Can you hear me? [no Ranma]

Sousei no Aquarion

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. **InUNoE92**
     
    .

    User deleted


    Can You Hear Me?
    Serie: Sousei no Aquarion [In italia solo Aquarion.]
    Genere/i: Malinconico, romantico [?]
    Raiting: Verde
    Tipologia: One Shot
    Pg: Apollonyus, Celiane / Silvia
    Pairing: Silvia / Apollo; Apollonyus / Celiane


    Note: Nella speranza che qualcuno/a conosca Aquarion la posto. XD



    Le foglie frusciarono lente, mosse da un caldo vento, sembravano quasi il fruscio distante di stormi di uccelli che volavano frenetici ricercando il calore del sole.
    Il Sole.
    Taiyou.
    Echi distanti.
    Ricordi dimenticati.
    Minacce coperte dal fruscio delle ali.
    Le ali...
    Giaceva bocconi, crocefisso al pari di un cristo infranto e distrutto.
    Fissava il suolo senza vederlo veramente, gli occhi d’ambra ripercorrevano momenti e ricordi intessuti di risate e dell’immagine onnipresente di lei.
    L’urlo squarciò il silenzio. Gli occhi d’ambra si alzarono oscurati dall’ombra di un presentimento.
    Lei… era lì!
    Come poteva se fino a pochi istanti prima popolava i ricordi più belli della sua intera esistenza?
    La strattonarono con forza. Un ringhio trattenuto a stento, uscì dalle sue labbra così perfette da ferire gli occhi umani.
    L’azzurro degli occhi di lei incontrò l’oro turbolento in quelli di lui.
    La falce si sollevò e mai fu così simile a quella in possesso dell’oscuro angelo chiamato Morte; luccicò al sole per un attimo al pari di una gemma preziosa ma mai più letale di così.
    Sorrise.
    Continuava a guardarlo , la sciocca umana, era felice ,dopotutto, l’aveva rivisto.
    Chiuse gli occhi liberandoli dall’immagine di lui, e si protesse il corpo con le braccia, futile barriera contro la morte incalzante.
    Dolore.
    Bruciante
    Persistente.
    Gocce di sangue caddero. Una, due, tre.
    Rapidamente perse il conto.
    Rapidamente il sangue gocciolò più velocemente, come lacrime.
    E sembrava quasi piangessero quelle ali pateticamente crocefisse.
    Gocciolava anche il braccio, che aveva ricevuto la pena per aver salvato dalla morte l’incauta umana, ma erano lacrime di gioia le sue.
    Il volto teso, dell’angelo che tradì, celava il dolore per la perduta gioia del volo ma osservò , invece, quello dell’umana ai suoi piedi, le braccia avvolte attorno al corpo in un ultimo e patetico gesto di difesa. Tremava impercettibilmente all’ombra dell’angelo.
    Le braccia sciolsero il corpo da quell’abbraccio ormai inutile e, l’azzurro purissimo, si fuse nuovamente con il torbido oro ,che, un sorriso fugace, fece accendere come fuoco vivo.
    Urla sconvolte e atterrite squarciarono di nuovo il silenzio e s’innalzarono in alto a proclamare il loro dissenso, il loro disgusto per quella scena senza senso, per quel sacrificio così inutile compiuto per un essere così rivoltante.
    Ma il sorriso restò immutato.

    Ricordi velati di dolore e sangue, di morte e di amore continuavano frenetici la loro lotta nella mente della ragazza.
    Risate, Pianti, Dolore, e Gioia si rincorrevano come in una giostra bestiale e senza senso ma riempivano il vuoto.
    Quell’enorme vuoto, creato da quegli occhi d’ambra tristi e sinceri, -identici in tutto a quelli di tanti secoli prima-, che avevano scavato con la loro ardente fiamma un’eterna ed indistruttibile piaga dolce amara, che continuava a gocciolare sangue, in ricordo di quelle ali spezzate.
    In ricordo di quella prova d’amore infinito.
    E’ triste rendersi conto di come la storia si ripeta, di come vicende analoghe abbiamo lo stesso epilogo.
    E’ triste ed inevitabile far nuovamente i conti con quella piaga sanguinante, inflitta da quegli occhi così belli.
    Nei momenti più tristi, aveva sempre creduto che lui potesse sentirla, che potesse aiutarla con quel suo calore infinto, che con la vampa ardente dei suoi occhi di fuoco potesse aiutarla a rialzarsi dalla polvere.
    L’aveva creduto.
    Ma il vuoto non era mai scomparso, la ferita mai rimarginata, il sangue non si era mai fermato; e continuava a gocciolare da quelle ali crocefisse.
    Lui non c’era. Non c’era più.
    Poteva sentirla?
    No.
    Cadde a terra come un burattino privato dai fili che prima sorreggevano e guidavano ogni suo movimento.
    Cadde come un fantoccio, senza più la forza di alzarsi. Senza più la forza di piangere.
    Le lacrime,ormai, le aveva esaurite il tempo.
    Guardò il cielo.
    C’era il sole.
    Il Sole…
    Era riuscito a splendere ed a farsi spazio tra le nuvole ora brillava intenso, come fuoco vivo, come brace sempre ardente come perenne fiamma, come…i suoi occhi.
    ‘Puoi sentirmi?’
    Lo sussurrò piano, senza voce e senza speranza.
    E foglie frusciarono lente, mosse da un caldo vento, sembravano quasi il fruscio distante di stormi di uccelli che volavano frenetici ricercando il calore del sole.

    E quello stesso vento caldo le carezzò le guance candide, spazzando via ,con un’energica carezza fatta di calore, le lacrime che erano cadute, nonostante la certezza di lei di averle terminate tutte.


    Fin.

    Can You Hear Me?
     
    Top
    .
0 replies since 4/5/2009, 17:12   53 views
  Share  
.