**Notte Rossa Di Plenilunio** [Ranma]

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  1. Babirox
     
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    “Nelle notti di plenilunio ancestrali istinti si risvegliano,

    sentimenti sopiti si riaccendono,

    latrati penetranti echeggiano nella fredda oscurità,

    occhi maledetti color perla condannano un amore silente, mai svelato.

    Tutto può succede, niente è impossibile,

    nelle Notti di Plenilunio!”

    Akane25




    La Luna

    C'è tanta solitudine in quell'oro.

    La luna delle notti non è la luna

    che vide il primo Adamo. I lunghi secoli

    della veglia umana l'hanno colmata

    di antico pianto. Guardala. E' il tuo specchio.

    Jorge Luis Borges


    ATTENZIONE: RAITING ROSSO.
    FANFICTION A PIù CAPITOLI

    Buona Lettura....




    Capitolo 1

    UN SENTIMENTO NON RICAMBIATO


    Il freddo suono del timer del forno smorzò la tensione in quella grande cucina.
    “Finalmente sono pronti” gli occhi di Kodachi brillarono nella penombra fissando i biscotti farciti di sonnifero per il suo adorato Ranma.
    “Il mio Ranma si leccherà i baffi assaggiando le mie squisitezze, sperando che quell’insulsa ragazzina Tendo si levi dalle scatole” un moto di sdegno si disegnò sul viso perlaceo della famigerata Rosa Nera.
    Con delicatezza quasi maniacale posò i biscotti in un sacchettino blu e lo chiuse con un nastro nero.
    L’imponente orologio a pendolo segnalò l’una del pomeriggio.
    “Oh Kami! è tardissimo, il mio adorato sarà affamato” con rapidità si tolse il grembiule rimanendo nel suo classico body verde con i bordi neri e con abilità sorprendente iniziò a saltare da un tetto all’altro della città, in direzione del liceo Furinkan. Petali neri erano sparsi dappertutto mentre una sua folle risata echeggiava maligna.


    “Mmm…che fame!!” Ranma si toccò lamentoso il suo stomaco che brontolava.
    “Quella stupida di Akane! che bisogno c’era di correre a quel modo? per colpa sua non ho potuto prendere neanche il pranzo” l’espressione di Ranma si fece dolorante
    “E ora?”
    Un tonfo sordo. Ranma rabbrividì “A-Akane!!”
    La ragazza stava di fronte a lui con fare di sfida.
    Sul banco un pranzo al sacco impacchettato in un fazzoletto rosa con assurde girandole gialle.
    Un sorriso rassicurante della ragazza fece impallidire Ranma.
    “Che-che cos’è??” chiese impaurito puntando il dito.
    “Ma come non si vede?è il tuo pranzo Ranma” disse Akane con un sorriso sarcastico.
    Deglutì a fatica “Il pranzo? Ehm, dimmi Akane…per caso, per caso l’hai fatto tu??”
    Il movimento di assenso della ragazza provocò un nodo allo stomaco a Ranma che tentò disperatamente un modo per fuggire a quella tortura.
    Ma invano! Akane con un poderoso martello lo sbatté al suolo.
    “Dove credi di andare, il tuo pranzo è qui!”una piccola vena le incominciò a pulsare vistosamente.
    Con le lacrime agli occhi Ranma si sedette davanti al suo banco e con molta cautela iniziò a scartare il suo pasto, se cosi si poteva definire.
    Una smorfia si increspò sul volto dell’artista marziale. Dall’aspetto sembrava disgustoso.
    Akane era una frana in cucina e l’aveva imparato purtroppo a sue spese e a quelle del suo povero stomaco.
    “Cosa aspetti Ranma? dai assaggia!” Akane si sedette di fronte a Ranma appoggiando la testa tra le mani, felice come una Pasqua.
    Non vedendo altra via di fuga Ranma prese le bacchette e con la mano vacillante prese un polipetto mezzo bruciato *Prevedo forti dolori*.

    Una risata folle interruppe il momento catartico, e in un baleno la classe fu inondata da petali di Rosa color pece.
    *Oh no!! ci mancava anche quella pazza*
    Kodachi atterrò con poca grazia sul banco di Ranma che traballò pericolosamente facendo cadere la Rosa nera sul disgraziato codinato.
    “Oh mio adorato è cosi forte e selvaggio il tuo amore per me” si avvinghiò a lui.
    “Ma cosa stai farneticando Kodachi. Sei tu che mi sei caduta addosso!! Mollami!! ” Ranma cercò di divincolarsi dalla morsa un po’ troppo affettuosa della “piccola” di casa Kuno.
    “Tesoro, non essere timido”
    Ranma, uscito dalla presa, si alzò di scatto “Lasciami star…”ma si bloccò.
    Di fronte a lui una scena agghiacciante. Akane era immobile, con gli occhi sbarrati, il suo pranzo era caduto dal banco e ora era sparso tutto sul il pavimento.
    “Akane…Akane mi dispiace, Non è colpa mia…ti giuro!”
    La ragazza lo fulminò con lo sguardo “Ci avevo messo tanto per prepararlo” scosse impercettibilmente le spalle.
    Ranma le diede una pacca dietro la schiena, ignaro del grosso errore che stava commettendo
    “Dai vita larga, non è la fine del mondo. Ne preparerai un altro domani, no??”
    La mano scattò e colpì con veemenza la guancia del ragazzo che rimase interdetto.
    “Ranma no baka” Akane abbassò lo sguardo, cercando di trattenere la rabbia.
    Fumante ancora di irritazione corse fuori dalla classe sperando che nessuno potesse vedere le due lacrime che le rigavano il volto.
    Ranma rimase immobile.
    *Akane…deficiente, deficiente. Possibile che l’unica cosa che mi riesce è farla piangere*
    Si svegliò dallo stato di catalessi *Devo chiederle scusa. Non voglio che quella stupida stia male a causa mia*

    Iniziò a correre verso la porta, ma un nastro di ginnastica ritmica gli bloccò le caviglie facendolo cadere.
    Ancora quella risata raccapricciante “Non ti devi preoccupare amore. Ho qui dei biscotti per te, fatti con le mie dolci manine”
    Kodachi gli si avvicinò con un sacchetto “Dai amore, ti imboccò io. Fai AAA”
    *Fossi matto!!chissà quale diavoleria ci avrai messo*
    Con un balzo si rimise in piedi.
    “Ehm...no grazie Kodachi non ho fame. Ora scusami ma devo andare” aprì la porta e iniziò a correre urlando a squarcia gola.
    “Akane…Akane, aspettami”.
    Kodachi rimase vicino alla porta. Una profonda indignazione era dipinta sul suo volto austero.
    Con forza strinse il sacchetto tra le mani e lo lanciò verso la lavagna.
    *Perché Ranma…Perché?????*
    In meno di due secondi lasciò l’aula della 1F dell’istituto Furinkan.
    “Hei Daysuke, ma cosa è preso alla sorella di Kuno??”
    “Lasciala perdere Hiroshi! piuttosto ti va un biscotto??” aprendo il pacchettino.
    "Mmm…dall’odore sembrano buoni” .
    Il ragazzo lanciò il biscotto in aria e lo riprese con la bocca, masticando vistosamente
    “Si si!! sono ottimi”
    I due caddero a terra, ronfando rumorosamente.


    La stanza era grande e sontuosa, le tende di seta pesante erano tirate in modo da non lasciar passare neanche uno spiraglio di luce.
    L’unica fonte di luminosità erano le deboli fiammelle di un candelabro antico,sporcato dalle lacrime di cera calda.
    Li nella penombra della stanza c’era una figura. Kodachi fissava con odio la sua immagine deformata in uno specchio rotto.
    Dalla sua mano scendevano piccole gocce di sangue.
    “Perché Ranma…perché non mi ami? è per colpa di quell’inutile ragazzetta?? È lei che impedisce di amarmi??o sei tu?? Sei tu che non mi ami!!”
    Il respiro si fece più pesante.
    Voltò le spalle allo specchio e con irruenza diede un calcio ad una sedia che andò a sbattere contro la grande libreria a muro posta tra le due grandi finestre.
    Ci fu un gran fragore, alcune mensole cedettero. Molti libri caddero e un enorme polverone invase la stanza.
    Kodachi tossi chiassosamente,coprendosi le mani sulla bocca e chiudendo gli occhi.
    Aprì una finestra in modo da far diradare la polvere. La luce invase la grande camera.
    L’attenzione della rosa nera si spostò sulla grande pila disordinata di libri caduti dai piani alti della libreria.
    “Dannazione” sbuffò riavviandosi la sua coda nera “Meglio chiamare la domestica per pulire questo caos”
    Si avviò verso la porta, ma qualcosa attirò il suo interesse, si girò di scatto e si avvicinò al mucchio di libri.



    CONTINUA

    Edited by Babirox - 22/1/2009, 14:33
     
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  2. Babirox
     
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    INIZIO COL RINGRAZIARE MONICA, LA MIA AMICA CHE MI AIUTA COME BETA-READER. ^_^



    Capitolo 2

    UNO STRANO LIBRO


    Il sole era alto sulla città di Nerima…il suo tepore si espandeva per tutte le strade, dove i bambini giocavano, i gatti si crogiolavano sui tetti e la solita vecchina rachitica bagnava la strada tra l’astio dei passanti che sbraitavano.
    Un raggio di sole filtrò da una delle finestre di casa Kuno, una delle case più imponenti della città appartenente ai fratelli Kuno da generazioni…e colpì un qualcosa che attirò l’ interesse della Rosa nera, inconsapevole che più avanti quel qualche cosa avrebbe attivato un meccanismo diabolico nell’ingranaggio della vita.
    Kodachi guardò curiosa la pila di libri davanti a lei, arricciando le labbra carnose. Cos’è che aveva attirato la sua attenzione??
    Con sguardo austero diede le spalle alla porta e strinse più gli occhi per focalizzare tutta la stanza.
    Una luce *Eccolo! allora non mi sono sbagliata*

    Tra i libri impolverati c’era un intermittente bagliore rosso fuoco, messo in risalto dai raggi solari.
    Con inspiegabile cautela la ragazza si avvicinò e si inginocchiò di fronte al mucchio, incurante di sporcare il suo prezioso kimono,nero dalle rose blu,di polvere ammuffita tra quegli antichi libri appartenuti ad un suo trisavolo.
    Prese due, tre, quattro libri e li posò di fianco cercando di non respirare il pulviscolo che si alzava dall’impatto con il pavimento.
    Tolse anche un trattato sul Ken jutsu e finalmente lo vide.

    Un libro!! E a giudicare dal suo stato doveva essere molto antico, Ma…
    …Era diverso da tutti gli altri. Era in pelle spessa color mattone scuro, logorato dal passare del tempo,con una rilegatura di metallo arrugginito avente sul davanti tre fermi a forma acuminata, ma quello che risaltò agli occhi della Rosa nera fu il grande dragone nero che occupava gran parte della copertina…tra le sue fauci brillava una pietra color sangue, come se quella creatura fosse stata immortalata nell’attimo prima di scagliare un potente getto di magma infuocato.
    Gli occhi di Kodachi luccicarono di una luce di follia spaventosa, quando le sue mani artigliarono quello strano libro.
    Lo appoggiò sul suo grembo ci soffiò leggermente sopra in modo da togliere quella patina di polvere che lo opacizzava.
    Lentamente fece scorrere le dita della mano sulla copertina. Quel dragone non era disegnato con una china o della roba simile, sembrava quasi esser stato marchiato a fuoco nella sua stessa carne.

    Kodachi fece scorrere l’indice fino alla coda del drago, e notò che non finiva con una punta a lancia come di solito di disegnano i draghi, ma continuava.
    Con tutto il palmo della mano spolverò la pagina. Una scritta! c’era una scritta, anch’essa marchiata a fuoco.

    L’arte della magia nera

    Kodachi fissò incredula l’iscrizione e il cuore gli si accelerò di colpo. Più guardava quella scritta più qualcosa in lei fremeva dall’estasi, dalla paura.
    *Magia nera* Inspirò profondamente. Prese il libro dal suo grembo e lo portò vicino al suo volto. L’odore della pelle vecchia la nauseò.
    *Devo…devo aprirlo*
    Non sapeva il motivo, ma qualcosa in lei le diceva di lasciar perdere, di bruciare quel libro e di dimenticarsene all’istante, sarebbe stato portatore di guai, aprirlo era una pura e mera follia
    ma…

    Proprio quella goccia di pazzia che prese possesso della contorta mente della Rosa Nera.
    Un ghigno si dipinse sul suo volto lattiginoso e una avvolgente sensazione di estasi, di potere le pervase i sensi.
    Aprì il libro con molta cautela.
    Le pagine erano spesse e ruvide con una tonalità cromatica color ocra mentre la china era nera sbiadita tendente al grigio scura, ma perfettamente leggibile.
    Kodachi iniziò a sfogliare la pagine.
    La scrittura era giapponese antico, ma facilmente traducibile.

    In quel libro si narrava della nascita dei valorosi Samurai che sorsero durante le continue battaglie per estendere i propri domini fra le tre principali casate: i Minamoto, i Fujiwara ed i Taira.
    Si parlava della gloriosa storia Giapponese, dalla preistoria al periodo Yayoi fino all’inizio del medioevo.
    Erano spiegate nei dettagli moltissime tecniche come il Koppojutsu, l’arte di frantumazione delle ossa.
    Kodachi rabbrividì nel leggere dell’esistenza di tecniche cosi potenti che piegavano la mente dell’uomo con solo la pressione di qualche punto nella zona temporale del cranio, di alcune arti oscure che facevano torcere le viscere umane fino a farle esplodere e dell’utilizzo di armi micidiali al di là del disumano, che venivano applicate per torturare,massacrare e uccidere i nemici squoiandoli con colpi secchi se si desiderava far avvenire la morte subito, o con colpi lenti e seghettati se si intendeva far morire il prigioniero dissanguato.
    “E'un libro sulla storia e sull’arte delle guerra”
    Girò altre pagine, senza particolare interesse. Forse i suoi timori erano infondati e il suo corpo si rilassò.
    Rise acutamente portandosi il dorso della mano all’altezza del labbro inferiore.
    “Che sciocca sono stata,non c’è niente di cui aver timore” disse a voce alta cercando di convincere lei stessa di stare tranquilla. Tirò un sospiro quasi di sollievo nel costatare che non vi era alcun pericolo. Forse erano solo la tensione e il nervosismo che le avevano giocato un brutto scherzo.
    Stava per richiudere il libro quando le saltò all’occhio l’ultima sezione ancora non vista del volume.
    I suoi occhi si aprirono pericolosamente.


    Riti delle magia nera

    Nihon no shinwa-I MITI DEL GIAPPONE



    Kodachi lesse con profonda attenzione le pagine che seguirono. Si narrava del periodo Meiji.
    Dei due grandi libri: il Kojiki (Descrizione degli antichi eventi, 712 d.C.) e il Nihonshoki (Annali del Giappone, 720 d.C.), che narravano dei miti di demoni mostruosi,di divinità vendicative, di incesti, di violenze carnali, di lotte e di ...potere!!
    La sola parola le fece vibrare la schiena.
    Girò due o tre pagine e arrivò la parte che le interessava.


    NORITO-preghiere e invocazioni shinto


    Esaltata più che mai, lesse di demoni feroci, capaci di cose inumane e di crudeltà allo stato puro.
    Forse se avrebbe eliminato Akane,magari Ranma sarebbe stato libero di amarla.
    La ragazza scosse furiosamente la testa. *no no Kodachi! sei più sciocca di quanto mi aspettassi. Se facessi del male ad Akane, Ranma sarebbe capace di uccidermi. No…devo giocare d’astuzia, devo far in modo che sia Ranma a cadere a miei piedi. Devo inventarmi qualcos’altro*
    Scorse le pagine leggendo velocemente, quando si soffermò su un nome.
    Nemmeno lei seppe il motivo, ma ora come non mai nella sua testa iniziò a pensare che il suo piano stava prendendo forma.

    “Il Dio della Luna, Toshio. Uun potentissimo ookami-youkai, divinità malefica avente la forma di un lupo mannaro, dotato di forza immensa e rapidità eccezionale, era capace di trasformare la sua vittima in lupo mannaro con un morso alla base del collo, per poi farne uno dei suoi seguaci
    Si narra che la crudeltà di Toshio non avesse limite. Infatti dopo aver trasformato il suo nemico in lupo mannaro, questi, perso il lume della ragione, uccideva senza controllo anche le persone a lui care, e una volta ritornato normale, per il dolore e il rimorso forte si uccideva con le sue stesse mani ”

    La risata di Kodachi echeggiò per la stanza mentre la sua bocca si allargò in un ghigno mefistofelico.
    “Sono un genio” si toccò vanitosamente i capelli, in preda ad un euforia malsana.
    Ora tutto le era chiaro. Sapeva cosa fare.
    In fondo alla pagina ci doveva essere un rituale evocativo, ma non vi era alcuna scritta, neanche la più minima. Kodachi sorrise saccente.
    Si alzò dalla sua pozione e si avviò verso la piccola vetrinetta in fondo la camera.
    Aprì una piccola anta di questo mobile e prese una piccola boccettina contenente un olio abbastanza liquido e un batuffolo di ovatta.
    Ritornò a sedere con il libro in grembo e bagnò l’ovatta con l’olio capovolgendo con tensione la bottiglia.
    Con attenzione maniacale fece scivolare il batuffolo imbevuto lungo la fine della pagina lasciando una scia violacea. In nemmeno un minuto in alcune parti della pagina quel color violetto si riassorbì delineando a poco a poco ideogrammi sempre più leggibili.
    Gli occhi di Kodachi si aprirono estasiati. Questo trucchetto le fu insegnato da sua nonna quando era molto piccola per custodire i suoi segreti più nascosti e sapeva che i monaci utilizzavano la stessa tecnica per evitare che nessun mortale riuscisse ad evocare demoni troppo potenti….
    Ma lei non era una sprovveduta!
    Soffiò sopra al foglio in modo che l’olio divenuto polvere volasse via tra gli spazi chiarificando meglio ciò che era scritto.
    Il rituale si doveva svolgere allo scoccare della mezzanotte, quando le tenebre erano al culmine della loro ciclicità.
    Lesse attentamente cosa le sarebbe servito e cercò di memorizzarselo alla perfezione.
    “Bene, fino a mezzanotte ho tutto il tempo di trovare tutto l’occorrente per il rito”
    Si alzò dalla sua posizione, con dentro una felicità pazzoide. Alzò le braccia al soffitto.
    “I kami mi hanno permesso di trovare questo libro. Oh finalmente Ranma. Sarai mio…mio…MIO!!!”
    Saltò da un capo all’altro della stanza, facendo piroette e salti facendo muovere il suo fedele nastro da ginnastica ritmica e urlando con voce squillante.
    Si fermò di scatto davanti allo specchiera distrutta. Si avvicinò fino a che il suo naso non toccò lo specchio.
    “….e questa volta quella piccola impertinente non potrà far nulla per separarci. È l’ora dei conti Tendo!!”
    La sua voce era divenuta improvvisamente roca e carica di una suadente malvagità. Nei suoi occhi la luce della rivalsa, della rivincita, della pazzia. Dopo le tante umiliazioni, ora Akane avrebbe pagato caro.
    Si allontanò dallo specchio, e usci dalla finestra ridendo e ripetendo a cantilena.
    “mio…mio…sarai mio…MIO!!”
    All’orizzonte il sole era un semicerchio arancione dietro il monte Fuji

    CONTINUA

    commenti ^_^

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:28
     
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  3. WilliPEP
     
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    come finisce? xd
     
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  4. Babirox
     
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    ^_^ Ancora non si sa .


    Capitolo 3

    IL RITUALE


    Il cerchio di fuoco era calato da un pezzo, lasciando il posto alla fredda notte, che non si fece attendere e ben presto inghiottì la città nel buio.
    L’unica fonte di luce era la maestosa luna che brillava in cielo.
    Ma stanotte era diverso da tutte le altre notti, il cielo era plumbeo e privo di stelle, mentre la luna era attorniata da nubi nere cariche di pioggia, dandole un non so che di sinistro.
    Il vento era pungente nonostante fosse appena autunno. Fischiava tra i vicoli,portando foglie secche,facendo venire i brividi a passanti occasionali.
    L’atmosfera era inquieta, i gatti si riunirono sui tetti e miagolavano rumorosamente con il pelo drizzato e con le code alzate mentre i cani dalle case guaivano svegliando il vicinato, ringhiando a denti stretti.
    Tre corvi si posarono sulle grate di casa Kuno gracchiando mestamente. Presagio di sciagura!!
    Di fianco alla casa c’era una cappella, anch’essa maestosa, e impreziosita da colori come l’oro il nero e il rosso.
    Le maestose porte di pietra con inciso lo stemma della casata erano chiuse, ma dalle finestre si poteva scorgere una luce di candela che dardeggiava nella penombra. C’era qualcuno!!

    Kodachi fissò l’antico orologio a pendolo di legno lucido, un secolare cimelio di famiglia. Erano le 11 e 30. “Manca poco”
    Davanti a lei c’era un altare di pietra liscia, posto al centro della cappella, con ai lati due candelabri a cinque braccia che davano luce alla stanza facendo danzare le ombre.
    Kodachi aprì un barattolo di terracotta e vi intinse un pennello disegnando con della china nera un enorme cerchio attorno all’altare. Poi vi tracciò dentro delle linee in modo che l’altare diventasse il fulcro del disegno.
    Quelle linee inscritte nel cerchio formavano un pentacolo perfetto. Il simbolo dell’arte oscura.
    La ragazza si fermò per appurare la precisione del disegno. Doveva essere tutto perfetto!
    Sorrise soddisfatta. “Bene” posizionò un leggio di legno di fronte all’altare al di fuori del cerchio e vi appoggiò il libro.
    Lo aprì fino alla pagina che le interessava. Si accarezzò il mento, con fare meditativo.
    “Allora, il cerchio è stato fatto e ho anche tracciato il pentacolo al suo interno”
    Con il dito scorse la pagina arrivando al secondo punto.
    Lo lesse attentamente, sperando di non sbagliare.
    Ora che l’armonia tra il cerchio, simbolo della serenità, e il pentacolo, simbolo dell’ombra, si era concretizzata, ora che lo Yang e lo Yin erano riuniti in una medesima cosa, bisognava illuminare il cammino della divinità accendendo 5 ceri sacri.
    Ogni cero rappresentava un elemento della vita, secondo la dottrina cinese.

    Il cero chairoi** rappresentavala Terra: senso di appartenenza e Istinto di sopravvivenza..

    Il cero aoi** simboleggiava l’Acqua: fluidità, adattabilità,le emozioni.

    Akai**, il rosso era il Fuoco: irruenza, velocità, resistenza, creatività, capacità di coinvolgere.

    Il cero Midori** indicava il Vento:libera e veloce nel pensare,leggerezza nel muoversi,le percezioni.

    In fine l’ haiiro**, era espressione del Metallo:solidità, caparbietà, forza, durezza.

    Kodachi con precisione maniacale posizionò le cinque candele sulle cinque punte che costituivano il pentacolo e ad una ad una le accese ripetendo
    “Illumina la via al Divino…Illumina la via al Divino…Illumina la via al Divino…Illumina la via al Divino…Illumina la via al Divino…”
    Le accese tutte. Ogni candela aveva una fiamma di colori diversi ma tutti tenente al kuro, il nero,colore della notte!
    Si diresse verso un angolo della cappella,e iniziò a frugare in una casacca abbandonata sul pavimento di legno. Prese sacchettino di Kou.**
    Il Kou in Giappone esplicava moltissime funzioni, e a seconda di queste ultime lo si preparava differentemente. Lo shokoh era la polvere d’incenso.
    Tolse il nastro e ne prese una piccola manciata tra l’indice ed il pollice. Si portò il shokoh vicino al naso e annusò il suo inebriante aroma, ubriacandole i sensi.Questo tipo di incenso si utilizzava soprattutto nei riti Buddisti.
    Per un attimo Kodachi si perse nella fragranza del Jinkon, dimenticandosi tutto il resto.
    Il rintocco dell’antico orologio segnò le 11 e 45, riportando al ragazza alla realtà.
    Kodachi aprì gli occhi di scatto. *Dannazione devo fare presto*

    Si avvicinò all’altare e gettò la miscela a pizzichi nell’incensiere davanti all’altare , in segno di offerta rituale al Dio.
    Uscì dal cerchio, mettendosi dietro al leggio, girò pagina, li c’era la formula rituale scritta in bonji, i caratteri usati dai monaci buddisti per invocare entità divine o demoniache.
    Diede un ultima occhiata all’orologio. “E’ Ora…” Respirò profondamente.
    Un lampo illuminò pericolosamente metà dal suo volto contratto.
    Lesse con gli occhi la formula rituale più di una volta imprimendo nella sua mente le parole esatte.
    Alzò lo sguardo e allargò le narici. In quel momento di paura sentiva tutta la sua adrenalina scorrergli nelle vene.
    Aprì le mani e si portò le braccia allargate sopra alla testa.
    Un tuono rombò.
    Con voce ferma e penetrante la Rosa nera cominciò.


    “Chiamo a testimone la Notte…e i lampi e tuoni mi siano spettatori.
    Tu,Divinità dell’oscurità.
    Tu, che nelle tue vene scorre sangue selvaggio.
    Tu, che affondi le tue feroci zanne nelle carni dei tuoi nemici cibandoti di loro.
    Tu, puro istinto primordiale, capace di rendere possibile, ciò che sconosciuto agli occhi dell’uomo. Ascolta la mia umile preghiera e vieni a me…IO TI INVOCO!!”


    Un altro tuono!! Una sottile pioggerella cadde su tutta la città.
    Con tenacia prese tra le mani un pugnale. Il suo fodero era di color oro, impreziosito con gemme pregiate, un altro cimelio della casata Kuno, forse uno dei più rari.
    Nei suoi occhi brillava una folle decisione. La decisione che solo chi è disperato poteva capire…o compatire!!
    Con lentezza iniziò a camminare. Dal leggio si spostò all’interno del cerchio, fino ad arrivare davanti all’altare dove sbuffi di fumo di Kou fuoriuscivano dall’incensiere.
    Con un colpo secco sfoderò l’arma. La lama brillò di una luce argentea terrificante.
    Le cinque fiammelle alimentarono al loro luce, rarefacendo l’aria attorno nella stanza.
    Un lampo. La pioggerella divenne più forte, ora il vento batteva violentemente contro le vetrate.
    Ma ciò non distolse Kodachi che aprì il palmo della sua mano tesa.


    “Accetta il mio sacrificio, O Signore della luna. Come pegno della mia fedeltà verso di te…”

    Avvicinò il pugnale al palmo della sua mano sinistra.
    Una linea netta, che partiva dalla base del pollice fino a quella del mignolo. Per pochi secondi divenne bianca, poi da essa fuoriuscì un liquido rosso scuro, rosso sporco, rosso sangue, che cadde a gocce ai piedi dell’altare.

    "Che il mio sangue divenga il sigillo di ciò che avverrà stanotte”

    Una, due, tre, quattro, cinque...gocce di sangue!
    Il cerchio da nero passò a rosso. La luce delle candele divenne un'unica luce di color oro intenso.
    L’odore dolciastro dell’incenso si intensificò.
    Fuori una tempesta. I lampi si susseguirono ai tuoni,i tuoni alla saette. Le nubi oscurarono il cielo,come una cappa, la luce pallida della luna offuscata divenne intensa.La terra cominciò a tremare, mentre Kodachi rimase impietrita all’interno del disegno, paralizzata da ciò che stava accadendo.
    Di colpo i vetri di due finestre di frantumarono. Una folata di vento ardente penetrò nella cappella.
    Si creò un vortice rosso all’interno del cerchio, creando una fiamma arancio scuro.
    *Ma cosa??*
    In meno di un secondo, Kodachi fu sbattuta contro le porte. L’impatto fu talmente duro che per un attimo credette di svenire dal dolore.
    A stento riuscì a tenere gli occhi aperti. Il vortice era così forte che la teneva bloccata contro la parete. *Non…non riesco a…a muovermi.*
    Per un attimo, per un maledettissimo attimo la Rosa nera ebbe paura.
    Poi tutto cessò!!

    Kodachi cadde a terra sfinita, respirando avidamente e tenendosi una mano vicino alla gola.
    *Dannazione*
    Si mise in ginocchio, con lo sguardo rivolto verso il pavimento. Si bloccò trattenendo il respiro. L’avvertì!!
    Avvertì una presenza…La presenza…La sua presenza!!
    Alzò timorosa lo sguardo e gli occhi le si sbarrarono.
    Per tutta la città si diffuse un raccapricciante ululato.
    Il rito era stato compiuto!!

    CONTINUA





    Vocabolario

    Kou: incenso
    Midori: verde
    Chairoi: bruno
    Aoi: blu
    Haiiro: grigio
    aoi :blu
    Akai :rosso

    Edited by Babirox - 23/1/2009, 13:58
     
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  5. .Ranma.
     
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    muahahahah XD ma che domande fai?
    Avevo già cominciato a leggere la fanfiction e devo dire che comincia a divenire molto succulento dalla scoperta del rituale della luna. Kodachi è una pazza xD ...
    Comunque un consiglio (ma sono i primi capitoli e so che ne hai scritti molti molti di più) .
    Evita di ripetere troppo il nome del personaggio : Kodachi disse, Kodachi fece ... e qualche volta sostituiscilo a qualche altro aggettivo che possa far da stacco di tanto in tanto.
    Per il resto ho visto che hai una beta, quindi non credo ci sia altro da dire, l'unico XD se si può chiamare errore è stato quando hai scritto Uun al posto di un ookami-youkai.
    Molto interessante la parte delle antiche pratiche Shinto in merito a demoni e dei (sembra di rivedere l'ambientazione Inuyashiana xD).
    Ottimo, attendiamo il continuo.
     
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  6. Babirox
     
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    CITAZIONE (.Ranma. @ 23/1/2009, 13:40)
    Comunque un consiglio (ma sono i primi capitoli e so che ne hai scritti molti molti di più) .
    Evita di ripetere troppo il nome del personaggio : Kodachi disse, Kodachi fece ... e qualche volta sostituiscilo a qualche altro aggettivo che possa far da stacco di tanto in tanto.

    Grazie del consiglio MAx, efettivamente nei primi capitoli c'è ancora molto da lavorare, nessuna delle due credeva che la storia poi dopo si articolasse in meniera esagerata, quindi vedrò come poter utlilizzare al meglio il tuo consiglio ^_^


    CITAZIONE
    Molto interessante la parte delle antiche pratiche Shinto in merito a demoni e dei (sembra di rivedere l'ambientazione Inuyashiana xD).

    ^_^ Effettivamente a molti è sembrato che le mia storia ricalcassero lo scenario di Inuyasha, anche se ti assicuro che non era mia intenzione.

    Ragazzi spero che il 3 capitolo vi piaccia, domani metto il quarto bacioni ^_^
     
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  7. .Ranma.
     
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    Attenta, il vocabolo romanizzato di incenso non è koh ma kou こう .
    Mentre è più attendibile masago (まさご)(per indicare la 'sabbia' anche se in questo caso credo che tu lo abbia utilizzato come colore; in questo caso può anche andare bene ma la sua traduzione giusta in quel caso è : bruno, non sabbia.
    Volevo solo sottolinearti questi accorgimenti ^^
     
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  8. Babirox
     
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    Grazie Max, ho sostituito subito le cose che mi hai detto ^_^ se hai qualche altra cosa da dirmi fallo senza problemi, non sono una cima in cultura giapponese per cui ben vengano i consigli ^_^
     
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  9. .Ranma.
     
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    Certo ^^ , se hai qualche problema con le traduzioni chiedi pure con il lavoro faccio sono abituato a dover tradurre i Kana.
     
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  10. Babirox
     
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    Capitolo 4

    TSUKI NO YOUKAI


    Tsuki no youkai: demone o dio della luna (tradotto da Akane-Val grazie ^__^)

    La pioggia imperversava senza tregua. Grossi goccioloni d’acqua cadevano dal cielo ininterrottamente sbattendo furiosamente contro i vetri delle case.
    Quella notte si scatenò una bufera, nubi nere e minacciose collidevano tra di loro, lampi accecanti devastavano il cielo seguiti da rombi di tuoni tali che davano l’impressione che la terra stesse tremando.
    Il fiume che passava nel canale di Nerima si riempì di acqua piovana tanto da straripare.
    La furia dell’acqua era inarrestabile e in un batti baleno inondò le strade della città, devastando ogni vicolo, trascinando con sé ogni cosa che incontrava.
    Le fognature non riuscivano a contenere la grande mole di acqua che cadeva ininterrottamente da cielo. Ci fu un vero e proprio allagamento, i fili della luce che si muovevano seguendo il forte vento subirono delle alterazioni,che provocavano black out temporanei. I lampioni ai lati della città emanavano luce debole e intermittente.
    Nel parco della città terra e acqua si mescolarono originando fanghiglia melmosa…che ricoprì le panchine e le strutture ludiche caratteristiche di quei luoghi. Alcune giostre furono ribaltate incastrandosi le une alle altre trasformandosi in una grossa accozzaglia ferrosa.
    Molti alberi furono privati delle loro ultime foglie, altri dei loro rami più deboli,alcuni furono piegati dal forte vento che infuriava minaccioso.
    Il veloce e ritmico cadenzare della pioggia con i suoi vari picchietti insieme al sibilo del vento e i rombi di tuoni erano come una sinfonia. Una sinfonia malinconica e disperata, che,arrabbiata, urlava tutta la sua frustrazione.

    Kodachi sapeva che li fuori si stava scatenando una tempesta, ma in quel momento sembrava aver messo dei tappi alle orecchie perché la sua mente non udiva nulla.
    Era come se si trovasse in un mondo a parte. Era seduta in quella cappella, con la schiena dolorante rivolta alla porta di ingresso, lo sguardo contratto e gli occhi sbarrati.
    Il battito del suo cuore accelerò paurosamente, sentì il suo giugulo pulsare.
    Era pietrificata.
    *Ce…ce l’ho fatta* pensò.
    Deglutì a fatica, e strinse le labbra per non tremare. *E’ lui*
    Davanti a lei, la divinità della Luna…Toshio.
    Lo youkai era immobile sui gradini dell’altare. Intorno a lui i cinque ceri ardevano di luce nera e blu.
    Il cerchio e il pentacolo brillarono furiosamente di un porpora acceso.
    Non aveva l’aspetto umano, era un ibrido tra un fisico umano e un lupo dal manto bianco.
    Un lupo mannaro. Un Ookami.

    Il suo corpo era ricoperto di una pelliccia color bianco con riflessi argentei.
    Le sue mani erano enormi e pelose, dotate di artigli ricurvi mortalmente pericolosi.
    Una smorfia si increspò sul muso dello youkai , evidenziando una dentatura mascellare dotata prevalentemente di canini, di cui i quattro laterali più lunghi e affilati.
    Aveva un aspetto spaventosamente inumano. La sua aura era impressionante tanto da far rabbrividire la giovane.
    Anche se era un licantropo, non aveva un atteggiamento rozzo,tipico della sua razza con le spalle curve e le braccia ciondolanti sui fianchi. Aveva un portamento quasi regale, presuntuoso e austero che trasmetteva un forte senso del potere e un alone di misteriosa freddezza.
    Ma ciò che colpì la rosa nera furono gli occhi della creatura.
    Erano piccoli e rivolti all’insù, la loro forma era affusolata e molto intrigante, simile a quelli di un rapace. La cosa più inquietante era la mancanza della pupilla.
    Erano occhi d’argento, cosi chiari che l’iride poteva confondersi con la sclera,grigi e pallidi come la luna che stava brillando in cielo.

    Solo allora Kodachi si rese conto che nonostante il cielo ancora nuvoloso la tempesta era finita e la luna era posta in uno spiraglio aperto fra due nuvole.
    Toshio si guardò intorno con aria altezzosa e distaccata, senza degnare neanche uno sguardo alla figura che giaceva atterrita vicino alla porta.
    Kodachi si fece coraggio e con tentennamento si alzò dalla sua posizione avvicinandosi all’altare senza tuttavia oltrepassare il cerchio, ignorando quel fastidioso tremolio alle gambe.
    Arrivata a un passo dal disegno si fermò. Per la prima volta Toshio la vide, e strinse gli occhi incuriosito *Una ningen*
    La ragazza si inginocchiò in segno di rispetto.
    “Che tu sia il benvenuto nella mia umile dimora, Toshio-sama”la sua voce vacillò.
    Toshio alzò il sopracciglio, l’odore di quella donna era simile al sangue che lo aveva attirato sin in questo posto.
    “Sei tu che mi hai invocato, ningen!!” la sua voce era roca e atona,molto gutturale.
    Era più un affermazione che una domanda ma la ragazza annui trattenendo il respiro per pochi secondi.
    “Si mio signore. Sono stata io a compiere il rito propiziatorio, ho bisogno del vostro prezioso aiuto”
    Il volto dello youkai si indurì, l’ultima cosa che voleva era di essere seccato da una stupida mortale.
    Stava per rispondere, ma poi ebbe un lampo di genio. *Potrei sfruttare la cosa a mio favore*
    “Ti ascolto,parla ningen”
    Kodachi alzò lo sguardo pieno di soddisfazione, e fissò Toshio tenendo a bada quel fremito alla schiena.
    La tensione a poco a poco svanì.
    “Mio signore, voi dovreste trasformare una persona in un ookami”
    Il demone incrociò le braccia al petto, incuriosito.
    “Per quale motivo? Se ciò avvenisse la sua potenza sarebbe triplicata e sarebbe quasi impossibile batterlo. Inoltre perderebbe anche gran parte della sua razionalità, divenendo un essere senza pietà”
    Gli occhi di Kodachi brillarono di luce sinistra.
    “E’ proprio ciò che voglio” disse con voce stridula.
    Toshio la guardò celando la sorpresa di quell’affermazione insensata.
    “Spiegati meglio onna . Le tue intenzioni non mi sono chiare”
    Kodachi abbassò di nuovo sguardo. Toshio odiava non capire.
    “Voi dovreste azzannare un ragazzo, il più forte artista marziale del Giappone.
    Lui è il mio promesso sposo, ma è stato raggirato da una stupida ragazzina. Quello che vi chiedo è di trasformarlo in un ookami- youkai cosi che uccida con le sue stesse mani quella ragazza”
    “E perché ricorri a me, non potresti ucciderla tu?”
    “Oh no mio signore. Quella ragazza è una strega,ha ammaliato il mio adorato, e ora se io la uccidessi nel tentativo di liberarlo dalle sue grinfie, lui sarebbe disposto ad uccidermi, poiché sotto l’effetto di quella ammaliatrice” La pazzia di Kodachi trapelò dal suo volto
    L’ookami capì che non tutto ciò che aveva detto corrispondeva a verità.
    Era solo una povera disperata che con l’inganno stava cercando di rubare un uomo il cui cuore era già di qualcuna altra.
    Ma d’altronde non era affar suo,il suo obbiettivo era un altro
    Ci furono attimi di silenzio poi Toshio parlò.
    “D’accordo! avrai il mio aiuto”
    Il cuore si Kodachi accelerò, i suoi occhi scintillavano di felicità.
    “Arigatou mio Signore, arig…”
    “Non così in fretta” Toshio si avvicinò pericolosamente alla ragazza.
    “Prima devi fare una cosa per me” la cavernosità della sua voce le provocò dei brividi in tutto il corpo.
    Kodachi indietreggiò, controllando il tremore del suo corpo “Co-cosa mio signore?”
    “Hai detto che l’uomo in questione è un forte artista marziale, non sarà facile batterlo e neanche azzannarlo, quindi dovrò essere al massimo della mia forza. E tu…” si prese una pausa di silenzio disprezzando ciò che si stava accingendo a dire. “…dovrai aiutarmi a riacquistare la mia forza, dato che per troppi anni la mia aura è stata a riposo”
    Kodachi asserì indecisa, anche se qualcosa dentro di lei urlava nel tentativo di fermarla.
    “Bene ” Toshio incurvò i lati della bocca in un sorriso sadico
    “Dovrai portarmi un giovane ragazzo, un ningen nel pieno dell’età. Berrò il suo sangue, cosi da assorbirne l’energia vitale”
    Kodachi aprì la bocca, ma non un suono ne fuoriuscì. Era paralizzata, le parole dello youkai echeggiavano nelle sue orecchie come spilli acuminati che le perforavano i timpani.
    “Cosa c’è?? Ti vuoi tirare indietro??” domandò Toshio perentorio.
    Stava perdendo la poca pazienza che possedeva, se quella insulsa ningen si fosse rifiutata lui l’avrebbe uccisa senza alcun problema.
    Ciò che è inutile deve essere eliminato.
    Kodachi abbassò gli occhi, sentendosi in trappola. *Non posso mandare tutto all’aria,non posso!!*
    Cercò di prendere coraggio reprimendo la sua stupida coscienza che continuava a dirle di fermarsi, ma, ignorandola, con un sussurro disse “No, avrete ciò che volete”
    Toshio le diede le spalle “Aspetterò il tuo ritorno. Ora va!! E non tornare a mani vuote”
    Kodachi si alzò in piedi scura in volto. Avrebbe adempito il suo gravoso compito. Doveva farlo, per il bene del suo adorato Ranma. Si sarebbe sporcata la mani per il loro amore.
    Aprì un armadio e ne trasse un lungo mantello nero. Se lo avvolse sulle spalle legandoselo alla base del collo.
    Una rosa nera spiccava dalle sue labbra carnose, messe in risalto dal suo pallore quasi mortale.
    E in un baleno spiccò in volo verso la notte, in cerca della sua preda.
    Il mantello si gonfiò aprendosi come grosse ali nere.
    I suoi occhi si chiusero a fessure malefiche.
    La caccia era aperta!

    CONTINUA

    Vocabolario

    youkai: demone
    tsuki: luna
    ookami : lupo
    ookami-youkai: demone lupo
    ningen. Essere umano
    -Sama: lo si usa come signore.
    Arigatou: grazie
    Onna:donna

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:31
     
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  11. Babirox
     
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    Capitolo 5

    LA VITTIMA SACRIFICALE


    Era da poco passata la mezzanotte, l’atmosfera era di una calma e di una quiete spettrale.
    Le strade devastate dalla pioggia erano deserte, non c’era un anima viva , l’acqua impantanata nelle pozzanghere rifletteva la pallida luce dorata della luna che brillava alta in cielo, sempre attorniata da nubi nere.
    I bidoni dell’immondizia erano sparsi per le vie con il loro sudicio contenuto sparpagliato ovunque
    L’olezzo dolciastro impregnava l’aria rendendola quasi irrespirabile.
    Nel silenzio della notte si poteva scorgere una figura esile, coperta da un grande mantello, saltare da un tetto all’altro in cerca di qualcosa o di qualcuno.
    Un conato di vomito salì in gola a Kodachi costringendola a coprirsi la bocca e il naso con la mano feritasi durante il rituale e il cui bendaggio di fortuna era già zuppo di sangue. Il dolore pulsante della ferita le ricordava in continuazione l'importanza del successo della sua missione notturna.
    *Maledizione! Non riuscirò a trovare nessuno per strada a quest’ora. È tutto desolato.*
    Strinse con forza la mano a pugno, la ferita faceva male, ma la frustrazione che stava provando la rosa nera lo era di più.
    *Devo… devo riuscire a trovarlo, altrimenti tutti i mie sforzi saranno vani.*
    Un moto di avvilimento si impadronì di lei.
    *Non posso fallire, non posso!* Strinse gli occhi cacciando indietro le lacrime.
    Non doveva piangere. La famigerata Rosa Nera non piangeva, ma mai come in quel momento si sentiva persa.
    Stava per dichiararsi sconfitta quando da lontano udì qualcosa.
    Si fermò improvvisamente su un tetto voltando la testa in direzione del rumore, immobile, in silenzio, cercando di prestare la massima attenzione. Era sicura di aver sentito un suono.
    Rimase in ascolto per un po’. Niente, solo il fruscio di alcune foglie secche trasportate dal vento sibillino e il suono metallico di bidoni che rotolavano sbattendo lungo i lampioni delle strade.
    Sbuffò cercando di allentare la tensione *Era solo frutto della mia immaginazione.* pensò sconfortata.
    Stava per rimettersi alla ricerca quando si bloccò nuovamente di scatto protendendosi verso la grata del tetto.
    Una voce ovattata le giunse all’orecchio e a mano a mano si faceva sempre più distinta.
    Qualcuno stava cantando! Vide in fondo la strada una figura barcollante che si avvicinava.
    Era un ragazzo poco più grande di lei, avrà avuto si e no sopra la ventina d’anni.
    Teneva in mano una fiaschetta di sakè, camminava ondeggiando e canticchiava una canzone, strascicando le parole.
    “Tuuuuu shei qui con meeeeeeee…” Un sorso di Sakè “Shono quiiiiiiiiiii… shenza teeeeeee!!!”
    Rise sguaiatamente e ingurgitò altro sakè.
    Si asciugò il rivolo di bava biancastra che usciva dalla bocca con la manica della camicia aperta a fiori esotici.
    “Non she niente di mejo che una bella bevuta. Salute…hic..” ancora un'altra risata grossolana.
    Kodachi sbarrò gli occhi.
    I Kami le stavano assistendo. Quello doveva essere un altro segno che stava percorrendo la via giusta per il cuore del suo amato. Ranma era destinato a lei.
    *Bene! Mi rimane ancora una possibilità.*
    Nell’oscurità due occhi neri erano fiammeggianti. La rosa nera era in agguato, come una pantera che aspetta la sua ignara preda venire verso di lei.
    Il ragazzo fece altri due o tre passi e poi cadde a terra con la schiena appoggiata al muro di una casa.
    “O Kami-sama , shono tutto ubrIaco…” Si portò un mano sugli occhi.
    “Ciao”
    Il ragazzo si girò lentamente nell’udire una voce allettante alla sua sinistra e guardò la strana ragazza davanti a lui con espressione imbambolata. Con quel freddo come poteva una persona uscire con un body di ginnastica ritmica e un mantello, pensò stralunato il ragazzo sbattendo gli occhi in modo ebete.
    Kodachi si avvicinò con fare suadente e si posizionò di fronte al ragazzo.
    “Non mi offri nulla??” Si scostò la matassa di capelli lucenti.
    Il ragazzo porse, ancora intontito, la bottiglia di sakè a Kodachi, che ne bevve un sorso.
    Sentì l’odore acre del sakè mentre scendeva nella gola, bruciandola come fosse dentro una camera ardente.
    Nella sua vita aveva bevuto raramente sakè, poiché la trovava un’abitudine pressoché maschile e soprattutto avvilente. Chi beveva lo faceva per sfuggire ad una realtà che non si ha il coraggio di affrontare. E ora… ora toccava proprio a lei fuggire da quella situazione.
    Aveva bisogno di qualcosa che superasse minimo i 10 gradi di alcolicità, per darle la forza di andare avanti.
    Lentamente porse la bottiglia nelle mani del ragazzo.
    “Cosa fa un bel ragazzone come te tutto solo??” Il suo tono era un concentrato di sensualità maligna.
    Il ragazzo strabuzzò gli occhi e rise “Aspettavo te, dolcezza” Rispose impertinente sorseggiando altro sakè “Non lo shai che a quest’ora è pericoloso girare da shole, a quest’ora…”
    Kodachi rise e si avvicinò all’orecchio del ragazzo. La sua voce divenne un tenue soffio che gli fece vibrare il timpano “Allora che ne dici di proteggermi mio impavido cavaliere??”
    Il ragazzo rise come un beota “Bhè… ma in cambio perché non mi dai un bel bacino??”
    Arricciò le labbra bavose e chiuse gli occhi in attesa di quel bacio.
    Kodachi accostò le sue labbra a quelle del ragazzo, ma non ci fu nessun bacio.
    Tirò fuori uno spray azzurro e lo spruzzò in faccia all’ignaro giovane che, in un attimo, prese a ronfare rumorosamente cadendo di lato.
    Kodachi si alzò e guardò con disprezzo la sua vittima.
    *Povero illuso… non sai che grazie a te coronerò il mio grande sogno d’amore.*
    Mise un braccio del ragazzo intono alle sue spalle e con agilità si diresse verso casa.


    Con passo felpato superò il muro della sua abitazione e corse silenziosamente verso la cappella.
    Vi entrò cercando di non far rumore e lasciò cadere il corpo addormentato del ragazzo vicino alla porta. Si tolse il mantello e si inginocchiò davanti allo youkai.
    “Ecco Toshio-sama! Vi ho portato ciò che mi avete chiesto. Quello che voi desideravate.”
    Toshio la fissò senza pronunciare una parola e posò i suoi occhi su quell’essere che stava dormendo.
    Una smorfia di disgusto di intravide impercettibilmente nei suoi tratti animaleschi.
    Agli occhi dello youkai era una creatura ripugnante, senza un minimo di aura combattiva e il solo fatto che dovesse congiungere il suo sangue al proprio lo indignò considerevolmente, ma d’altronde il ningen era giovane e dentro di lui scorreva linfa fresca. Questo importava!
    “Beh, non è certo il migliore, ma sempre meglio di niente..”
    Il tono perentorio della divinità indurì il volto di Kodachi che non osò obbiettare mantenendo lo sguardo basso.
    “Portalo davanti all’altare” Ordinò lo youkai.
    Kodachi obbedì in silenzio e mise il ragazzo davanti all’altare. Questo mugugnò e con lentezza aprì gli occhi appannati, ancora sotto l’effetto dell’alcol.
    “Ma… mo dove shono… che posto è?? E dov’è quello schianto di ragazza?!”
    Si girò e sorrise come un demente nel vedere Kodachi “Hei bellezza… non dovevi darmi un bacio??”
    La rosa nera distolse lo sguardo fissando la finestra.
    “Cos’è? Shei timida??”
    Un ringhio cavernoso si levò alle spalle del ragazzo che si girò lentamente ignaro di ciò lo aspettava e quello che gli si parò davanti fu mostruoso!
    Sbarrò gli occhi “Chi shei tu?? Cosha vuoi??” Cominciò a tremare, sperando si trattasse di un sogno. La sua bocca era aperta, le sue labbra secche, in mano ancora la bottiglia di sakè.
    “Non angosciarti. La tua sarà una morte per una gloriosa causa, darai un senso a questa tua sciocca vira” Gli occhi di Toshio scintillavano di luce sinistra aprendosi ancora di più.
    “Noooo!!!” Il ragazzo cercò di scappare, ma Toshio lo sollevò per le spalle che furono interamente coperte dalle sue mani artigliate.
    “Dove credi di andare??” Rispose calmo Toshio.
    Il ragazzo tentò di dimenarsi nel vano tentativo di scappare, ma nulla e disperato si voltò verso Kodachi.
    “Ti prego! Ti prego aiutami!! Ti prego… non voglio morire… NON VOGLIO!!!”
    Kodachi, con lo sguardo basso, non si mosse. Il respiro le si affannò di colpo, un groppo le salì alla gola.
    L’uomo urlò con tutte le sue forze, cercò nuovamente di divincolarsi, ma fu inutile. Toshio cacciò le minacciose zanne e il ragazzo rimase pietrificato nel fissare l’istmo delle fauci di quel mostro.
    Fu un attimo e la divinità azzannò il collo della povera vittima.
    “PIETÀÀÀÀÀÀÀ!!!” Urlò con tutte le sue ultime energie, ma la presa non si allentò.
    Le pupille si rigirarono indietro, i suoi occhi divennero bianchi e delle lacrime rigarono il suo volto contratto in una smorfia di paura, della bava bianca e schiumosa fuoriuscì da tutta la bocca colando giù per il collo. Le braccia, che prima si divincolavano, a poco a poco cessarono di muoversi. La sua mano si aprì facendo cadere la bottiglia sul pavimento. Un rumore freddo di vetro rotto rimbombò nella stanza e il liquido si sparse sul pavimento. Schizzi di sakè arrivarono anche ai piedi di Kodachi che indietreggiò spaventata, come fosse acido, cercando di reprimere un urlo.
    Si portò la mano tremante alla bocca.
    Toshio sgozzò la sua preda, bevendo ogni goccia della sua linfa vitale.
    Una nebbia nera si creò intorno al demone e alla vittima. Un vento caldo vorticò per tutta la stanza.
    Kodachi cadde, facendosi male la schiena.
    *Cosa… cosa sta succedendo?? * Si chiese ancora sotto shock con gli occhi che le bruciavano dannatamente.
    Poi di colpo il vento si arrestò e la nebbia si diradò, dando modo a Kodachi di fissare con paura il nuovo essere di fronte a lei.
    Toshio non era più un lupo mannaro, ma sembrava molto più inquietante.
    Era un uomo, circa sulla trentina, con capelli lucenti di un biondo chiarissimo, con alla base una sottile e lunga treccia, che terminava all’altezza della vita.
    I suoi tratti erano regali, e molto delicati. Aveva un aspetto quasi femmineo, nonostante il suo corpo dimostrasse il contrario. Il suo sguardo era fiero e distaccato, privo di pietà.
    Gli occhi del demone ora avevano le pupille e un taglio molto affusolato, il che gli conferiva ancora di più un’austerità e una freddezza da gelare il sangue.
    Indossava pantaloni neri e larghi con una fascia grigia in vita, dalla quale scendeva un pannello di seta nero dai bordi grigi aperto in avanti.
    Il busto e le braccia erano coperti da un’elegante e lucente armatura nera dai contorni spessi e grigi, impreziosita sul petto da tre pietre color perla di forma allungata che confluivano tutte verso una più grande e rotonda al centro. La bardatura del busto era modellata secondo l’anatomia del corpo.
    Sotto gli avambracci spiccavano lame ricurve che salivano fino all’altezza del gomito, mentre soltanto la parte dal ginocchio in giù era coperta dalla corazza nera.
    Sopra il rivestimento delle spalle vi erano delle enormi protezioni metalliche che iniziavano a “V” qualche centimetro sotto il giugulo e terminavano oltre la fine delle spalle con la punta rivolta verso il basso. Da queste un enorme mantello lucido dal colore grigio scuro tendente al nero scendeva morbido fino alle ginocchio. Il tutto dava al demone un'aria vigorosa che evidenziava una potenza fuori dal comune. Un combattente invincibile.
    Sul lato destro della fronte, in alto, aveva marchiato un tatuaggio. Un simbolo: TSUKI, Luna.
    Il Dio della Luna lo Tsuki-youkai. Orecchie e mascella appuntite, un ookami-youkai in piena regola.
    Kodachi fissò la divinità con stupore, rimanendo a bocca aperta per ciò a cui i suoi occhi stavano assistendo.
    Toshio osservò il aspetto sentendo l’energia pulsare nelle vene. La vitalità di quel ningen aveva sbloccato ciò che tratteneva la sua aura oramai da troppo tempo. Ma ora era tornato e l’idea di uno scontro lo esaltava. Dopo aver aperto e chiuso un paio di volte le mani, si rivolse alla ragazza con sguardo penetrante.
    “Bene, ora non mi resta che tener fede al nostro patto. Andrò dall’artista marziale.”
    La sua voce era profonda, cavernosa, ma talmente suadente che Kodachi ne rimase incantata.
    “Allora??” disse Toshio con pazienza mal controllata.
    La ragazza si risvegliò dal suo torpore battendo le palpebre.
    “Volete… volete andare stanotte mio signore??”
    Il demone annuì “Come si chiama il ningen??”
    Kodachi abbassò lo sguardo “Ranma… Ranma Saotome. Abita nella casa dei Tendo, a due isolati da qui”.
    “Perfetto! Sarò di ritorno tra qualche ora” Superò la figura inginocchiata di Kodachi poi si voltò a di profilo.
    “Sbarazzati di quell’insignificante corpo ningen, non è più di nessuna utilità” Cosi dicendo se ne andò balzando dalla finestra.
    Kodachi si alzò impaurita, ma prima di avere il tempo di replicare, senti un forte ululato in lontananza.

    Ora, sola in quella stanza, girò lentamente lo sguardo e lo vide! Vide il corpo senza vita del ragazzo giacere ai piedi dell’altare in una pozza di sangue nero e raggrumato.
    Aveva il corpo squartato ed era stato privato dei suoi organi vitali.
    Kodachi lo fissò con paura, indietreggiando di pochi passi. Cadde sulle gambe tremanti e si portò una mano al volto.
    Il puzzo di putrefazione della carcassa, l’odore acre del sakè, l’aroma amaro dell’incenso, resero l’aria irrespirabile.
    Kodachi si rannicchiò in un angolo velocemente, camminando a carponi e cominciò a vomitare.
    Vomitò e tossì, lacrime di rimorso le solcarono il viso stanco e pallido.
    Mai e poi mai avrebbe dimenticato quella scena… la ferocia, la freddezza, la malvagità di quella scena.
    *Che… che cosa ho fatto!!*
    I sensi di colpa l’avrebbero attanagliata per il resto della sua vita!

    CONTINUA

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:32
     
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  12. Babirox
     
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    Capitolo 6

    LA MALEDIZIONE

    I PARTE
    IL MORSO

    Quella notte sembrava infinita.
    Il vento si aggirava solitario tra gli alberi nudi scuotendo i loro rami adunchi e facendo danzare foglie secche e spezzate. L’aria fredda condensava creando una leggera foschia che, fluttuante, copriva le strade creando uno scenario inquietante.
    Casa Tendo era immersa nel buio più totale e i suoi abitanti si erano abbandonati nelle braccia di Morfeo già da un pezzo.
    Solo una luce era ancora accesa, la luce del Dojo. Lo scricchiolio ininterrotto delle assi del parquet tradiva la presenza di qualcuno che si stava allenando faticosamente. Una figura esile combatteva contro un avversario invisibile.
    Akane sferrò una serie di pugni colpendo l’aria, cercando di trattenere gli urli che le davano la carica. Schizzi di sudore caddero a terra.
    Si stava allenando da qualche ora senza sosta, non riusciva a dormire e non ci voleva un mago per capirne il motivo.
    Aveva per l’ennesima volta litigato con il suo fidanzato, Ranma, per colpa di quella matta di Kodachi Kuno. Era odiosa!
    Erano volate parole offensive e alla fine non si erano parlati per tutta la giornata, evitandosi come due estranei.
    *Quel baka!! Tutto per colpa di quella svampita! Perché mi preoccupo tanto! È uno stupido… stupido… Ranma sei un baka!*
    Si fermò per riprendere fiato posando le mani sulle ginocchia leggermente piegate e asciugandosi il sudore con la manica del ji.
    La sua espressione era triste *Ranma! Perché… perché non riusciamo a capirci??*
    Respirò profondamente, sbuffando scocciata di tutta quella situazione *Meglio che vada a dormire, ma prima un bel bagno non me lo toglie nessuno*
    Cosi, spense la luce nel dojo e entrò in casa diretta verso il bagno.


    Una figura nera sfrecciò lungo una strada scarsamente illuminata; nella penombra non si riusciva a distinguerne le sembianze, molti l’avrebbero scambiata per un enorme cane, ma non lo era.
    Era un lupo.
    Un ookami enorme dal manto e gli occhi argentei e dalla folta coda color perla.
    Correva come una scheggia, con gli occhi che sfrecciavano a destra e a sinistra, come se stesse cercando qualcosa.
    Corse per due isolati e poi finalmente la vide: una casa a due piani dallo stile antico.
    Si avvicinò al grande portone al cui fianco spiccava un insegna di legno che riportava la scritta: Tendo Dojo.
    *Bene, sono arrivato* Uno luccichio sinistro brillò negli occhi della bestia, che si leccò il canino di destra facendolo scintillare.
    Saltò il muro con passo felino e guardò la casa buia.
    Fece un giro di ricognizione, acuendo tutti i sensi, ma non udì alcun rumore.
    *Staranno tutti dormen…*
    Toshio alzò lo sguardo verso il secondo piano e si fermò; la sua attenzione fu calamitata da una luce accesa.
    Con uno slancio atterrò sul tetto su cui affacciava la finestra e si avvicinò per vedere chi ci fosse.
    I suoi occhi tremarono sbarrandosi dallo stupore.
    *Ma, non può essere… non è… lei è…*


    Akane chiuse il più silenziosamente possibile la porta dietro di sé.
    Dopo quell’allenamento un bagno caldo era un vero toccasana e il calore faceva sciogliere la tensione ai suoi muscoli doloranti.
    I suoi capelli erano ancora umidi e addosso teneva un telo da bagno giallo con una strana paperella rosa.
    Alzò le braccia per stiracchiarsi i muscoli della schiena.
    “Mmm…sono tutta un dolore! ” Si massaggiò una spalla.
    “Ho deciso! Domani voglio far pace con Ranma, gli preparerò il pranzo” asserì di scatto con la testa. La sua espressione si distese *E se rifiuterà di mangiarlo una bella martellata e il gioco e fatto! Tutto tornerà come prima* Sorrise con aria sognante, il pensiero di far pace con quell’idiota la rasserenò. Apri un cassetto e posò il pigiama sulla scrivania.
    “Non vedo l’ora di dormire, anche se domani è festa devo alzarmi presto”
    Cosi dicendo il telo scivolò ai suoi piedi.


    Toshio per la prima volta dopo secoli riuscì a sentire il suo petto battere all’impazzata.
    Il respirò gli si affannò cacciando piccole nuvole biancastre di aria condensata.
    *Lei… lei è la mia Ayako!!*
    Akane ignara di essere osservata, si tolse il telo.
    Toshio ne rimase affascinato.
    Il suo corpo minuto e formato era una delizia per gli occhi.
    Le sue spalle sottili, i suoi seni turgidi, le sue gambe tornite, lisce e slanciate come quelle
    di una cerbiatta.
    La sua bocca piccola e sottile, il suo profilo, così perfetto, così desiderabile.
    Akane si girò e si infilò uno slip di pizzo rosa.
    I suoi capelli blu cobalto dal taglio corto erano ancora umidi e una piccola gocciolina iniziò a scendere, accarezzandole dolcemente il collo flessuoso.
    Lo sguardo di Toshio seguì quella goccia scendere lungo la linea sinuosa della sua schiena, passò tra le curve delle scapole, disegnate con linea decisa ma delicata, al torace,cosi piccolo, che rendeva quasi spontaneo il gesto di abbracciarlo.
    La goccia sfiorò le sue natiche bombate e rosee.
    Akane si infilò il pigiama e con un asciugamano si asciugò i capelli.
    I suoi occhi, i suoi magnifici occhi. Era dannatamente uguale a lei.
    Toshio si avvicinò alla finestra credendo, sperando di essersi sbagliato, ma non fu così!! Davanti a lui c’era una ragazza che assomigliava in maniera impressionante alla sua Ayako.
    Nella sua mente dolci ricordi, che lui credeva aver dimenticato, riaffiorarono dolorosamente.
    Lui e Ayako insieme, che correvano liberi come l’aria.
    Ricordi struggenti si accavallarono senza sosta nella mente dell’youkai.
    La loro unione carnale, la loro felicità nell’attesa del loro bambino, il suo sorriso, i suoi occhi, la sua pelle, il suo profumo, la sua voce. Era capace di stare ore intere a sentire la sua voce mentre cantava una nenia per il loro piccolo non ancora nato. Lei, la ninfa del lago, lo aveva cambiato, rendendolo l’essere più felice al mondo.
    D’istinto si toccò il petto nel punto dove lei aveva sigillato il suo chi nel tentativo di impedirgli di commettere altre uccisioni prima di… prima di…
    Un colpo alla porta fece ritornare Toshio alla realtà. Tornò a fissare dalle finestra la ningen e strinse i denti rabbioso alla vista del nuovo arrivato.
    *Quello deve essere l’artista marziale*
    Un moto di odio crebbe in lui e la sua aura malamente trattenuta si infuocò.


    Akane senti un leggero toc toc alla porta *Chi può essere a quest’ora??* si domandò posando sulla sedia l’asciugamano.
    “Avanti! ” Ma in cuor suo sapeva chi era e stranamente sentì la guance avvampare.
    La porta si aprì ed entrò un ragazzo con un buffo codino con addosso solo un paio di boxer e una canotta bianca.
    Akane deglutì a fatica. Forse il pranzo non era più necessario “Ranma” disse piano fissando un punto non definito sulla stanza.
    Il ragazzo salutò imbarazzato grattandosi dietro la nuca “Ehm…ciao…”
    “Cosa ci fai in piedi a quest’ora?? È tardi”
    Il ragazzo incrociò le braccia con espressione sfacciata “Beh la stessa cosa la posso chiedere a te. Che ci facevi in palestra??”
    Akane sbatté le palpebre, abbassò lo sguardo indispettita e si sedette sul letto “Che domande! Mi stavo allenando!!”
    Ranma si avvicinò malandrino “Nel cuore della notte??” *Beccata!!*
    Presa in contro piede la ragazza arrossì “Cos’è? Mi controlli ora??”
    Il ragazzo si sedette sul letto “No! È solo che anch’io ero nervoso e non riuscivo a dormire” abbassò lo sguardo.
    Akane si mise sulla difensiva “E cosa ti fa credere che io sia nervosa??”
    “Non mi guardi negli occhi” La voce di Ranma era un sussurro, ma Akane lo udì benissimo. Il suo cuore sobbalzò.
    Attimi di silenzio.
    “Mi… Mi dispiace per stamattina Ranma” le sue guance divennero rosse *L’ho detto!!*
    Ranma sorrise “Beh…Dispiace anche a me Akane.”
    I due ragazzi per la prima volta si guardarono negli occhi. Non era poi tanto difficile fare pace!!
    I loro cuori si fermarono e l’imbarazzo crebbe.
    Ranma si alzò di scatto impacciato e si diresse verso la porta con passo da robot, ma con il cuore più rilassato “Bhè sarà meglio che vada ora! A domani Akane… Buonanotte”
    “Buonanotte Ranma” rispose lei in un sussurro.
    Stava per andarsene quando una folata di vento ruppe i vetri della camera.
    Akane urlò.
    “Ma cos…??” Ranma si posizionò davanti alla ragazza per farle da scudo *Ma che sta succedendo??*
    Davanti a loro un grande e maestoso ookami li fissò con aria minacciosa.
    Il rumore di vetri rotti svegliò tutti gli abitanti della casa che in un battibaleno corsero nella stanza di Akane.
    “Ma che succede??” Chiesero spaventate Kasumi e Nabiki, le sorelle più grandi di Akane.
    “Akane” urlò il signor Tendo, seguito da Happosai in groppa al signor Genma-panda “Bo bo”
    “Un ookami?? Ma Akane si può sapere che ci fa un lupo in casa?” chiese candidamente Kasumi stringendosi la vestaglia di seta lavanda.
    “Non lo so” Rispose Akane ancora impaurita tenendosi stretta al braccio di Ranma.
    Ranma anche non sapendo la motivazione stava allerta *Non è un lupo normale, ha una forte aura combattiva*
    “Akane!” Ryoga arrivò correndo, rischiando di inciampare su l’ultimo scalino e si aggiunse al gruppo.
    Nabiki si voltò alzando il sopracciglio “E tu che ci fai qui??” Il ragazzo arrossì.
    La ragazza rise schernitrice e sottovoce disse “Ho capito stavi in camera di Akane in veste di P-chan, ma ti sei perso, non è cosi?? Beh dammi 1000 yen e Akane non saprà nulla”
    Ryoga fulminò una Nabiki divertita “Nabiki , possibile che…”
    “E cosi tu saresti Ranma Saotome?! L’artista marziale!” A parlare era stato l’ookami che fece qualche passo in avanti.
    Tutti rimasero allibiti “Coosa? Un lupo parlante??” urlò Soun Tendo sbracciandosi come un pollo.
    Nabiki alzò le spalle “Di tutte le cose strane che ci sono capitate ancora ti stupisci papà?”
    “Sì, sono io Ranma Saotome” Disse spavaldo Ranma senza lasciare la sua posizione e mettendo fine ai frivoli battibecchi degli altri dietro di lui. Nessuno si era reso conto della gravità della situazione.“Posso sapere invece tu chi diavolo sei??”
    L’ookami lo fissò intensamente aprendo le fauci.
    D’improvviso una luce accecante si irradiò dalla fiera investendo la camera, tanto che tutti i presenti dovettero coprirsi gli occhi.
    In meno di due secondi quella luce si diradò e ciò che tutti videro fu sconcertante.
    Un uomo dai capelli d’oro, gli occhi d’argento e lo sguardo fiero e distaccato. Un vento ardente gli alzò i capelli, i suoi occhi brillavano di luce purpurea e fu allora che con voce solenne disse:
    “IO SONO IL SIGNORE DELLA LUNA, LA DIVINITA’ DEMONIACA DEL CORPO CELESTE. L’OOKAMI YOUKAI PIU’ TEMUTO. IL MIO NOME E’ TOSHIO”
    Tutti rimasero a bocca aperta scioccati da ciò che le loro orecchie stavano udendo. Davanti a loro c’era un divinità, una creatura soprannaturale con una potenza spaventosa. Niente a che fare con i matti strampalati di ogni genere che puntualmente infestavano casa Tendo per sfidare, uccidere, sposare o per chiedere il saldo di qualche debito al povero Ranma. Stavolta a giudicare da quell’espressione di ghiaccio le cose non si sarebbero risolto tanto facilmente.
    Ranma avanzò di un passo “E si può sapere che vuoi da noi??”
    Il volto gelido di Toshio si increspò in un sorrisetto, alzò il braccio e puntò il dito verso l’artista marziale. “Te, voglio te!! Sono venuto qui per te”
    Akane sgranò gli occhi. Il restante gruppo era paralizzato, perché quell’essere doveva avercela con Ranma??
    Ranma si mise in posizione d’attacco assottigliando gli occhi “Bene! Se mi vuoi… VIENIMI A PRENDERE!!!” La sua voce vibrava di eccitazione, un’eccitazione che gelò il cuore ad Akane *Ranma* Un brutto presentimento si fece strada dentro di lei.
    Toshio si librò in aria e con una risata uscì fuori dalla finestra atterrando su un masso.
    Ranma lo seguì a ruota mentre gli altri corsero giù in giardino scendendo di corsa le scale.
    I due si fissarono minacciosamente.
    *Che abbia inizio il divertimento* Toshio alzò l’indice e con grande presunzione fece cenno a Ranma si farsi avanti.
    Ranma si concentrò al massimo *Vediamo di cosa sei capace*
    I due, con uno scatto velocissimo, si librarono in aria eseguendo un potente Tobi geri**. Le gambe si contrastarono mentre fortissimi colpi si annullarono. Si squadrarono con tenacia digrignando i denti. Nessuno voleva perdere.
    Toshio si lanciò in una serie di Kobushi** che Ranma parò abilmente anche se con qualche tentennamento.
    Atterrarono nelle stesse posizioni con le spalle rivolte all’avversario.
    Ma le tregua durò pochissimo. I due ripresero a combattere furiosamente non risparmiando i colpi.
    Intanto dal porticato di casa Tendo tutti assistevano alla lotta con il cuore in gola.
    Akane aveva le mani giunte sentendo una strana stretta al cuore *Ti prego sta attento! Ti prego…*
    Con un attacco aereo fulmineo Toshio centrò Ranma con un colpo dietro il collo facendolo cadere nel laghetto.
    “Ranma” gridarono Genma e Soun.
    “Kasumi! Kasumi prendi il bollitore presto!” La voce di Akane era incalzante e prontamente Kasumi corse in cucina.
    Toshio si posò con grazia a terra, attendendo il suo avversario.
    Ranma uscì dall’acqua con un salto acrobatico. Il suo aspetto era cambiato, era più basso e possedeva delle rotondità che prima non aveva.
    “Coraggio divinità dei miei stivali fatti sotto! ” Urlò Ran-chan fradicia togliendosi con un gesto rapido la frangia dagli occhi.
    Toshio guardò con perplessità la ragazzina dai capelli rossi davanti a lui “E tu fujin** da dove sbuchi?” Disse quasi con disprezzo.
    Ranma abbassò lo sguardo *Dannazione! Mi sono trasformato*. Era così preso dalla lotta da scordarsi della sua maledizione. Abbandonò la posizione d’attaccò stringendo i pungi lungo i fianchi “Io sono Ranma Saotome. Questa è la mia maledizione! La mia condanna! Ogni volta che mi bagno con dell’acqua fredda il mio corpo cambia, assumendo le fattezze femminili. È la maledizione delle sorgenti di Jyusenkyo”
    Toshio non si scompose minimamente, alzò soltanto il sopracciglio incuriosito.
    Aveva sentito parlare di quelle pozzanghere cambia-persone, ma era la prima volta che vedeva un maledetto e la cosa non lo esaltò, anzi…
    Ranma, stufo di essere osservato come se fosse un fenomeno da baraccone, l’apostrofò “Hei! Sei qui per combattere no?? Levati quell’espressione dalla faccia!!!”
    Partì all’attacco e i due ricominciarono a lottare.
    “Illuso come puoi sperare di battermi in queste condizioni?”
    “Zitto!! Anche così conciato io… Io ti batterò!” Ranma si diede uno slancio e il combattimento riprese a mezz’aria.
    Toshio stava per assestare un colpo, ma Ranma con velocità straordinaria si abbassò, sulla sua faccia un sorriso beffardo *Sei finito* E sfoderò la sua micidiale tecnica.
    “Amaguriken** versione Saotome!!!”
    Una raffica di pugni colpì il corpo del demone in un punto vitale, due centimetri sopra lo stomaco.
    Toshio non riuscì a reagire, data la potenza, la velocità e la precisione di quella tecnica.
    Le mani di Ranma svanivano tanta era la sua rapidità.
    Un attimo di tregua poi il volto di Ranma si indurì e con tutta la voce che aveva in gola urlò:
    “Doppio pugno tambureggiante**!!!” Un ultimo colpo, meno veloce ma più potente e Toshio fu sbattuto al suolo.
    Ranma cadde a terra posando sfinito un ginocchio sull’erba “Soddisfatto??” Chiese ansimante.
    Akane gli si avvicinò con un bollitore e svuotò l’acqua calda sulla ragazza che al solo contatto si ritrasformò in uomo “Grazie Akane” Scoccandole uno sguardo grato.
    Toshio si rialzò mentre il suo sguardo andava alla mano che si era appena passato sulla bocca, e si ritrovò a fissare quello che non vedeva più da anni: il suo sangue *Non male. Il ningen è forte!* Pensò elettrizzato.
    Lo youkai rise “Erano secoli che non mi misuravo con un guerriero come te. Anche se sei un ningen devo fari i miei complimenti!!”
    Ranma si rialzò scoccandogli un occhiata furiosa. *E questo è solo l’inizio youkai*
    Toshio chiuse gli occhi “Ma purtroppo devo mettere fine a questo duello. L’alba è vicina!”
    *L’alba?* si chiese Ranma confuso da quella frase.
    Di nuovo quella luce accecante che abbagliò tutti i presenti.
    Al fitta al cuore si intensificò facendo dolere Akane *Ranma* Stava per succedere qualcosa.
    Se lo sentiva.
    “Ma cosa diavolo??” Ryoga imprecò infastidito da tanta luce.
    Un forte ululato scosse tutti i presenti e davanti ai loro occhi apparve una creatura inverosimile.
    Genma Saotome aprì la bocca senza riuscire a parlare, Soun Tendo bofonchiò “Lui, lui è…”
    Mentre Happosai e Ryoga si scoccarono un occhiata tesa.
    “No, non è possibile!!”
    “Credici Papà. È un lupo mannaro, un ookami-youkai” La voce apparentemente fredda di Nabiki echeggiò nel giardino.
    Akane tentò di rimanere calma, ma il dolore all’altezza del petto si faceva più forte, una pulsante tachicardia la colse facendole quasi mancare il respiro come se mille pugni la stessero colpendo al costato.
    Ranma avanzò e si rimise in posizione d’attacco, ignorando quello strano presentimento che gli urlava che era in pericolo e di scappare al più presto*Ranma Saotome non scappa!!*
    “Tsè… umano o ookami non fa differenza. Fatti avanti io sono pronto!”
    Un forte ghigno increspò il muso del demone *Illuso!!!*
    Ranma partì al contrattacco raccogliendo tutte le sue energie, serrò con forza il suo pugno che si illuminò di energia.
    “Preparati…al colpo di graziaaaaaaaaaaaaaa!!!”
    A pochi millimetri il demone scomparve e il colpo di Ranma andò a vuoto, ma non ebbe neanche il tempo di voltarsi che il demone lo colse di sorpresa. Toshio si materializzò alle sue spalle.
    “Ma che diamine???”
    Successe tutto cosi in fretta che non si accorse di essere caduto nella sua trappola.
    Un urlò morì in gola ad Akane mentre i suoi occhi si sbarrarono tremanti come non mai.
    *Ra- Ranma…oh Kami-sama!! Ranma!!*
    Il demone era alle spalle del giovane artista marziale, tenendogliele beh strette, mentre le sue fauci stringevano con veemenza il suo collo.
    “Lo… lo sta mordendo!!” Strepitò Soun fissandolo incredulo.
    Ranma sentì la vista offuscarsi, battendo le palpebre sempre più pesanti. Strinse i denti mentre sentiva i muscoli paralizzati. *Ba…bastardo* pensò rabbioso.
    Toshio tenne salda la presa mentre i suoi occhi divennero rossi come le gocce di sangue che stavano cadendo sul prato.
    Ryoga d’istinto parti all’attacco in soccorso del suo amico-nemico, ma Toshio fu più veloce e, buttando Ranma a terra, si librò in aria fino a raggiungere il muro. Sul suo volto un’espressione di vittoria nel notare Ranma stramazzare al suolo.
    “Il mio compito qui è finito. La maledizione è stata compiuta. Addio!”
    Con velocità sovrumana se ne andò avvolto dalla nebbia notturna,ma Ryoga non si diede per vinto e tentò di inseguirlo “Dove scappi ookami pulcioso” con un balzo atterrò fuori casa Tendo correndo più veloce che poteva, ma fu inutile!
    Quell’essere era velocissimo e girato l’angolo Ryoga non lo vide più, in pochi secondi l’aveva già seminato. Il ragazzo strinse il pugno furente di rabbia. *Me la pagherai vigliacco. Non si colpisce alle spalle!!*
    “RANMAAAAAAAAA!!!” Quell’urlo raggelò il sangue nelle vene a Ryoga che, riconoscendo la voce, iniziò la sua folle corsa verso casa Tendo, pregando i Kami di non perdersi
    “Akaneee!!!”

    CONTINUA


    VOCABOLARIO

    Tobi geri: calcio volante
    Kobushi:pugni
    Fujin:donna
    Tecnica della castagna (Amaguriken) - Una serie rapidissima di colpi. Si devono saper compiere ampie oscillazioni laterali delle braccia ad una velocità in cui non si riescono a distinguere i singoli movimenti. È un'antica tecnica cinese, tramandata da Obaba, che deriva il suo nome dal fatto che per impararla si devono prendere le castagne dal fuoco senza scottarsi, per acquistare velocità di movimento. Poiché Ranma in quel periodo non può sopportare il calore a causa di un "sortilegio" della stessa Obaba, si allena tirando pesci fuori dall'acqua con le mani. Utilizza questa tecnica soprattutto quando è femmina (e quindi più veloce).
    Doppio pugno tambureggiante - Una serie rapida di colpi, che ricorda la tecnica della castagna ma a velocità leggermente inferiori e con colpi più diretti. Utilizza questa tecnica soprattutto quando è maschio (e quindi più forte).

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:33
     
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  13. Babirox
     
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    Un grazie enorme a Monica, Robby, Kikka e Mary. :*



    Capitolo 7

    LA MALEDIZIONE

    II PARTE

    LA TRASFORMAZIONE



    I polmoni gli bruciavano come fuochi ardenti, espandendosi e contraendosi dolorosamente ad ogni singolo respiro. Qualcosa dentro di lui stava crescendo in maniera smisurata ma non sapeva cos’era. Una strana energia stava invadendo il suo corpo, la sentì vibrare attraverso le sue vene come un branco di giumente scalpitanti.
    *Cosa…cosa mi sta succedendo??*
    Il punto dove quell’ookami-youkai di nome Toshio l’aveva morso gli pulsava maledettamente, poteva ancora avvertire la sue zanne penetrargli le carni, mentre il suo sangue caldo colava giù per il braccio
    *Bastardo!!!! te…te la farò pagare!!*
    Sentì la sua massa corporea aumentare considerevolmente, i suoi muscoli guizzavano, tanto che i deltoidi esercitavano una pressione tale che per un secondo si sentì soffocare. Delle vene superficiali si gonfiarono sulle braccia e sulla parte laterale della fronte.
    La confusione era tale che la testa gli cominciò a dolere, le tempie gli martellavano così forte che credette di impazzire.
    Strinse i denti dal dolore, ma sentì in bocca un sapore metallico seguito da un forte senso di bruciore.
    *Sangue?? Ma con cosa mi sono tagliat…* si bloccò nel sentire dentro la sua bocca qualcosa crescere.
    I suoi canini si stavano allungando pericolosamente *Che diavolo??*
    Sentì il suo corpo palpitare di una potenza innaturale, selvaggia.
    Istinto, puro istinto animale.
    Gridò, non capendo cosa gli stesse capitando, ma dalla sua bocca fuoriuscì solo un forte latrato.
    Attonito sbarrò gli occhi volendo vedere la sua famiglia ma l’oscurità lo avviluppò annebbiandogli la vista
    *Che cosa sta succedendo??*



    Ryoga fu un lampo nel correre verso casa Tendo non appena udì l’urlo di Akane.
    Pregò i Kami di non perdersi, lo chiese con tutte le sue forze. Sapeva che il suo pessimo senso dell’orientamento rischiava di portarlo in un luogo sperduto chissà dove, ma stavolta no, non poteva permettersi di allontanarsi. Una vocina nella sua testa gli diceva che qualcosa era cambiato, in maniera totale.
    Non sapeva il motivo ma l’espressione dello youkai mentre azzannava Ranma lo aveva fatto rabbrividire e il suo sesto senso difficilmente sbagliava.
    *Akane! Akane resisti* il cuore gli si gonfiò riconoscendo la casa dei Tendo.
    Un sorriso affannato di sollievo si dipinse sulle sue labbra secche e con un gesto atletico saltò il muro di cinta della casa.
    “Eccomi Akan…” Ma quello che si trovò davanti aveva del mostruoso, la frase gli si bloccò in gola e gli occhi sbarrati rimasero fissi su quello che stava accadendo nel giardino, mai e poi mai avrebbe pensato di assistere ad una scena del genere.
    *E….e adesso??*


    Erano tutti immobili sulla veranda con lo smarrimento dipinto sui loro volti contratti.
    Guardavano pietrificati ciò che stava accadendo, davanti a loro la figura di Ranma inginocchiato a terra con i palmi tra i fili d’erba era scosso da spasmi violenti che a poco a poco si intensificarono.
    Akane fu la prima a reagire, cercando di essere presente a se stessa. Titubante si avvicinò, tentando di toccargli la spalla.
    “Akane ferma” urlò Nabiki, afferrandole violentemente la mano con una forza che nemmeno lei sapeva di avere. La sorella più piccola si arrestò sussultante “Ma, ma Nabiki….”
    Un urlo frenò ogni sua parola. Ranma stava urlando. Alzò il busto rimanendo inginocchiato e cacciando il petto in fuori. Non era un grido normale, era un grido rauco e profondo.
    Ryoga aggirò il ragazzo agilmente e si mise davanti ad Akane con occhi increduli.
    Cosa diavolo stava accadendo a quel combinaguai?? Cosa diavolo stava succedendo??
    La giubba rossa di Ranma si cominciò a sfilacciare, i deboli fili rossi che la tenevano insieme via via si assottigliavano, alcuni iniziarono a rompersi sotto l’enorme mole in crescita del ragazzo.
    Il suo corpo si stava ingrossando rapidamente.
    Della peluria bronzea crebbe rapidamente sul suo torace, sulle sue braccia, sugli arti, sulla faccia, fino a che ogni centimetro del suo corpo non fu ricoperto da quel manto color del cuoio scuro.
    Le sue mani tremanti divennero enormi e grandi artigli ricurvi iniziarono a formarsi ad uno ad uno provocandogli un dolore talmente forte che non riusciva ad impedirsi di urlare.
    La sua schiena si arcuò, lacerando completamente i resti della casacca che a brandelli cadde ai piedi di un Ranma ancora tremante.
    Girò in dietro le pupille spalancando gli occhi e chiudendoli subito dopo, mentre gli urli divennero lamenti rauchi sempre più cavernosi e lunghi.
    Un rivolo di sangue si formò dalla bocca del ragazzo, dove i denti iniziarono ad allungarsi fino a diventare grosse zanne che gli arrivavano al mento e brillavano di una luce sinistra.
    Le palpebre, fino a quel momento serrate a causa del forte dolore, si spalancarono improvvisamente rivelando come l’intenso blu cobalto dei suoi occhi fosse stato sostituito da un acceso rosso carminio che pareva bruciare più delle fiamme. Infine il manto si schiarì diventando di un caldo bronzo chiaro.
    Il lamento divenne un intenso ululato.
    Ranma si alzò dalla sua postazione e urlò alla luna con tutto il fiato che aveva in gola.
    La trasformazione era compiuta!


    Tutti assistettero basiti alla scena, ma nessuno osava muoversi mentre nelle loro orecchie rimbombava l’eco di quei latrati disumani. Era inconcepibile per loro che il codinato e quella bestia fossero la stessa persona.
    Ranma guardò famelico le persone davanti a lui, spostando il peso sulle zampe anteriori.
    La testa ed il collo più bassi rispetto alle spalle dove le scapole erano molto pronunciate mentre i suoi occhi purpurei erano a dir poco raggelanti.
    “Ranma” urlò Akane che, liberandosi dalla stretta di Nabiki, fece per correre verso di lui, ma prontamente Soun le si parò davanti a braccia aperte “No Akane…Ferma!!” le ordinò cercando di trattenere un nervosismo quasi palese.
    “Ma Papà, io…” Akane tremò indietreggiando di qualche passo, senza capire il motivo per cui il padre ostacolava il suo tentativo di soccorso.
    “No figliola. Ranma non è più il nostro Ranma. Non sa chi siamo. Ora come ora è solo una bestia assetata di sangue, se tu ti avvicinassi potrebbe farti del male”
    “Farmi del male??” sussurrò Akane incredula *Ranma… farmi del male??* per Akane fu come sentire la più assurda sciocchezza della sua vita. Ranma non poteva farle del male, non lui.
    Lui che era sempre accorso in suo aiuto, lui che la cercava, lui che la proteggeva, lui che la faceva sentire sempre al sicuro. Ma ora come ora, fissando quella fiera selvaggia, le parole di suo padre acquistarono un maledetto senso. Ranma poteva farle male!!
    Il respiro le si smorzò in gola, mentre cercava di trattenere le lacrime.
    Happosai si fece avanti atterrando su un masso in giardino “Bisogna tenerlo occupato fino all’alba.”
    “L’alba??” ripeté Genma trasformatosi in uomo.
    Happosai annuì “Ranma ora è un Ookami, perciò trae la sua forza dall’energia ancestrale della luna, per questo dobbiamo fermarlo prima del sorgere del sole, altrimenti per noi sarà la fine”
    L’anziano guardò Ryoga, che sembrò capire. Asserì deciso, avanzando di qualche metro e mettendosi in posizione di attacco senza però lasciare Akane priva di protezione “Quando vuoi vecchio” urlò con veemenza.
    “Attacchiamolo insieme, da fronti diversi!!”
    Il ragazzo annuì riunendo le sue forze *A noi due Saotome!!!* si concentrò pensando a qualcosa di deprimente. Con un’occhiata fugace fissò il volto teso della sua Akane, era avvilente per lui usare quella tecnica davanti alla donna che amava, significava farle capire il suo stato d’animo eternamente infelice, ma proprio questo pensiero umiliante gli diede la carica per il suo colpo micidiale.
    Con balzi felini i due si fiondarono al lati di Ranma sorprendendolo per un attimo.
    Happosai, a sinistra , incrociò le mani al petto, mentre Ryoga, a destra, pose le mani davanti a lui.
    Le loro voci sembrarono unirsi.
    “HAPPO DAIKARIN”
    “SHISHI HOKO DAN”

    Le tecniche di entrambi i combattenti si fusero in un'unica grande tecnica.
    Le bombe che Happosai cacciò dalla sua tuta si intrisero dell’energia che Ryoga sprigionò dalle sue mani, così che miriadi di sfere raggiunsero Ranma e all’unisono esplosero nelle sue vicinanze. La bestia urlò.
    Akane spalancò gli occhi pieni di terrore mentre sentiva i battiti del cuore accelerare paurosamente all’idea che gli fosse successo qualcosa di grave.
    Si alzò un gran polverone color sabbia. Tutti tossirono vistosamente, cercando di coprirsi con le mani le vie aeree per impedire al pulviscolo di penetrarvi.
    Happosai e Ryoga atterrarono l’uno affianco all’altro.
    “Ranma perdonami” sussurrò Ryoga togliendo il braccio dalla bocca che aveva usato come scudo, gli dispiaceva aver colpito il rivale a tradimento. Era un artista marziale e c’era un codice d’onore da rispettare che lui in quel momento aveva infranto.
    Happosai chiuse gli occhi asserendo “L’hai fatto per il suo bene figliolo, non rammaricartene.
    Un giorno te ne sarà grato!!” dandogli una manata dietro la schiena.
    “Ehm… Happosai questa pacca la dovresti dare a Ryoga e non al mio fondoschiena non ti pare??” chiese rabbiosa Nabiki ad occhi chiusi alzando un pugno minacciosamente.
    L’anziano maniaco si scostò ridacchiando “Oh, sei tu Nabiki!! Sai alla mia età la vista va calando e non ho notato cosa stavo toccando!!” Un gocciolone si dipinse dietro la testa della giovane che faticò a mantenere la calma “Ah si eh??? Brutto maniaco perver….”
    Il polverone si stava diradando quando una forte aura scosse la terra.
    “Ma che diavol..” non ci fu nemmeno il tempo di rendersene conto. Fu un attimo e una potente energia si scagliò sui due uomini. Ryoga fece in tempo ad allontanare Akane e Nabiki e subito dopo lui e Happosai furono sbattuti per l’aria. L’anziano cadde al suolo strusciando di qualche metro e Ryoga venne sbattuto contro un albero ferendosi in malo modo un braccio.
    Kasumi urlò mettendo le mani sulla bocca. “Oh no. Si saranno fatti male!!” corse in casa a prendere la valigetta del pronto soccorso.
    “Ryoga” Nabiki fissò la nube intontita dallo slancio. Al centro c’era Ranma ricurvo e arrabbiato, con un aura dorata dalla quale sprizzavano scintille rosse.
    Il colpo infertigli non l’aveva minimamente scalfito.
    Soun e Genma si fissarono capendosi con gli occhi.
    “Amico Tendo”
    “Amico Saotome”
    Si misero in posizioni d’attacco al quanto strane, imitando dei gesti simili a quelli delle scimmie.
    “Sei pronto Genma??”
    “Certo Soun!!Mi dispiace figliolo, ma è per il tuo bene” lacrime forse versate per la paura o per rendere il momento solenne solcarono il volto di Genma.
    Stavano per attaccare quando…

    “FERMI!!!” I due si bloccarono sentendo una voce. Si girarono insieme. “Akane!!” disse Soun attonito.
    La ragazza corse verso Ranma, così velocemente che ne Genma ne Soun ebbero il tempo di fermarla. Il padre cadde a terra sbilanciandosi troppo “Akane ti prego, ferma!!!”
    Il suo era un tentativo disperato, ma doveva farlo. Dietro di lei udiva la voce di suo padre incrinata dalla lacrime unita a quelle delle sorelle. “No figliola!!!” “Akane!!”
    Nemmeno se ne rese conto, ma una fitta le arrivò all’arto destro fino alla spalla.
    Ranma l’aveva presa per un braccio e iniziò a stringerglielo forte.
    Akane urlò dal dolore, ma resistette. Le voci spaventate dei suoi familiari le arrivarono smorzate.
    “Ranma, RANMAAAAAAA!!!!!!! Ti prego fermati sono io, sono Akane!!!”
    “AKANE” urlò Nabiki vicino ad un Ryoga semi incosciente.
    Ranma infastidito da quel rumore alzò da terra la ragazza tenendola sempre per il braccio.
    Quella femmina doveva smettere di urlare, basta non doveva urlare!!
    Un ringhio basso gelò il sangue ad Akane che ,cercando di non pensare al dolore, aprì gli occhi cercando di resistere.
    *Ranma!!!* Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi del ragazzo accecati dall’istinto e da un forte nervosismo palesemente rivelato dal loro frenetico movimento.
    Rossi!! Rossi come la pazzia!
    Alla sofferenza fisica si unì un senso di sconforto che riempì i suoi occhi di lacrime. Non riuscì a contenerle e calde gocce le rigarono il viso pallido e delicato contratto dal dolore.
    Si morse il labbro continuando a fissare lo sguardo in quello del ragazzo ed alimentare così una piccola fiammella di speranza.
    Fu in quel momento che il dolore si attenuò a poco a poco. Le si bloccò il respiro nel vedere che Ranma si era fermato di sua spontanea volontà, e le sue mani avevano allentato la presa.
    I due si fissarono intensamente e Akane, per un momento, credette di intravedere sotto tutta quella ferocia il vero animo di Ranma, del suo Ranma. Quello sguardo da bambino birichino che le faceva andare in estasi.
    “Ra-Ranma!” bisbigliò in un sussurro quasi di felicità.
    Il ragazzo la lasciò cadere a terra titubante e indietreggiò quasi a volersi allontanare da lei.
    Fissò tutti i presente come una bestia un attimo prima di essere catturata. Aveva le spalle al muro.
    Soun e Nabiki corsero verso la ragazza che sia accasciò in ginocchio al suolo, tenendosi il braccio.
    Fissò quello che doveva essere il suo fidanzato senza pensare alle fitte del suo braccio rosso e gonfio “Ranma!!!” cominciò ad urlare “Ranma ti prego svegliati”
    La voce di Akane innervosì ulteriormente il ragazzo che iniziò ad agitarsi scuotendo la testa, poi improvvisamente si bloccò.
    “Ma che??” Nabiki d’istinto alzò gli occhi al cielo
    “L’alba!!” disse rincuorata.
    “Che i Kami siano lodati” sospirò Kasumi seduta ad aiutare Happosai che teneva il capo sulle sue ginocchia.
    Il blu scuro della notte pacatamente lasciò il posto alle intense sfumature dell’arancione e del rosa. All’orizzonte il grande cerchio di fuoco cominciò la sua ascesa verso il cielo.
    La luna fu coperta dai tiepidi raggi del sole e gradualmente scomparve.
    Ranma, barcollante, a poco a poco riprese il suo aspetto umano. Il manto di pelliccia si diradò, i denti si ritirarono, così come gli artigli, i muscoli si rimpicciolirono, così come tutto il suo corpo.
    I latrati divennero sempre più impercettibili fino a divenire rantoli stanchi.
    Fece un altro paio di metri affaticato e senza un briciolo di forza si accasciò al suolo svenuto davanti ad Akane.

    CONTINUA

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:34
     
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    Capitolo 8

    LA MALEDIZIONE

    III PARTE

    CORAGGIO


    Il terriccio umido emanava un odore di marcio.
    Kodachi prese con la vanga di metallo l’ultimo mucchietto di terra e lo fece cadere su quella che prima era stata una buca abbastanza profonda, appiattendola con il dorso della pala.
    La gettò via. Il rumore dell’arnese fu attutito dalla terra.
    Una smorfia di disgusto si increspò sul volto pallido della Rosa nera, imbrattato di fango essiccato e con lo sguardo ancora assente. Si asciugò la fronte con l’ampia manica del suo preziosissimo kimono, ridotto ormai ad un cumulo di stracci sporchi,di fanghiglia e… di sangue.
    Davanti a lei la tomba di ciò che rimaneva del cadavere di quel ragazzo, vittima sacrificale di Toshio.
    L’aveva seppellito lì, dietro la cappella di casa sua.
    *Fortuna che Tatewaki non c’è* Pensò con sollievo la ragazza.
    Infatti Kuno Tatewaki, suo fratello maggiore, appena finiti gli studi era partito insieme al padre e al fedele servitore Sasuke per la isole Hawaii, non sarebbero tornati molto presto!!
    Kodachi si toccò nervosamente i capelli e si accinse ad entrare nella cappella, ma si bloccò, esitò qualche secondo e poi si girò verso quel sepolcro, si avvicinò e vi accese dell’incenso.
    I morti dovevano essere onorati. Si inginocchiò intrecciando le mani davanti alla bocca. Strinse gli occhi gonfi per trattenere le lacrime, mentre dalle sue labbra uscì un flebile sussurro “Mi dispiace!”
    Tirò un profondo respiro e si rialzò per rientrare nella grande cappella e lasciarsi alle spalle la sua colpa più grande.
    Nella cappella tutto era stato pulito in modo maniacale, niente pentacolo e niente cerchio, ma tuttavia la sola vista di quel luogo provocò un nodo allo stomaco di Kodachi costringendola ad appoggiarsi al porta di pietra.
    *Basta Kodachi, Basta dannazione!* cercò di dirsi per darsi coraggio.
    Si toccò il viso con mano tremante. Si sentiva sporca oltre che sul corpo anche nello spirito.
    Sciolse la coda, i capelli nero pece le ricaddero sulle spalle. Insinuò entrambe le mani dietro la nuca massaggiandosi la zona occipitale e districando qualche nodo.
    In poche ore aveva evocato una divinità e si era resa complice di un omicidio.
    Aprì tutte le finestre sperando di eliminare l’odore dell’incenso che si era impregnato nella stanza.
    Nell’aprire si bloccò “E’ l’alba” sentenziò sentendo il respiro accelerare.
    Abbassò lo sguardo stringendosi nelle braccia *Chissà se Toshio-sama…*
    Una ventata di aria ardente proveniente dalla finestra la colpì facendola traballare all’indietro. Si ridestò immediatamente dai suoi pensieri, vedendo quel vento circondare una figura possente, attorniato da un calore lavico, in contrasto con il gelo che quella creatura emanava.
    Lo youkai era tornato.
    Prontamente Kodachi si inginocchiò “Mio signore, siete tornato!!”
    Kodachi attese trepidante la risposta di Toshio, ma il demone non la degnò neanche di uno sguardo, nella sua mente l’immagine di Akane *Ayako* pensò stringendo i pugni da sotto il mantello.
    Kodachi alzò la testa non capendo cosa lo youkai stesse pensando e con quel poco di coraggio rimastole disse balbettante “Mio signore. Come, come è andata??”
    Toshio battè le palpebre una volta uscendo dai suoi pensieri e finalmente guardò la ningen con noncuranza da sopra la spalla. Rimase in silenzio per qualche istante.
    “Ho compiuto ciò che mi hai chiesto” si limitò a dire freddamente.
    Il volto semicoperto dalla fluente capigliatura brillò di luce folle dimenticando all’istante ogni stanchezza e rimorso. “Volete dire che…”
    “La maledizione è stata compiuta” finì la frase il demone girandosi verso il sole che stava spuntando.
    Kodachi non riuscì a trattenersi e sfoggiò una delle sue risatine perfide. “Bene, ce l’ho fatta.
    Ora Akane Tendo avrai ciò che meriti” disse maligna, ma la rosa nera era troppo presa dall’euforia da accorgersi dell’impercettibile sussulto del demone al nome della ningen.
    “Il mio compito qui è finito, non c’è più ragione di restare!”
    Kodachi sussultò alzandosi in piedi “Ma mio signore. Dove andate??”
    “Nel mio regno. Il regno della Luna” disse con voce atona la divinità.
    *Il regno della Luna* ripeté Kodachi fa sé confusa.
    “Ma dovrò celebrare un altro rito propiziatoria affinché veniate nel nostro mondo mio Signore?” Domandò la Rosa Nera impaurita nel doversi macchiare di un altro omicidio, il solo pensiero le provocò un forte disagio interno che si ripercosse sui lineamenti del viso facendoli di nuovo contrarre.
    Toshio la fissò con sguardo penetrante “Non ce ne sarà bisogno.
    Ora il mio potere è al di sopra di ogni immaginazione e la barriera che separa i due mondi non è che una sottile membrana che posso aprire quando voglio!”
    Le parole dello youkai fecero riflettere la rosa nera facendola quasi rilassare, ma prontamente un altro dubbio si insinuò dentro di lei.
    “Toshio- Sama, Come sta il mio Ranma? Riuscirò poi a spezzare la maledizione guadagnandomi così il suo amore?"chiese Kodachi d’un fiato.
    “Il morso che gli ho dato non è stato molto profondo, ma ciò non toglie che comunque quel ningen è molto forte” Toshio si toccò la ferita all’altezza della bocca “Abbiamo un conto in sospeso Saotome” mormorò tra i denti lo youkai ansioso come non mai di rimettere le mani addosso a quell’artista marziale.
    “Tornerò Al Plenilunio!” Una luce purpurea lo investì e in pochi secondi Toshio sparì, lasciando attonita la rosa nera *Tornerà per togliere la maledizione al mio Ranma* pensò estasiata la ragazza, ignara del fatto che l’unica cosa a cui mirava Toshio era battersi di nuovo con quel ningen, ma forse qualcun altro stava muovendo i fili di quell’intricata tela.
    Kodachi si rialzò con un sorriso diabolico che si dipinse sul suo volto. La sua folle mente, come per magia, aveva rimosso ciò che era accaduto la notte precedente e che nel suo giardino ci fosse a tomba di una vittima di un assassino. Ora ciò che contava era il suo Ranma.
    Aveva ritrovato la fiducia, ora le bastava attendere che il destino si compisse sulla sua rivale e riavere ciò che il fato le aveva predestinato. “Sarai mio. Si Ranma sarai mio. Solo MIO!!!.”

    Ranma giaceva addormentato sul suo futon con una pezza umida posata sulla sua fronte.
    Accanto a lui, appoggiata alla scrivania, c’era Akane che era rimasta a vegliare tutta la giornata il ragazzo.
    Il dottor Tofu era stato informato dell’accaduto ed era venuto subito.
    Tutti furono molto abili a non far incontrare il medico alle maggiore delle sorelle Tendo sapendo che le sue strampalate reazioni in quel momento non aiutavano.
    Dopo aver visitato Ranma accuratamente, Tofu era corso a casa in cerca di qualche libro che parlasse della maledizione e anche Obaba era stata interpellata data la sua saggezza millenaria.
    Un piccolo gemito fece destare Akane dal suo torpore momentaneo, la ragazza prontamente inumidì il panno nella bacinella accanto al letto e lo poggiò sulla fronte di Ranma.
    Un lieve sospiro fuoriuscì dalla bocca del ragazzo.
    “Ranma” Akane abbassò gli occhi e si mise le mani all’altezza delle tempie portandosi indietro i capelli blu corvini. “Perché quel mostro è venuto a cercarti, perché ti ha fatto questo??”
    Strinse gli occhi immaginando ancora una volta la scena della trasformazione di Ranma, le sue urla, i suoi occhi. Le era impossibile credere che tutto questo fosse la realtà. Si toccò il braccio ancora leggermente gonfio, Tofu le aveva applicato un pomata antidolorifica, ma… Avvertiva ancora il fastidioso bruciore della potente stretta di Ranma.
    Una mano le sfiorò la spalla facendola tornare alla realtà “Akane”
    La ragazza si girò e fissò Kasumi negli occhi, anche sua sorella maggiore aveva una voce molto stanca.
    Si alzò dalla sua postazione di scatto “Sono arrivati??’”
    La ragazza annuì poi con la coda dell’occhio guardò il ragazzo “Non preoccuparti, ci penso io a lui, se ci sono problemi ti chiamerò immediatamente”
    Lo sguardo di Akane si addolcì “Grazie” diede un ultima occhiata al ragazzo e uscì dalla stanza di corsa, scendendo le scale a due gradini alla volta, pensando che era un bene che fosse Kasumi a rimanere con Ranma, il dottor Tofu serviva lucido ora più che mai.

    La sala da pranzo era piena di persone, oltre ai soliti abitanti c’erano anche Obaba con Mousse e Shan-pu , e Ukyo. Il dottor Tofu stava disinfettando le ferite di Happosai , mentre Nabiki fasciava l’avambraccio a Ryoga.
    “Ahi, fai piano Nabiki” ringhiò Ryoga ritraendo il braccio.
    “Hei, non ti lamentare, ritieniti fortunato che non ti ho chiesto altri 3000 yen per bendarti, quindi vedi di strare buonino P-Chan!! ” disse assottigliando gli occhi vispi.
    Ryoga si colorò come un peperone e con rabbia le porse di nuovo il braccio “Succhia- soldi-a tradimento” disse tra i denti.
    Nabiki stava per replicare, ma Akane entrò nella stanza, guadagnandosi l’attenzione dei presenti.
    “Sta dormendo” disse stancamente precedendo le domande e accasciandosi su un cuscino verde.
    L’anziana amazzone si avvicinò a lei, camminando sul suo grande bastone di legno.
    Le diede una lunga occhiata poi arricciò le labbra. “Nabiki ci ha raccontato tutto del futuro marito”
    Sentenziò la vecchia scoccando alla secondogenita di casa Tendo un occhiataccia.
    Quelle informazioni le erano costato un occhio della testa.
    Ukyo si alzò di scatto “Ma come è potuto succedere?? Perché hanno fatto questo a Ran-chan?? E chi l’ha ridotto in quel modo??”
    Anche Shan-pu alimentò la foga di Ukyo “La spatolona ha lagione, pletendo una spiegazione. Nessuno di voi l’ha aiutato??”
    “Fi-ni-te-la” a parlare era stata Nabiki con voce cadenzante e apparentemente tranquilla, mentre finiva la medicazione, e senza degnarle di uno sguardo.
    Ukyo incrociò la braccia al petto “E tu che vuoi??”
    “Cos’è? I 10.000 yen che ti abbiamo dato non ti sono bastati a chiudere anche la tua boccaccia?” sentenziò Shan-pu acida.
    Nabiki si alzò molto lentamente senza perdere la sua solita calma e si avvicinò ad entrambe le ragazze.
    “Vi ho detto di finirla di fare le isteriche. Siamo tutti esausti e l’unica cosa che adesso ci serve sono due ochette starnazzanti, quindi Chiudete quel becco!!! ”
    La voce di Nabiki tradì una venatura di rabbia, mentre il suo sguardo irritò le due ragazze che stavano per ribattere quando, con una sola parola, Obaba le fermò sul nascere. “Non è il momento.”
    Senza fiatare si sedettero, scoccando però occhiate fulminanti a Nabiki che non si scompose minimamente. Quella sanguisuga però aveva ragione non era il momento delle scenate, al loro Ranma era capitato qualcosa, qualcosa di irreparabile.
    Il dottor Tofu, finito di medicare Happosai, frugò nella sua borsa in cerca di qualcosa.
    “Trovato” disse soddisfatto.
    Tutti si girarono a guardare l’uomo con in mano un libro antico.
    Lo aprì sfogliando alcune pagine ingiallite “Allora… secondo le vostre informazioni la divinità che ha attaccato Ranma si chiama Toshio” sfogliò qualche altro foglio e lesse “E uno Tsuki no youkai ovvero al divinità della luna dall’aspetto demoniaco, è un ookami-youkai spietato e crudele, un solo morso della bestia fa tramutare le vittime in lupi mannari assetati di sangue. Si narra anche che,una volta trasformati, le vittime perdessero la ragione e a pro di ciò uccidessero senza pietà, anche le persone a loro più care”
    Tutti trasalirono alle parole del dottore.
    “Volete dile che il mio Lanma potlebbe uccidelci??” disse tremante Shan-pu.
    Il dottor Tofu annuì “E’ un eventualità che non possiamo escludere, Ranma perderebbe il lume della ragione e i Kami solo sanno cosa potrebbe fare”
    Akane si avvicinò all’uomo “E ditemi dottore, c’è un modo per salvarlo??”
    Il volto di Tofu si scurì “No Akane-chan, qui non c’è scritto nulla su come annullare la maledizione”
    Una cappa di silenzio e di tensione si abbatté su tutto il gruppo, ma purtroppo per loro le sorprese non erano ancora finite.
    “C’è dell’altro!” disse Tofu quasi dispiaciuto di essere portatore di altre brutte notizie e nuovamente l’uomo fu al centro dell’attenzione di tutti.
    “Toshio è uno youkai molto potente, ma tuttavia nessun youkai può entrare nel nostro mondo di sua spontanea volontà. Esiste una barriera tra i nostri due mondi che non può essere infranta dalla potenza del demone, ma deve essere eseguito un rituale di sangue”
    “E con questo cosa vuole dirci dottore?” chiese Genma toccandosi il mento.
    “Che qualcuno l’ha evocato!!”
    A quelle parole Akane si alzò di scatto rovesciando il the sul tavolo, che si sparse per tutta la superficie lignea.
    “Cosa?? Qualcuno l’ha evocato??”
    Il dottore annuì nervosamente aggiustandosi gli occhiali “E, purtroppo per noi, se il demone è molto potente, come lo è Toshio, una volta oltrepassata la barriera, non ci impiegherà molto a capire come modificare le sue proprietà spazio-temporali e poter entrare e uscire dal nostro mondo liberamente.”
    “Oh Kami ma è terribile” esclamò Soun già in lacrime spuntando da dietro la spalla di Genma, mentre un alone di nervosismo scese su tutti gli astanti.
    “Ma chi può essere stato?” chiese Mousse toccandosi la guancia.
    “Beh Ranma è un ragazzo che ha molti nemici, non mi stupirei se fosse qualcuno di loro. Ma ora non è il momento di pensarci. L’unica cosa a cui dobbiamo pensare è che bisogna trovare subito una cura”
    Tofu e Obaba si scambiarono delle occhiate complici.
    L’anziana catturò l’interesse del gruppo alzandosi sul bastone.
    “Allora il piano è questo. Io e Tofu cercheremo di trovare un antidoto per la maledizione, ma vi avverto ragazzi potremmo impiegarci giorni, per cui l’unico problema è tener a bada Ranma fino a quel momento.
    Per quanto ne sappiamo la trasformazione avviene ogni cambiamento di fase lunare”
    “Fase lunare?” chiese un po’ disorientato Mousse grattandosi la testa.
    “Ogni mese ci sono quattro cambiamenti lunari. Si comincia con il novilunio al quale succede il primo quarto, si raggiunge l’apice con il plenilunio per finire con l’ultimo quarto. E’ un circolo che si ripete: al sopraggiungere di ogni nuova fase lunare avverrà la trasformazione di Ranma in Ookami e la maledizione si svilupperà parallelamente ad esse. Questo significa che durante il plenilunio, come la luna è al massimo del suo splendore, anche Ranma lo sarà della sua potenza e pericolosità e quindi possiamo supporre che, per lo stesso criterio, durante il novilunio la maledizione attraverserà la sua fase più debole e la trasformazione di Ranma potrebbe escludere la crescita degli artigli o del manto, ma questo non significa che in quello stato vada sottovalutato. E’ugualmente pericoloso, perderà il lume della ragione, sarà senza pietà e ucciderà chiunque abbia davanti, non importa chi e dubito che tutti noi insieme potremmo fermarlo. In un solo colpo ha fermato Happosai e Ryoga, due valenti combattenti”
    “E se usassimo dei sigilli??” chiese Ukyo colta da un improvviso lampo di genio.
    Obaba scosse la testa “La maledizione che grava su di lui è molto potente, dovremmo utilizzare dei sigilli altrettanto potenti, ma potrebbero ferire Ranma in modo serio”
    Nabiki si prese il mento fra il pollice e l’indice della mano, in posizione di riflessione e, per un istante, lei e Akane si fissarono negli occhi.
    “Obaba” Catturò l’attenzione della vecchia. “Hai detto che Ranma una volta trasformato potrebbe uccidere chiunque gli si pari davanti a prescindere di chi sia??”
    L’anziana annuì perplessa assottigliando i suoi grandi occhi “Si Nabiki, ma con questo cosa vuoi dire??”
    “Che Ranma ha avuto l’occasione di uccidermi, ma non l’ha fatto” A parlare era stata Akane che si era alzata in piedi di botto, ringraziando internamente sua sorella.
    *È più sveglia di quanto pensassi, brava neechan**!!* pensò Nabiki mettendosi comoda per assistere alla scena.
    Obaba fissò la giovane ragazza “Vuoi dire che Ranma non ti ha ucciso nonostante tu fossi in balia dei suoi istinti??”
    Akane annuì “Si Obaba è cosi” disse mostrando il braccio un po’ gonfio. “Ero completamente in balia della sua furia, ma nonostante tutto ha avuto delle reazioni quando urlavo il suo nome, e si è fermato quando ha visto le mie lacrime. Tutto ciò che mi ha fatto è stato questo livido.”
    Si prese una pausa di silenzio toccandosi il braccio. Al solo contatto le vennero di nuovo i brividi ripensando a ciò che era accaduto solo qualche ora prima, poi alzò lo sguardo deciso.
    “Sarò io a prendermi cura di lui nell’attesa delle vostre ricerche!!”
    Ukyo e Shan-pu si alzarono all’unisono contrariate da quella decisione.
    “Ma neanche per sogno, non ti lascerò da sola con il mio Ran-chan!! Il fatto che lui ti abbia risparmiato non vuol dire nulla, forse l’alba era tanto vicina da attenuare la sua furia”
    “Sono d’accoldo con la lagazza spatola, tu vuoi salvallo solo per lendelti bella ai suoi occhi. Chissà pel poi licattallo a sposalti. ”
    “No cocchetta con noi non attacca!!”

    Akane rimase impietrita sentendo quelle accuse piombarle addosso come pioggia incandescente. Come potevano quelle due in un momento del genere pensare a quelle cose? Ricatti e matrimoni?
    Sentì qualcosa dentro di lei crescere. Le sue spalle tremarono mentre strinse i denti. Era stremata, era stanca, era dannatamente nervosa e questa sembrava una buona occasione, anzi più che buona, per sfogarsi.
    “Come osate” i suoi occhi erano coperti dalla frangetta, la sua voce era un bisbiglio rabbioso, ma che ugualmente tutti sentirono.
    “Come osate! Come vi permettete di dire quelle cose. Io, io…IO NON SONO COME VOI!!
    IO NON USO SORTILEGI, NON USO INGANNI E TRUCCHI PER FAR MIO UN RAGAZZO CONTRO LA SUA VOLONTA’” Akane esplose in tutta la sua collera, urlò con quanto fiato aveva in gola. Avevano passato il limite e tutti rimasero allibiti dalla sua sfuriata.
    “MA VI SIETE SENTITE?? PRIMA DI PARLARE DI ME E DI GIUDICARMI, FATEMI UN ESAME DI COSCIENZA. SE VERAMENTE TENETE ALLA VITA DEL RAGAZZO CHE DITE DI AMARE FATEVI DA PARTE, FATEVI DA PARTE…
    ….e fate provare me” le ultime parole furono appena sussurrate in un bisbiglio.
    “Vi prego, vi prego lasciate che lo aiuti. Vi prego!! Io non posso, non posso lasciarlo in balia di se stesso, non posso perderlo” la voce di Akane si incrinò mentre piccole stille le rigavano il volto teso e contratto.
    Ryoga giurò a se stesso di aver sentito un crack all’altezza del cuore, era stato in silenzio per tutta la serata ascoltando la discussione, ma ora come ora quello che voleva fare era fuggire da quella casa, fuggire da lei, dalle sua parole che nascondevano una confessione intrinseca ma ugualmente palese *Akane* strinse la mano appoggiata sul ginocchio da dove fuoriuscirono piccole scintille rosse.
    Nabiki si avvicinò alla sorella leggermente nervosa, non voleva che la vedessero in quello stato, era una soddisfazione che non dovevano avere.
    Fece avvicinare il volto di Akane al suo collo sfiorando le sue gote.
    “Non dormi da ore sorellina, sei stata tutto il giorno a vegliare su Ranma. Sarai stanca”
    Le accarezzò i capelli setosi senza rendersi conto che la sua voce aveva assunto il tono delicato di Kasumi.
    “Non ti preoccupare non lo perderai e riusciremo a salvarlo. Su, ti porto di sopra, hai bisogno di dormire. Kasumi più tardi ti porterà una bella tisana fumante.”
    Nabiki si avviò verso la porta sorreggendo per le spalle un Akane ancora tremante, ma prima di varcare l’uscio si fermò e decise di togliersi un sassolino dalla scarpa.
    “Dovremmo prendere esempio da mia sorella.” Rise amaramente voltandosi verso Ukyo e Shan-pu.
    “Voi due siete come me, siamo delle ciniche opportuniste che sfruttano ogni occasione per un tornaconto personale, voi per farvi sposare e io con il denaro, ma lei no.” Fissò la sorella .
    “Lei ha avuto molto coraggio nel dire quelle cose e prima di sparare sentenze a caso, pensate che Ranma è un essere umano con dei sentimenti, e non un trofeo in un assurda gara tra quattro ragazzette. E’ l’ora di crescere cocchette ” *E questo forse dovrebbe valere anche per me!*
    Così dicendo Nabiki portò Akane in camera sua.
    Ukyo e Shan-pu non parlarono, rimanendo impietrite da ciò che le due sorelle Tendo avevano detto. Ribollivano di rabbia e di frustrazione. Il non essere prime donne e il non potere far nulla per Ranma le rese tese come corde di violino.
    Obaba, decidendo di non commentare la scena appena avvenuta, si avvicinò al calendario osservandolo attentamente. Prese un pennarello rosso dal ripiano nell’angolo e cerchiò quattro numeri.
    “Tra quattro notti dovrebbe avvenire un cambiamento di fase lunare. Secondo i miei conti, sarà una notte di novilunio e la potenza del futuro marito dovrebbe assopirsi un po’ ”
    L’anziana rifletté qualche minuto poi emise la sua sentenza.
    “Facciamo provare Akane E’ l’unica carta che possiamo giocare in questo momento.
    Un ultima cosa…” disse voltandosi prima che qualcuno potesse obbiettare. Ryoga si risedette a braccia conserte fumante di nervosismo “ …Ranma non dovrà sapere nulla di questa storia. Conoscendolo, se venisse a conoscenza delle sue trasformazione non esiterebbe a scappare lontano da noi per evitare di farci qualcosa e questo è un male.
    Potrebbe ferire altre persone o perfino se stesso. Dobbiamo impedirlo”
    “Ma Obaba, sei sicura che Ranma non ricorderà nulla della notte scorsa?” Domandò Mousse avvicinandosi all’amazzone.
    L’anziana annuì richiudendo il pennarello. “La trasformazione assopisce la parte razionale di Ranma e dubito fortemente che si possa ricordare di tutto questo. Si sentirà confuso e disorientato, questo si, ma non credo sia un problema insormontabile, troveremo una soluzione!”
    “Hai già pensato a cosa raccontargli di Toshio e del morso??” chiese il cinese chinandosi sulle ginocchia e fissando un antico vaso bianco dai disegni verde smeraldo credendo di parlare con la vecchia.
    Obaba fissò il giovane e scosse la testa in segno di esasperazione. Quel ragazzo era davvero una talpa! Che cosa aveva fatto di male per meritare un discepolo come lui!
    Ma non era quello il momento. Si girò verso i presenti tirando per una manica Mousse in modo da voltarlo verso gli altri e zittendo le sue parole con pugno sulla testa. “Ahia, ma cos…??”
    Obaba con voce decisa disse.
    "Diremo a Ranma che Toshio l’ha avvelenato. Azzannandolo ha fatto penetrare nel suo corpo un veleno molto potente e letale. Gli spiegheremo che ha rischiato la vita, ma fortunatamente il dottor Tofu con la sua sapienza medica ha saputo trovare un antidoto e che gliel’ha somministrato in tempo. Se accuserà disorientamento e confusione Tofu gli dirà che sono degli effetti collaterali del veleno ”
    La storia dell’anziana non faceva una grinza.
    “Complimenti Cologne, la tua astuzia non è affatto diminuita nel corso dei secoli, ma mi sorge un dubbio: la maledizione di Toshio non interferirà con quello di Yunseko?? Ranma potrebbe accorgersene”
    Alla domanda rispose prontamente il dottor Tofu “Beh, durante la visita ho bagnato Ranma con dell’acqua fredda più volte e ogni volta si trasformava in ragazza normalmente. Credo che per adesso non vi sia interferenza tra le due maledizioni, ma dobbiamo stare attenti ad ogni minimo cambiamento della trasformazione. Intanto Obaba contatterò qualcuno esperto in questo campo, chissà che forse non possa darci una mano in questa brutta storia ”
    Obaba annuì poi si girò verso l’amico “Happy, dovrai darci una mano anche tu. Bisogna setacciare ogni libro antico in nostro possesso”
    Tutti assentirono alle parole di Tofu e Obaba.
    "Bene, è meglio andare. Ci incontreremo qui fra quattro giorni. Mi raccomando massima segretezza, continueremo come se non fosse successo nulla.”
    Ryoga strinse la mano a pugno *Akane* avrebbe preferito morire per far si la vita della sua amata non fosse in pericolo. Si sentiva con le mani legate e la frustrazione si impadronì di lui.
    Un bello shishi hoko dan non ci sarebbe stato male in quel momento, almeno quel che rimaneva del suo cuore si sarebbe alleggerito un po’.
    Una pacca dietro la schiena lo ridestò “E’ lei dottore”
    Tofu gli sorrise “Ryoga stai tranquillo, andrà tutto per il meglio. In questi giorni sarai mio ospite. Abbiamo bisogno di un forte combattente come te”
    “L’importante che non esca di casa Ryoga” schernì Mousse guadagnandosi una potente gomitata da Ryoga “Gra-grazie dottore. ” disse imbarazzato.
    Era vero che quell’uomo non aveva tutte le rotelle fuori posto quando c’era Kasumi, ma almeno lo aveva un po’ confortato e inoltre era stato molo gentile a invitarlo a casa sua cercando di non menzionare il vero motivo del suo invito: il suo pessimo senso dell’orientamento.
    La casa a poco a poco si svuotò nel silenzio più assoluto.

    Quella sera molte persone non riuscirono a prendere sonno. Rabbia e frustrazione aleggiavano nelle menti nervose di tutti.
    Akane ancora una volta vegliò su Ranma. Il ragazzo sembrava sereno e stava riprendendo di nuovo il suo colorito naturale.
    Russava lievemente, con la bocca spalancata e un’espressione rilassata dipinta sul volto.
    Akane gli posò la mano sulla fronte, il suo sguardo era deciso.
    *Ti salverò Ranma. A costo di farmi spaccare tutte le ossa io riuscirò a liberarti da questa maledizione, perchè io, perché io,io, io ti … *
    Un leggero russare, un po’ più acuto, destò Akane dai suoi pensieri e inaspettatamente le sue guance avvamparono.
    Sorrise imbarazzata, scacciando gli ultimi pensieri. “Meglio che vada a dormire”
    Ma prima di andare, avvicinò il suo volto alla guancia di Ranma e gli diede un piccolo bacio.
    “Buonanotte baka.”
    Si diresse in camera sua in punta di piedi, giurando di aver visto una velatura un po’ più rosata sulle gote di Ranma.

    CONTINUA

    Neechan :sorellina.

    Edited by Babirox25 - 6/3/2009, 19:35
     
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    Capitolo 9

    AMORE E ISTINTO

    I PARTE

    L’attesa



    Kasumi quel giorno si alzò mattiniera come al solito, raccolse i capelli castani nella sua solita coda morbida che cadeva da un lato della spalla e si sistemò il grembiule rosa con l’orletto di pizzo. Andò come di consueto in cucina, il suo regno, dove iniziò a organizzare la colazione per altri abitanti della casa ancora tra le braccia di Morfeo. Preparò la pentola per il riso canticchiando fra sé e sé una canzoncina con il suo abituale e invidiabile buon umore.
    Più tardi il suono grave del timer la avvertì che i biscotti farciti alla ciliegia erano pronti.
    Senza scottarsi li prese dalla piastra con un guantone da forno e li mise in una deliziosa scodella.
    Li portò su un vassoio di legno insieme a degli squisiti Takoyaki** dal colore bruno-dorato nella sala da pranzo dove aprì le ante della credenza ben fornita e tirò fuori le vettovaglie e le scodelle da riso.
    Stava sistemando la tavola, mettendo il solito servizio da thè, quando il suo sguardo si posò sul calendario affisso al muro. La ragazza sospirò, perdendo per qualche momento il suo sorriso.
    Lasciò la tavola ancora incompleta e si avvicinò alla parete stringendosi i gomiti.
    Sollevò lo stampato iniziale color ocra del calendario e sfiorò con due dita la pagina bianca sottostante sulla quale erano riportate due colonne di numeri in nero. Quattro di questi numeri, ossia quattro giorni, erano stati cerchiati con un pennarello in rosso e la data di quel giorno era uno di essi.
    *Akane* Kasumi congiunse le mani assorta nei suoi pensieri rivolti alla sorella più piccola.
    Quella notte sarebbe avvenuta la trasformazione di Ranma, la prima dopo la venuta di Toshio, e Akane sarebbe stata lì per fermarlo, anche a costo di farsi lei stessa del male.
    *Eppure a me sembra tutto così normale* pensò la maggiore delle sorelle Tendo con sguardo ingenuo portandosi una mano sulla gota liscia.
    Infatti Ranma, dopo il suo risveglio, aveva fatto mille domande e cercato mille spiegazione per sapere cosa fosse successo, dato che lui ricordava pochissimo di quel “dannato youkai”
    Fu persuaso dalla convincente storia architettata da Obaba che gli raccontò come, tramite il morso, i cui segni erano visibili sbiaditamente, Toshio gli avesse iniettato un veleno mortale, ma che, prontamente e fortunatamente, era stato debellato dal suo corpo dalla sapienza medica del dottor Tofu grazie ad un antico rimedio cinese.
    Ma nonostante sembrasse aver accettato la spiegazione, Ranma mostrava molte perplessità e più volte aveva cercato di indurre l’amazzone a cadere in contraddizione, senza però ottenere il risultato sperato, dato che Obaba aveva sempre delle risposte più che convincenti. La vecchiaccia era molto astuta. Così Ranma finì col crede alla storia propinatagli nonostante alcuni dubbi continuassero a tormentarlo e ritornò alla solita frenetica vita quotidiana costellata dalle continue, consuete e odiate trasformazioni in ragazza, dove nessuno notò cambiamenti tali da poter far insospettire il giovane Saotome.
    L’acuto fischio della teiera destò la dolce Kasumi dai suoi pensieri facendola scuotere impercettibilmente la testa.
    “O Kami-sama l’acqua!” disse Kasumi ritornata alla realtà e portandosi entrambi le mani al viso.
    Prontamente andò in cucina e spense il fuoco girando la manopola vicino ai fornelli.
    “Appena in tempo” si disse in un sospiro di sollievo. Prese la teiera e svuotò il suo contenuto in un termos rosso, dove vi erano foglie di the verde.
    Stava preparando le tazze quando sentì qualcuno allenarsi in giardino e sapeva chi fosse.
    Andò alla finestra scostando le tendine. Sospirò e rimase li un po’ di tempo a fissare la persona che stava facendo allenamento, poi prese dal frigo una brocca di acqua fresca mettendone un po’ in un bicchiere. Controllò che tutto in cucina fosse a posto e uscì dalla porta sul retro.


    Akane stiracchiò le spalle intrecciando i palmi all’insù, poi con forza strinse a due mani l’obi del suo ji e si rimise davanti alla pila di mattoni inginocchiata.
    Tirò un respiro profondo, chiuse gli occhi per concentrarsi e assestò un micidiale pugno seguito da un deciso urlo per aiutarsi a dare la carica.
    I mattoni al contatto con le nocche di Akane si frantumarono di colpo alzando un piccolo velo di polvere.
    Ansimò per qualche secondo inspirando profondamente, poi alzò la testa soddisfatta.
    “Bene, cosi può bastare” disse mentre si asciugava la fronte un asciugamano color pesca e guardando il mucchio di mattoni che precedentemente aveva spaccato. Si sentiva carica al punto giusto e piena di forza.
    “Akane!!”
    La ragazza si girò nel sentirsi chiamare e trovò dinnanzi a lei la sorella Kasumi che le porse un bicchiere d’acqua fresca regalandole un sorriso radioso. “Tieni, avrai sete!”
    “Grazie Kasumi” disse Akane sorridendo di rimando e bevendo il liquido tutto d’un sorso avidamente “Ah! Ne avevo proprio bisogno!” esclamò con sollievo voltando la testa al bellissimo cielo azzurro e terso.
    Kasumi la fissò e di colpo si lasciò travolgere da brutti pensieri che invadevano la sua mente da qualche giorno. Aveva paura, tanta paura per sua sorella!! Così abbassò lo sguardo assottigliando i suoi caldi occhi castani e congiunse le mani al petto stringendosi il grembiule.
    Quei semplici gesti richiamarono l’attenzione di Akane che si voltò fissando la sorella con una punta di panico.
    “Kasumi? Kasumi ti senti bene?” Chiese cingendole le spalle e scuotendola delicatamente.
    La ragazza più grande, colta da un forte istinto materno, improvvisamente prese fra le sue mani quelle di un Akane perplessa che allontanò il volto sbattendo le palpebre.
    “Neechan ti prego, sta attenta” la voce di Kasumi era così amorevole e rassicurante, ma un tono di preoccupazione traspariva da essa così come lo scintillio dei suoi occhi lucidi che a stento trattenevano le lacrime.
    Il volto di Akane si addolcì capendo cosa angosciava la sorella “Oh Kasumi-chan!!Tranquilla me la caverò, sono sicura di potercela fare, io…”
    Si prese alcuni secondi di riflessione, girando il capo verso sinistra, per formulare quella frase che le costava parecchio, poi Akane si decise a dire ciò che l’aveva tormentata tutta la notte impedendole di dormire. Alzò il volto deciso e costrinse con lo sguardo Kasumi a guardarla negli occhi. A quel gesto la più grande delle sorella tremò internamente.
    “Kasumi mi devi fare una promessa” La voce forte e intensa di Akane le arrivò ai timpani come un campanello di allarme.
    “Una promessa??” ripeté la maggiore con un cipiglio sbigottito.
    “Si, una promessa che ti chiedo di onorare nel nome… nel nome della nostra povera madre”
    Il cuore le si strinse in una morsa, sapendo di averti tirato un colpo basso alla sorella.
    Kasumi sussultò impercettibilmente nell’udire le parole di Akane sulla madre.
    Anche lei una volta volle una promessa del genere da Akane. Le promise di non picchiare più i ragazzi e Kasumi la fece giurare sul ricordo della madre.
    Sapeva quanto fosse prezioso il ricordo della loro mamma sia per lei sia per Akane e anche per Nabiki, dunque, per nominarla, la faccenda doveva essere molto, ma molto seria.
    Deglutì asserendo con il capo. “Ti ascolto, va avanti”
    Akane aspettò qualche secondo poi con voce ferma disse “Stanotte voglio che tu e gli altri rimaniate dal dottor Tofu. In casa dovremmo rimanere solo io e Ranma.
    Kasumi trasalì lasciando di nuovo che la sensazione di sconforto le trasparisse dal viso “Ma Akane, cosa stai dicendo?? Ranma, Ranma potrebbe…”
    “NO Kasumi” la voce di Akane era stranamente serena “Ranma non mi potrebbe mai far del male, di questo ne sono più che sicura, ma c’è la possibilità che io non riesca a fermarlo, e se questo dovesse accadere voglio che voi stiate il più lontano possibile. Mi sentirei anche più tranquilla sapendovi al sicuro e darei il massimo nel compito che mi aspetta.”
    Strinse ancora di più le mani della sorella cercando di non farle male.
    “Promettimelo Kasumi, ti prego, per me è importante, promettimelo!”
    Kasumi abbassò lo sguardo intimidita dall’espressione intensa e tranquilla della sorella. Sin da piccola Akane era sempre stata una bambina testarda e determinata e sapeva che una volta presa la sua decisione, nulla le avrebbe fatto cambiare idea. Sospirò triste arrendendosi all’evidenza e ingoiando lacrime amare.
    “Te lo prometto Akane” sussurrò trattenendo un singhiozzo “Te lo prometto sul nome di mamma”
    Akane le accarezzò i capelli, grata alla sorella di aver compreso, sapeva quanta fatica le costava.
    Si abbracciarono affettuosamente “Grazie nee-chan”


    Il giorno passò velocemente, il tramonto era all’orizzonte, e in cielo si poteva scorgere la prima stella del vespro.
    Quella sera a casa Tendo si mangiò insolitamente presto. A Kasumi fu dato l’ordine di sedare Ranma con delle erbe medicinali cinesi fornitale da Obaba.
    Preparò dell’oden e nel piatto di Ranma mise alcune di queste erbe tritate.
    Furbamente Happosai lo stuzzicò, sventolandogli davanti un reggiseno di pizzo bianco imbottito. “Dai Ranma, perchè non ti trasformi e fai vedere al tuo maestro come stai con il mio zuccherino! Se vuoi te lo regalo!”
    Come previsto Ranma si arrabbiò dandogli del maniaco e urlandogli contro che lui era un uomo.
    "Dannato Vecchiaccio, io sono un uomo.”
    Combatterono per qualche minuto in giardino tra le bombe di muffa del vecchio Happosai, fin quando nel trambusto Ranma non si bloccò di scatto. “Vieni qui dannat…”
    Cadde al suolo addormentato prima di poter assestare un pugno a quel vecchiaccio. Sarebbe stato buono per un po’.
    Happosai si posò sulla schiena di Ranma e mettendosi due dita in bocca fischiò per tre volte.
    Dopo qualche secondo Ryoga e Mousse uscirono da fuori un cespuglio si rose vicino all’albero del laghetto
    “Era ora che quell’imbecille si addormentasse, un altro poco e mi veniva l’orticaria” disse Mousse toccandosi nervosamente i capelli arruffati e annodati dai quali spiccavano rametti spinosi del pruno.
    “Muoviti oca!!” lo canzonò Ryoga precedendolo e dirigendosi verso il dojo con Mousse che lo seguì caricandosi sulle spalle la statua di pietra in giardino “Ma è ingrassato Ranma o sbaglio??”
    Tra l’esasperazione di Obaba, che arrivò in quel momento insieme a Shan-pu e Ukyo, e le mazzate di Happosai contro i due ragazzi, finalmente portarono Ranma nella sua camera e lo incatenarono al letto con spesse corde.
    “Cosi dovrebbe andare” disse Mousse tirando le due estremità della corda.
    Ryoga controllò che tutti i nodi fossero ben saldi, ma la sua espressione era assente, nella sua mente l’immagine della sua amata.
    *Akane* un forte senso di inquietudine lo perseguitava dalla sera della trasformazione, forse aveva sbagliato ad assecondare quel piano folle.
    Mousse gli picchiettò la spalla “Andiamo giù dagli altri Ryoga. Qui abbiamo finito”
    Il ragazzo annuì senza guardarlo ed entrambi scesero silenziosamente nella sala principale, dopo che per ben due volte Ryoga aveva imboccato la strada del bagno e del ripostiglio e tra i lamenti di Mousse che sbatté violentemente contro il muro.


    Tutti erano seduti intono al tavolo di legno in fremente attesa.
    Ryoga e Mousse entrarono e si sedettero uno vicino al muro e all’altro a fianco a Shan-pu. “Pelchè ci avete messo tanto?” chiese sottovoce la cinesina notando una linea leggermente rossa sul viso di Mousse. “Ehm…”
    “L’avete legato bene?” interruppe Happosai.
    “Sì, i nodi sono ben stretti. Lo terrà a bada per un bel pò” disse Mousse staccando lo sguardo da Shan-pu e assentendo con la testa. Ryoga non rispose e tenne lo sguardo basso.
    Akane si alzò in piedi “Obaba, Kasumi ti ha riferito ciò che le ho detto stamattina??”
    L’anziana amazzone annuì chiudendo gli occhi “Sì, sono stata in cucina con Kasumi fino ad ora e mi ha parlato della tua decisione”
    “Ebbene?” l’espressione di Akane era tesa come una coda di violino. “Cosa ne pensi?”
    “Anche se io lo considero un gesto sconsiderato da parte tua, devo ammettere che non hai tutti i torti e ho deciso: stanotte andremo tutti da Tofu e in casa resterete solo tu e Ranma”
    Soun iniziò a piangere urlando parole biascicate, mentre Ryoga sbatté i pugni sul tavolo alzandosi di botto.
    “Che cosa?? Ma vi siete bevuti il cervello tutti quanti??Io non vado a casa di Tofu lasciando Akane qui da sola. A costo di incatenarmi qui anch’io, non permetterò che affronti da sola quella bestia. ”
    Akane gli mise la mano sul braccio affettuosamente facendolo avvampare “Ak-Akan…” La sua foga si dissolse in un istante.
    “Ti ringrazio Ryoga per preoccuparti così tanto per me. Sei davvero un ragazzo d’oro”
    Improvvisamente il tono si inasprì quasi inconsapevolmente.
    “Ma quella bestia è Ranma… il nostro Ranma! E sono sicura che non mi farà del male, ma non voglio correre rischi con voi in casa. Potrebbe innervosirsi vedendoci tutti qui. Ryoga ti prego abbi fiducia in me. E’ l’unica cosa che ti chiedo.”
    La determinazione di Akane disarmò Ryoga che si sedette frustrato trattenendo una depressione colossale.
    “E sia Akane!! Se lo desideri tanto andremo da Tofu”
    La ragazza si sedette accanto a lui.
    “Grazie Ryoga!” esclamò dolce.
    “Ho trovato!!” disse il dottor Tofu battendo il pugno sul palmo della sua mano.
    Iniziò a frugare nella sua borsa attirando la curiosità e la perplessità dei presenti.
    “Ma dove li ho messi. Eppure ero sicuro di averli lasciati in questa tasca…mmm….Ah eccoli” disse entusiasta. Tirò fuori dalla borsa un mazzettino di foglietti di carta bianca con su scritto qualcosa. -Hairu- (contenere)
    “Dei sigilli!!” esclamò Shan-pu.
    Tofu annuì “ Esattamente. Bisogna porre ciascuno di questi sigilli su ogni porta e finestra della casa. Se Ranma tenta di scappare, questi lo bloccheranno temporaneamente e appena varcherà l’uscio i sigilli bruceranno”
    “E se dovesse succedere, noi come faremmo a saperlo?”chiese Ukyo incrociando le braccia al petto.
    Tofu sorrise ed estrasse dal mazzo un sigillo con su scritto -kwansatsu gan (occhio osservatore)-
    “Questo lo terremo da me. Se anche uno solo dei sigilli verrà distrutto automaticamente anche questo brucerà e sarà il segnale che dovremmo intervenire”
    Con questa frase gli animi furono placati, anche Ryoga si sentì lievemente più tranquillo scoccando un’occhiata di gratitudine al dottore.
    “Che ne dici Akane, per te va bene??” guardando la giovane.
    “Certo dottore, ma vi chiedo di intervenire qualora il kwansatsu gan si bruci completamente.
    Fino a quel momento vi prego di aspettare e di aver fiducia in me”
    Nessuno obbiettò.


    La sera calò presto. Il dottor Tofu, aiutato dal gruppo di ragazzi, sparse i sigilli su tutte le vie di fuga della casa, mentre Happosai e Obaba li attivavano con una un’antica formula magica.
    In meno di un ora si ritrovarono tutti al piano di sopra davanti alla stanza di Ranma nel corridoio semi illuminato.
    Akane guardò uno per uno le persone che le stavano di fronte. Sentimenti contrastanti la invasero.
    Aveva paura che quella fosse l’ultima volta che li avrebbe visti. Scosse la testa impercettibilmente *Akane, andiamo!!! Cosa vado a pensare* chiuse gli occhi per riprendere il controllo poi li riaprì.
    “Abbiate fiducia” furono le sue uniche parole.
    Nabiki e Kasumi abbracciarono la sorella. Parole di conforto e di speranza echeggiavano nelle orecchie di Akane. “Sta attenta Akane” “Ti prego sii prudente”
    “Andate ora” disse freddamente *Non è un addio. Maledizione non è un addio*
    Il gruppo se ne andò. Ryoga non ebbe il coraggio di salutarla e si limitò a fissarla da lontano.
    Soun fu trascinato fuori da Genma mentre era ancora preda di uno dei suoi soliti attacchi di pianto isterico. “La mia bambinaaaaa!!! O figliola stai attentaaaaaaa!!Genma come faremoooo!”
    “Dottor Tofu?” l’uomo si fermò girandosi verso Akane che con volto serio disse “Vi prego badate voi alle mie sorelle e a mio padre. In questo momento siete l’unica persona su cui posso fare affidamento. So che con voi saranno al sicuro”
    Tofu le sorrise “Stai attenta Akane! Se hai problemi, sfonda la prima finestra che trovi. Verremo da te di corsa”
    Cosi dicendo se ne andò anche lui. Akane li vide allontanarsi dai finestroni del corridoio. Li seguì con lo sguardo mentre uscirono dal portone e si diressero verso lo studio di Tofu.
    Ridacchiò un pò nel vedere il dottore mutare il suo atteggiamento e saltellare come un matto alla vista di Kasumi. Quando furono distante l’espressione di Akane si rabbuiò e un leggero brivido le fece tremare le gambe.
    Ora in casa era rimasta davvero da sola.
    Un sinistro cigolio all’interno della camera la fece sussultare.
    Tirò un profondo sospiro, si girò *A noi due Ranma*

    CONTINUA


    Vocabolario (By wikipedia ^_^)
    I Takoyaki sono polpettine di polipo tipiche della cucina popolare di Osaka. Il nome deriva da Tako="polipo" e Yaki="alla griglia".. Quando sono cotti diventano come una palla dal colore dorato- bruno, e si mangiano con la salsa per takoyaki (dal sapore dolciastro, che assomiglia un po' alla salsa per l'okonomiyaki) e aonori (polvere di alga).



     
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