se dolorante, lo avrebbe osservato per ore e ore in attesa del suo risveglio.
    Il suo odore intenso le riempì le narici. Sapeva di selvaggio, di terra bagnata. Sapeva di pioggia, di vento, sapeva di frutta esotica ghiacciata.
    Si chinò su di lui poggiando una mano sul suo petto, accostò le sue piccole labbra a quelle di lui sentendo il suo fiato su di lei. Salì fino alla fronte dove posò le labbra e tremò, avvertendo le guance andarle a fuoco.
    Era difficile. Era dannatamente difficile!!
    “Vorrei dirti di dimenticarmi baka! Vorrei dirti che ti odio, così sarebbe più facile staccarmi da te, ma…” la sua voce era un sussurro filiforme appena accennato, deglutì a fatica quel boccone così amaro che le infastidì il gusto.
    “So che tu non puoi sentirmi, perciò posso dirtelo solo in questo momento, perché se non lo faccio adesso me ne pentirò per tutta la vita.” Inspirò profondamente imbarazzata.
    “Ti amo baka… e anche se dovrai accettare la mia assenza, per favore non dimenticarmi!
    Sono egoista lo so, sembra un controsenso, ma… non dimenticarmi!”.
    Spostò gli occhi sulla lettera, rimanendo ancora vicina alle labbra del ragazzo.
    “Quando leggerai la lettera mi odierai” singhiozzò.
    Delle lacrime caddero dagli occhi della giovane e si s’infransero sulla curva delle labbra di Ranma che fece una smorfia inconscia, una faccia triste che strinse il cuore alla giovane.
    Non voleva andar via.
    Akane alzò la testa al soffitto, sbarrando gli occhi, cercando di frenare la lacrime.
    “Meglio che vada” sospirò debolmente, abbassando il volto cupo e contratto coperto dalla frangia cobalto.
    Stava per alzarsi, ma inconsciamente Ranma le strinse la mano nel sonno, come a impedirle di andare via da lui. Stava immobile con le spalle rivolte al suo fidanzato, sentendo le sue dita forti intrecciarsi con le sue come quella notte di novilunio. Avvertì la cicatrice pulsare e il calore irradiarsi tra i loro palmi.
    Sperava in un miracolo, sperava che lui si svegliasse e la fermasse, ma non fu così.
    La presa si allentò e la grande mano di Ranma scivolò a terra aperta.
    Il calore svanì così come era venuto e Akane sentì freddo, un freddo pungente che le gelava le membra. Espirò pesantemente e facendo violenza su se stessa, si alzò.
    Posò la lettera sul tavolo fissandola con occhi semichiusi e si avviò lentamente verso lo shouji**.
    Rimase ancora per alcuni secondi, combattendo la tentazione di girarsi, correre verso di lui, svegliarlo, dichiarargli il suo amore troppo tempo taciuto e chiedergli di fermarla, di lottare per lei, affinché restasse. Ma ancora una volta non fece niente di tutto questo.
    Quella scelta l’aveva presa lei, lui non centrava nulla.
    Aprì lo shouji adagio e scomparve dietro di esso sussurrando con un filo di voce “Addio Ranma… Gomen**!!”


    Nella sala da pranzo principale incombeva un silenzio innaturale, solo il tamburellio delle dita del dottor Tofu echeggiava tra quelle mura.
    Dall’altra stanza proveniva il suono attutito dei pianti di Soun che, stremato, era stato portato in cucina da Genma e Kasumi per una tisana calmante.
    Happosai fece un tiro di pipa seduto su una pila di zabuton** verde smeraldo mentre osservava la persone attorno a lui.
    Sia Ukyo che Shan-pu erano silenziose, ma tradivano una sottile vena di consolazione in tutta quella situazione. La loro rivale più pericolosa, tra non molto, non sarebbe stata più un ostacolo per arrivare al cuore di Ranma.
    Ukyo si rigirava l’enorme spatola fissandola fra le mani, sommersa nei suoi pensieri, mentre Shan-pu osservava fuori il giardino, con un braccio appoggiato al ginocchio piegato. Si poteva leggere una luce di rivalsa nei tratti di quell’amazzone in erba. Obaba le si avvicinò e le due cominciarono a parlare in cinese.
    Per quel poco che capiva dalla lingua mandarina, forse Cologne e Shan-pu stavano parlando di come incastrare Ranma una volta che Akane fosse uscita di scena. Chissà che strategia avrebbero architettato. L’anziano corrugò la fronte pensieroso. Beh in quanto a inganni lui non era da meno, aveva sempre avuto la mente arguta di un ventenne, ma in quel momento si sentiva addosso gli acciacchi di tutti i suoi venerandi anni.
    Era un maniaco, sì lo ammetteva, spiare le ragazze e rubare la loro biancheria era il suo passatempo preferito, la sua collezione era immensa, pizzi, merletti, “i suoi tesori” li chiamava, o meglio i suoi Zuccherini, ma ora… ora avrebbe dato ogni singolo pizzo per far rimanere lì Akane. Quella ragazza, se pur violenta e sgraziata, era per lui quasi una nipote così come le sue sorelle.
    Non aveva mai avuto una famiglia a causa del suo caratteraccio e del suo spirito un po’ troppo libertino, ma oramai considerava i Tendo come la sua famiglia.
    I suoi occhi si spostarono su Mousse. Era depresso, molto depresso. Ora la sua Shan-pu avrebbe avuto una possibilità in più per stare con Ranma, una possibilità in più per sedurlo.
    Quella stupida papera cinese non era neanche buona a tenersi la donna che amava.
    Sospirò cacciando sbuffi di fumo biancastro dalla bocca.
    La sua attenzione si spostò sul ragazzo alle sue spalle, Ryoga Hibiki.
    L’eterno disperso era stato silenzioso da quando il demone se n’era andato, nessuno aveva osato rivolgergli la parola, il suo volto contratto tradiva un nervosismo tale da sprizzarlo dagli occhi, non solo la sua Akane aveva dichiarato, implicitamente, l’amore per Ranma, il suo avversario, ma si era sacrificata per la sua vita. La sua aura combattiva emanava un tenue bagliore giallo intorno al corpo, trattenuta a stento. Se in quel momento quello sciagurato avesse lanciato uno shishi hoko dan sarebbe stato così forte che avrebbe sicuramente incenerito tutto il Giappone e perfino il grande Happosai rabbrividì a quel pensiero.
    Le nocche di Ryoga si chiusero a pugno in una morsa così stretta da divenire livide, le labbra si assottigliarono.
    Nella stanza entrò Kasumi con il termos del Thè, dietro di lei Genma sosteneva un padre affranto e stanco. “Vieni amico mio, siediti qui”
    La ragazza servì il thè a tutti, ma i suoi occhi erano socchiusi e arrossasi. Aveva pianto molto quella notte insieme a Nabiki, che aveva lo sguardo assente e pallido, mentre si mangiucchiava le unghie delle dita. Strano per la fredda Nabiki Tendo mostrare le sue emozioni, ma in quella circostanza l’ultima cosa che la preoccupava era di nascondere dietro la sua solita aria calcolatrice e insensibile quello che stava provando.
    Kasumi porse una tazza di thè a Tofu che la accettò, ma prima che la ragazza ritrasse la mano, l’uomo tentennando gliela sfiorò con le dita tremanti. Voleva che lei sapesse che lui c’era, per lei, lui c’era! Kasumi gli rivolse un sorriso stanco ma sincero che fece deglutire il dottore. Cercò di pulirsi gli occhiali appannati. Ne aveva di strada da fare, ma almeno era un passo avanti!
    Nessuno osava aprir bocca, forse non sapendo cosa dire, forse per la stanchezza, per l’incredulità, ma nessuno accennava a voler parlare, ognuno era chiuso in se stesso, immenso nei suoi pensieri.
    Lentamente la porta alle loro spalle si aprì e tutti si girarono verso di lei.
    Akane entrò nella sala e posò vicino al muro un grosso zaino da trekking stracolmo di roba guardando ad uno ad uno le persone in quella stanza.
    Vide suo padre più vecchio di quanto si ricordasse con lo sguardo basso e i capelli insolitamente disordinati, vide sua sorella Kasumi aver perso il buon umore e Nabiki aveva tolto quella impenetrabile maschera di ghiaccio che la caratterizzava.
    Il fatto che stava distruggendo la vita alla persone che amava di più, per un momento la fece star così male da svenire, ma inghiottì il pensiero orribile ripetendosi che era la cosa giusta da fare.
    Fissò Ukyo e Shan-pu intensamente e le ragazze le rivolsero uno sguardo altrettanto intenso. Ora avevano la strada libera con Ranma, pensò Akane e questo le provocò una brutta sensazione di disagio che cercò di sopprimere.
    “A-Akane” la voce roca di Soun, i suoi occhi gonfi le strinsero il cuore.
    Akane incurante di tutto si avvicinò a lui, a suo padre, si inginocchiò e lo abbracciò forte.
    “Oh otosan**!! ti prego non rendere le cose più difficile” Soun strinse con forza la sua figlia più piccola, quella che tanto le ricordava la sua defunta e sempre amata moglie, e ora per lui era come perderla una seconda volta.
    All’abbraccio si aggiunsero anche Kasumi e Nabiki. La prima cominciò a piangere nuovamente, mentre Nabiki fissava il vuoto con sguardo quasi assente. Dopo la notte appena trascorsa si era ripromessa di non piangere, mai più! Lo doveva sia a suo padre che a Kasumi.
    Akane tentò di essere forte, ma anche in quel caso era estremamente difficile, sentì la testa di Kasumi nell’incavo del suo collo e le mani di Nabiki premerle dietro la nuca con tanta forza da farle male.
    Cacciò in dentro le lacrime, doveva resistere! Con un filo di voce avvicinò le labbra all’orecchio di Kasumi e con un sussurro le disse “Ho lasciato una lettera a Ranma, Ti prego abbi cura di lui!”
    Kasumi si strinse ancora più forte. Non riusciva a parlare, ma Akane era sicura che l’avrebbe fatto.
    “Prenditi cura di loro mi raccomando” Nabiki annuì senza guardarla in faccia. Era straziante anche per una come lei.
    A malincuore si sciolse dall’abbraccio fissando la sua famiglia e respirando profondamente disse
    “Io… io vi voglio bene!! Ricordatelo! Ricordatelo sempre” la voce di Akane si incrinò impercettibilmente.
    Focalizzò la sua attenzione su Genma e il dottor Tofu. I loro sguardi si incrociarono, non ci fu bisogno di alcuna parola, sarebbero stati accanto al padre e alle ragazze. I due uomini annuirono all’unisono cercando di mantenere il controllo delle proprie emozioni dinanzi al sacrificio che stava compiendo Akane.
    Infine fissò Obaba a Happosai. “Prima che me ne vada, ho una richiesta da fare” la voce le ritornò normale.
    I due anziani protesero i loro corpi per sentire meglio ciò che la giovane aveva da dire.
    “Tra non molto Ranma si sveglierà, e voi dovrete raccontargli tutta la verità, non sarà facile per lui digerire tutte queste notizie.”
    Happosai chiuse gli occhi immaginandosi la sfuriata di Ranma dopo il loro racconto.
    “Vi prego di dirgli una cosa dopo che si sarà calmato.”
    “E sarebbe?” Chiese Obaba quasi infastidita da quell’atteggiamento da vittima.
    Sapeva bene che l’astuzia femminile non aveva eguali al mondo e non le fu difficile capire cosa volesse dire Akane. Una confessione d’amore pensò all’istante. Una dichiarazione costernata di parole dolci e strappalacrime, che ancora una volta avrebbero costretto il futuro marito ad andarla a salvare, non spinto dall’amore, ma dal rimorso, dal senso del dovere.
    *Sei davvero molo furba Akane, ma stavolta non hai fatto bene i tuoi conti* malignò l’anziana. Avrebbe fatto di tutto affinché il futuro marito non cadesse nella trappola di quella Tendo.
    “Ditegli di dimenticarmi!!!” Nel sottolineare quella parola si sentì mancare la terra sotto i piedi.
    Dovette fermarsi due secondi per riprendere il controllo, poi continuò “Ditegli di non venirmi a cercare per nessuna ragione al mondo. Fermatelo, impediteglielo con tutte le vostre forze”.
    La voce di Akane sembrò rimbombare nei timpani dell’anziana donna che sgranò gli occhi dallo stupore. Che razza di tattica era? Non solo quella ragazza lo aveva salvato da una morte certa, ma ora stava chiedendole di dire al futuro marito di dimenticarla, di cancellarla dalla sua vita. Perché? Perché faceva questo? Cosa guadagnava in questo modo?
    Scrutò la giovane quasi ossessivamente, per cercare di capire il suo piano, ma si accorse subito, guardando i suoi occhi, che non vi era nessuna strategia dietro le sua parole.
    Akane irradiava una forma di amore che sia a lei, sia a sua nipote, sia a tutta la tribù delle amazzoni era sconosciuta. Un amore così incondizionato, così puro da essere quasi un utopia. Si girò verso Shan-pu e Ukyo anche loro interdette *Stupida ragazzina* pensò abbassando il volto e distaccandosi dal gruppo.
    “Ma Akane…” tentò di dire Happosai.
    “È la cose giusta maestro. So che Ranma cercherà di riportarmi a casa, ma voi dovete dissuaderlo a non farlo. Toshio è fortissimo, non voglio che rischi di nuovo la vita per me. Io… io starò bene!”
    Il vecchio abbassò il capo scuotendolo. Che cosa strana era l’amore!
    Ryoga si senti bruciare il petto, avrebbe voluto salire le scale e uccidere quel bastardo di Ranma a suon di pugni. Per colpa sua, Akane stava andando incontro a una condanna ingiusta. Avrebbe voluto sbucciarsi le nocche per vedere la faccia di quel bastardo in frantumi.
    La vide camminare verso di lui e sederglisi davanti. Ryoga spostò lo sguardo sul pavimento, deglutendo a fatica.
    Akane sorrise per la timidezza di quel valoroso combattente, così forte eppure così impacciato.
    Era molto simile a Ranma, forse è per quello che si beccavano sempre.
    Avvicinò la mano alla sua guancia, accarezzandogliela innocentemente. Ryoga sussultò sgranando gli occhi e fissandola incredulo. Si sentì mancare al contatto così morbido e vellutato.
    Più volte aveva assaporato il calore e la vicinanza di Akane, ma sotto la spoglie di P-chan, mai come uomo.
    “A-akane” si stupì nel constatare che la grande ira che aveva trattenuto fino a quel momento, ora si stava dissolvendo tra le candide manine della sua amata.
    “So che non aspetti altro che Ranma si svegli per riempirlo di botte. Te lo si legge nello sguardo”.
    Di nuovo tornò a guardare il pavimento, maledicendosi della sua inadeguata trasparenza.
    “Io… Io lo odio! È colpa sua se tu… se tu ora…” Akane gli prese il viso fra le mani bloccandogli la frase. “Se io ora andrò via, è perché l’ho voluto io. Sono stata io a scegliere, lui non centra nulla. Sono sicura che se Ranma fosse stato al mio posto avrebbe fatto lo stesso”.
    Ryoga si morse l’interno del labbro per la rabbia, che stava ritornando a farsi sentire nel suo corpo. Ranma, Ranma, Ranma… sempre e solo lui, maledizione!
    “Per favore Ryoga, promettimi di non combattere più con Ranma! Questa storia lo devasterà.
    Già avrà tanti sensi di colpa. Non… non mettertici anche tu, ti prego”
    Ryoga scosse la testa in segno di diniego.
    Non poteva. O forse non voleva?
    Sarebbe stato molto meglio se avesse gonfiato la faccia di Ranma come una mongolfiera, se lo meritava. Meglio per chi? Per Ranma o per lui? Per placare la sua ira?
    “Akane, io…” Alzò lo sguardo e incontrò i suoi grandi occhi ambrati, così belli,così limpidi da ipnotizzarlo. La tristezza e l’amore che emanavano erano così disarmanti, che si sentì al cospetto di una bimba che implorava il papà indaffarato di andare a giocare fuori con lei.
    Stette zitto pochi secondi a contemplarli, a stampare nel suo cuore l’ultima immagine della sua amata, poi i capelli gli ricaddero sugli occhi e con voce atona disse “Hai la mia parola. Te lo prometto!” Suggellando quella promessa le disse implicitamente addio, la stava lasciando andare senza combattere, senza fare nulla per fermarla.
    Ranma avrebbe agito diversamente, avrebbe fatto di tutto pur di fermala. Chiuse ancora di più i pugni a quel pensiero, sentendo il sangue scorrergli tra i palmi.
    Si ritrovò furiosamente a pensare che forse Ranma non era l’unico bastardo a cui avrebbe spaccato la faccia. Se fosse stato un'altra persona e non Ryoga, a quell’ora anche lui sarebbe in un lago di sangue. *Sei un uomo piccolo Ryoga Hibiki, una nullità. Ecco perchè lei non ti amerà mai.*
    Un debole sorriso increspò il volto della giovane, ignara della devastazione interna dell’eterno disperso “Ti ringrazio amico mio.”
    Si alzò passando davanti a Ukyo e Shan-pu che la guardarono con una punta di superbia. Se credeva che fare la vittima sarebbe stato utile per avere il Ranma si sbagliava di grosso.
    Si fermo “Ukyo, Shan-pu!” le due si girarono a fissare le piccola spalle del maschiaccio.
    Akane inspirò pesantemente. Mai nella sua vita avrebbe pensato di dire quelle parole,“Fattelo felice! Lasciategli il tempo di digerire la cosa, poi cercate di renderlo felice” ,
    Nessuna risposta, nessun commento, ma un magone si formò all’altezza del cuore della fidanzata carina e dell’amazzone. Perché faceva questo? Perché stava rinunciando a lui? Cosa diavolo ci guadagnava?
    Akane fissò l’orologio. Le quattro ore erano passate, presto sarebbe arrivato a prenderla. E con suo sommo rammarico non si fece attendere.
    Un ciclone rosso cominciò a vorticare in giardino, sradicando ciuffi di erba che presero a girare velocemente, spinti dalla potenza del vento.
    “Oh no! È arrivato, è già qui!” esclamò Kasumi fissando la sorella con ansia, portandosi le mani alla bocca per trattenere i singhiozzi.
    “Si Kasumi” rispose fiacca Akane, mettendosi sulla spalla l’enorme zaino.
    Tutti uscirono in giardino cercando di ripararsi gli occhi da quel vento, dove al centro si materializzò una figura imponente. Toshio posò i piedi a terra, i capelli biondi gli incorniciavano un viso freddo ed austero. Le ferite si erano rimarginate subito senza lasciare nessuna traccia.
    I suoi occhi affusolati color perla fissarono il gruppo di ningen di fronte a lui.
    La loro rabbia, la loro frustrazione, venivano percepito dalla divinità con una sufficienza tale da snobbarli in meno di un secondo. La sua attenzione si posò sulla ragazza che si stava avvicinando. Quella femmina ningen camminava con sguardo fiero, ma spento.
    Arrivata a qualche metro da lui, Akane si inginocchiò in segno di rispetto e di sottomissione. “Eccomi Toshio-sama”
    “Vedo che hai rispettato i patti” disse Toshio con voce glaciale. Akane rimase immobile confermando ciò che lo youkai aveva appena dichiarato.
    “Avvicinati! È già troppo il tempo che ho passato in questo mondo”.
    Con un movimento meccanico, Akane si avvicinò all’ookami-youkai.
    Anche se era in forma umana, rispetto a lei era pur sempre mastodontico, la testa di Akane arrivava a malapena alla sue spalle, grandi più del doppio della ragazza.
    Si girò dando le spalle al demone e guardando un ultima volta i suoi cari.
    Kasumi per la prima volta esternò le sue emozioni davanti a tutti, togliendo la maschera da ragazza calma e senza carattere che tutti conoscevano, correndo disperata verso la sorella invocando il suo nome.
    “Akane… AKANE!!!” le sue urla erano cosi lancinanti che straziavano l’anima. Quel demone le stava portando via un pezzo di cuore, una fetta troppo importante della sua vita. La sua piccola Akane.
    La chiamò più volte, sempre più forte.
    “Kasumi si fermi” Tofu, dimenticandosi completamente di ogni sua possibile reazione per la maggiore delle sorelle Tendo, la prese per le spalle, cercando di non far male a quel corpicino tremante che si dimenava per andar da sua sorella “Mi lasci, la prego, mi lasci!!! Akane!”
    Kasumi si portò una mano sulle labbra e, singhiozzante, si strinse alla camicia del dottore abbandonandosi a lui.
    *Non è giusto* pensarono all’unisono Kasumi e Nabiki con la testa rivolta di lato e i pugni stretti.
    Akane deglutì, una piccola lacrime le rigò il volto *Nee-chan! Perdonatemi*
    Attorno a lei cominciò a crearsi aria calda, quasi bruciante.
    Per un istante ebbe l’istinto di chiudere gli occhi che le iniziarono a bruciare, ma resistette. Vide il padre, Genma e Happosai avvicinarsi a lei nell’estremo tentativo di toccarla, di salutarla, poi la loro immagine a poco a poco si affievolì, e tutto intorno a lei divenne prima rosso accesso, poi scuro come le tenebre.



    CONTINUA

    Shouji: porta scorrevole
    Gomen: scusa
    Zabuton: cuscini
    otosan : significa padre in forma meno rispettosa (Papà).

     
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  10. Sango 94
     
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    è bellissima! Complimenti! Scrivi in modo spettacolare!!! Non vedo l'ora di leggere il seguIto e IL FINALE! Aggiornala presto! :D
     
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  11. **InUNoE92**
     
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    Bè su Manganet questa fanfiction è molto più avanti vero Rox?
    Però mi sembra brutto non commentare anche qui. XD
    Bellissima storia; la maledizione 'lupo mannaro' è un tema che mi ha sempre affascinata, e l'aver unito la leggenda dei mannari, alle leggende Giapponesi e quindi a Ranma 1/2, è un grande merito.
    Il tuo modo di scrivere è scorrevole e mai pesante, molto brava! continua così Rox. XD
    Ci becchiamo al tuo nuovo aggiornamento su Manganet o su msn. ^^
     
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  12. Tatewaki_Kuno
     
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    Bellissimo...mi congratulo con te..e soprattutto per la pazienza!!! ^_^
     
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26 replies since 22/1/2009, 00:47   7726 views
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